IL SUD DOPO IL 1860: COSA HA DETTO GUIDO DORSO
da: Dittatura Classe politica e Classe Dirigente (1949)
Nel 1861 il pil, ovvero il prodotto interno lordo, dell’Italia settentrionale era di 337 lire pro-capite, praticamente pari a quello dell’Italia del sud, che era di 335 lire pro-capite (come ricordano gli economisti Daniele e Malanima ne ‘Il Divario Nord-Sud in Italia 1860-2011’, Rubbettino, 2011). Il dato relativo al Meridione, però, era inferiore al suo reale potenziale. Infatti era fortemente penalizzato dalla guerra che si stava combattendo dall’anno precedente sull’intero territorio delle Due Sicilie e aveva frenato la produzione, sia nel settore agricolo, sia in quello industriale. Al contrario il dato del Nord era maggiorato dal grande sforzo effettuato dall’industria metalmeccanica piemontese per completare la rete ferroviaria dello Stato subalpino, che fu portata a circa 850 chilometri e il cui ampliamento, iniziato nel 1854, si era appena concluso.
La spesa necessaria per questi lavori era stata rilevante e il regno sardo, che era in gravi difficoltà economiche, per fronteggiarla dovette contrarre ulteriori debiti. Sembra difficile, però, immaginare che gli uomini del suo governo abbiano proceduto ad un’operazione così impegnativa, senza tenere conto del passivo generale e quindi per questo motivo (oltre a tutti gli altri più noti) si può ritenere che già all’epoca tra loro circolasse l’idea di risolvere il problema attingendo ai fondi nelle casse degli altri Stati italiani, come poi in realtà accadde. La questione è efficacemente sintetizzata dal grande meridionalista avellinese Guido Dorso, che in ‘Dittatura Classe politica e Classe Dirigente’ (Einaudi, 1949) scrive: “Il primo atto della tragedia si aprì con l’unificazione del debito pubblico nazionale. Il Piemonte, il paese più tassato e indebitato d’Europa, con un disavanzo annuo di cinquanta milioni ed un debito pubblico di 640 milioni, quattro volte superiore a quello dell’intero Regno di Napoli (tenendo conto del numero degli abitanti, effettivamente il debito sardo pro-capite risultava 4 volte maggiore di quello del regno borbonico), rovesciò sul nuovo Stato questo enorme carico finanziario. Si disse che tutta l’Italia aveva obbligo di rimborsare le spese che il piccolo Stato subalpino aveva sostenuto per finanziare l’indipendenza nazionale, e non era vero perché il debito pubblico piemontese in massima parte derivava da lavori pubblici, specialmente ferroviari.”
Vale la pena di sottolineare il termine utilizzato dall’intellettuale campano, il quale definisce ciò che è accaduto al Sud dopo il 1860 senza mezzi termini come una ‘tragedia’. Obbiettivamente difficile non concordare.
Enrico Fagnano
SESTO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato e distribuito da Amazon). I precedenti post sono disponibili sulla pagina facebook: La storia dell’Italia unita