La docente Simeone chiama al dovere… della speranza

La docente Simeone chiama al dovere… della speranza
Sarà presentata mercoledì 29 novembre alla “Sala Vergineo” del Museo del Sannio l’ultima fatica letteraria di Teresa Simeone, riflessione politico-filosofica su natura, utopia e smartphonecrazia

simeone

Si terrà mercoledì 29 dicembre, con il patrocinio morale della Provincia di Benevento, la presentazione del libro “Il dovere della speranza” di Teresa Simeone, docente di filosofia al Liceo “Giannone” di Benevento, edito da Aletti. Appuntamento alle 17.30 alla “Sala G. Vergineo” del Museo del Sannio con l’autrice, lo scrittore Raffaele Matarazzo, il docente di sociologia dell’Università del Sannio Francesco Vespasiano e il giornalista Carlo Panella che modererà il confronto.
Al centro del dibattito il valore della speranza come impegno civico e tensione fondamentale dell’esistenza a migliorarsi. Un dovere verso sé stessi e soprattutto verso le nuove generazioni, preda di cinismo e disincanto: il futuro appare incerto, problematico, addirittura nullificato da eventi che hanno messo in crisi i valori tradizionali senza proporre paradigmi alternativi. Attraverso l’analisi di grandi opere che hanno segnato il secolo breve, in particolare dei romanzi distopici di Zamjatin, Orwell e Huxley, il saggio di Simeone ripercorre il dibattito che ha affaticato la cultura contemporanea, critica nello smascherare il volto totalitaristico dei progetti utopici e impotente nell’assistere al crollo delle grandi costruzioni ideali.
Proteso verso un modello ideale che sia valido per tutti, l’utopista getta le basi di una società fondata su conformismo e omologazione. L’omologazione che nella realtà di tutti i giorni caratterizza il consumatore passivo o il suo avatar digital, che cerca e rivendica la sua unicità condividendo banalità: nella frammentazione della realtà contemporanea, confusa, telecratica e webdipendente, si consegna proprio alla superficialità dei social network una frenetica quanto disperata affermazione di esistenza. Contro una necrotica smartphonecrazia e un biocentrismo antiumanistico si delinea il bisogno di un umanesimo ecologico che, nel rispetto verso la natura, recuperi soprattutto il valore dell’essere umano, senza la cui coscienza anche il mondo esterno non avrebbe senso. Una speranza che non va proiettata all’esterno ma soprattutto coltivata all’interno della propria esistenza, rivendendo le modalità del proprio stare al mondo. Una doverosa speranza.