Il Regno delle Due Sicilie baluardo contro lo schiavismo

Il Regno delle Due Sicilie baluardo contro lo schiavismo. La storia dei due moretti Marghian e Badhig

Nel XIX secolo i regnanti napoletani si schierarono apertamente contro la pratica dello schiavismo per il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei popoli, condannando severamente tale attività. Una testimonianza dello spirito umanitario con cui i Borbone si erano posti nei confronti delle popolazioni di colore, è costituita dall’accoglimento, nell’ambito della famiglia reale, di due giovani mori, portati a Ferdinando II dal generale Paolo Avitabile.

Il Re accolse subito da padre i due giovani fanciulli, li fece battezzare e diventando anche loro padrino di cresima. Al piú grande, Marghian, diede il proprio nome; al più piccolo quello di Francesco, dal nome del principe ereditario. Perché potessero avere un futuro li fece istruire nel collegio dei Gesuiti e successivamente in quello dei Barnabiti. Sia lui che la Regina Maria Teresa, parlando dei due moretti, li definivano “i nostri figli neri” per sottolineare il grande affetto maturato nei loro confronti.

Marghian e Badhig

Finiti gli studi, Ferdinando Marghian ebbe un impiego nella biblioteca privata del Sovrano, mentre Francesco Badhig, cagionevole di salute, fu affidato al guardarobiere del Re, Gaetano Galizia. Entrambi, diventati adulti, rimasero fedeli alla famiglia reale anche nella sventura: seguirono Francesco II a Capua, poi a Gaeta e, dopo la resa della fortezza, nel 1861, a Roma. Prima di morire, nel 1859, il sovrano accordò loro una pensione dalle sue sostanze private. Ferdinando Marghian dopo alcuni anni ritornò a Napoli ormai provincia di un nuovo Regno, e per tutta la sua vita non mancò un solo giorno di recarsi nella basilica di Santa Chiara, Pantheon dei Borbone due Sicilie, per portare al suo augusto padre un fiore bianco.

Pasquale Peluso