IL CORAGGIO DELLA MEMORIA
Nel giorno della memoria dedicato alla Shoah, i Popoli del Sud Italia ricordano anche le vittime innocenti della violenza italiana che sancì la nascita dello stato unitario.
Vittime ignorate e occultate dalla propaganda unitaria.
A Pontelandolfo e Casalduni nell’agosto del 1861 si compì un eccidio senza precedenti. Una strage perpetrata su civili inermi che fu denunciata anche alle cancellerie europee.
Centinaia, forse migliaia di morti, paesi distrutti e saccheggiati, bruciati con i loro abitanti.
“A Pontelandolfo le truppe italiane entrarono verso l’alba e subito incominciarono a fucilare uomini, donne, preti, anziani. Le strade rigurgitavano di cadaveri ancora caldi, fucilati e infilzati con le baionette. Il sangue, impastato alla terra, appiccicava al suolo gli stivali dei soldati. Nell’aria si sentivano solo urla di dolore e voci rotte delle madri, delle figlie che pregavano e morivano. Tantissimi gli episodi di barbarie come quella di Giuseppe Santopietro che stringeva il figlioletto tra le braccia. Entrambi uccisi a colpi di baionetta. Al povero Raffaele Barbieri fu strappata la lingua e lasciato soffocare nel suo stesso sangue. Tragica fu anche il destino della sventurata Maria Izzo che fu legata ad un albero e violentata a turno dai “liberatori” piemontesi. Molti in realtà furono gli episodi di stupro a danno delle donne meridionali compiuti con una ferocia indescrivibile.
Dopo le fucilazioni, ovunque, si appiccavano incendi a case, stalle , chiese e molti perirono orrendamente bruciati.
Per ore i militari italiani continuarono a saccheggiare. Gli zaini erano pieni di monili, orecchini, braccialetti, collanine. Anche in chiesa tutto fu razziato, persino la corona della Madonna strappata via con un colpo di baionetta alla testa della statua.
Stessa sorte toccò anche al paese di Casalduni di settemila abitanti. L’ordine fu quello di sparare sui civili e poi incendiare il paese casa per casa. Svegliati dagli spari e dalle urla dei bersaglieri, le persone uscivano quasi nude dai loro letti e cercavano inutilmente di fuggire, ma furono massacrati a colpi di fucile e fatti a pezzi con le baionette.
La nuova Italia, dunque, nasce così tra eccidi di massa, rapine e teste mozzate di “ribelli meridionali” esposte in gabbia. Ma il popolo duosiciliano continuò a combattere per circa dieci anni e la rivolta divampò dalla Terra di Lavoro al Nolano, dall’Abruzzo alla Basilicata, dalla Terra di Bari alla Calabria, assumendo il carattere di una guerra civile combattuta in forma di guerriglia. Nel solo periodo che va dal settembre del 1860 all’agosto del 1861 furono fucilate 8.968 persone. Ci furono 10604 feriti, 6112 prigionieri. Per la repressione antimeridionale e per mantenere un certo ordine, furono necessari 250.000 uomini – 150000 dell’esercito, più di 7000 di carabinieri e decine di migliaia di guardie nazionali. Nei lager italiani furono ammassati migliaia di prigionieri provenienti dalle Due Sicilie: nella sola prigione di Fenestrelle si calcola che i soldati meridionali furono quasi 60.000, molti dei quali morirono per il freddo e le cattive condizioni igieniche. “
Il nostro ricordo va, quindi, a queste vittime innocenti, alle stragi che coinvolsero diversi paesi, alla distruzione di uno stato pacifico e laborioso. Una pagina vergognosa della nostra storia comune che, inutilmente, lo stato italiano si ostina ad ignorare e a cancellare dai libri di storia. Ma si sa, una verità così drammatica non può più essere nascosta. Onore a tutte le vittime della violenza e della discriminazione.
www.laltrosud.it
laltrosud@laltrosud.it (Richieste iscrizioni e contatti) https://www.youtube.com/watch?v=xk2j8hTZ3-g
Membro del Partito Europeo dell’EFA e dell’APL