Il prezioso Archivio d’Avalos

«Archivio d’Avalos prezioso, potrebbe svelare l’Italia tardo medievale»

Flavia Luise e Paolo Grillo raccontano le tappe salienti della famiglia che fece la storia del vecchio continente
di Federico Baccini

NAPOLI – Diramazioni da Napoli, fino alla conquista di Milano. Gli studiosi universitari, da Flavia Luise a Paolo Grillo, riflettono oggi sul significato del recupero dell’archivio di una delle casate nobiliari più potenti del Cinquecento e sugli spiragli che questo evento apre per la ricerca: una storia, quella dei d’Avalos, scritta col sangue, l’acciaio e le ragnatele matrimoniali. Intrighi e alleanze.«Da sempre i d’Avalos hanno legato la loro storia a quella di Napoli», spiega Luise, professoressa all’Università di Napoli. Arrivati dalla Spagna nella metà del Quattrocento al seguito del re Alfonso D’Aragona, la famiglia diventò subito una delle tre colonne aragonesi (con i Gesualdo e i Carafa). «Nel Cinquecento hanno ingrandito le ricchezze intrecciando i rami familiari: il primogenito manteneva il possesso dei beni, mentre il secondogenito creava un secondo ramo. Se il primo avesse rischiato di estinguersi, gli ultimi discendenti dei due rami si dovevano sposare». Ma anche le alleanze matrimoniali hanno causato veri intrighi.

Un esempio è il caso dell’omicidio di Maria d’Avalos nel 1590, per opera del marito Carlo Gesualdo: il delitto di Palazzo Sansevero è costellato di tradimenti (l’ultimo con l’amante Fabrizio Carafa, che anche a lui costò la vita), pettegolezzi e patti di sangue, che dovevano rinsaldare il prestigio della famiglia. I d’Avalos si espansero negli Abruzzi, ottenendo numerosi feudi dai sovrani. Da Vasto a Isernia, fino a Pescara, dove ancora oggi la toponomastica ricorda la loro presenza nella grande pineta, la stessa in cui Gabriele D’Annunzio avrebbe composto la sua Pioggia nel Pineto. «La chiave del successo fu aver amministrato bene i territori della provincia. Non solo con la gestione delle cariche politiche, ma anche con quella della filiera produttiva, che legava le attività della terra con quella delle mandrie», afferma Luise. Guadagnarono sempre più prestigio e si rilanciarono a nord con l’attività militare: «Alfonso d’Avalos ebbe importanti ruoli nell’esercito austro-spagnolo di Carlo V», spiega Grillo, professore di storia medievale all’Università di Milano e autore del recente volume Le porte del mondo. L’Europa e la globalizzazione medievale. «Nella battaglia di Pavia del 1525 fu al comando degli archibugieri imperiali. Fu l’inizio di una brillante carriera militare, che contribuì all’ascesa della famiglia presso la corte napoletana».

Da lì iniziò la vera ascesa dei d’Avalos, con Alfonso che nel 1538 conquistò la carica di governatore di Milano: «Accadde in un momento in cui la città era uno snodo strategico per gli interessi europei dell’imperatore Carlo V. Sotto il suo governo furono emesse le Nuove costituzioni, che definivano il quadro istituzionale del governo asburgico sulla Lombardia», dice Grillo, che conclude: «L’acquisizione di questo archivio è un contributo prezioso per una miglior conoscenza dell’Italia tardo-medievale e moderna. La corrispondenza pubblica e personale dei grandi protagonisti del passato permette di indagare retroscena che difficilmente emergono dalle fonti pubbliche». I d’Avalos potrebbero illuminare ancora la storia d’Italia.

16 novembre 2019
© RIPRODUZIONE RISERVATA


FOTO DALLA RETE A CURA DELLA REDAZIONE DEL PRESENTE SITO

Archivio-Stato-Napoli-630x330

condizioni

archivio2

archivio