“Non è assolutamente necessario che un uomo colto sappia a chi era figlio Carlo Magno e quale battaglia fu l’ultima della guerra dei Trent’anni. E novanta volte su cento i fatti bruti di cui il giovane ha avuto conoscenza nei suoi studi storici cadranno prima o poi del tutto dalla sua memoria. Ma questo non vuol dire che lo studio sia stato inutile. “La cultura è ciò che resta in noi dopo che abbiamo dimenticato tutto ciò che avevamo imparato”. E ciò che resterà in chi avrà fatto un buon corso di letture storiche, dopo che avrà dimenticato tutte le sue letture, sarà l’abitudine ad osservare i fatti politici e sociali, che si svilupperanno intorno a lui, con un po’ meno di pregiudizi semplicisti e con un po’ più di serenità e di originalità, che non possono fare tanti altri…”
Lettera di G. Salvemini a Lina Cavazza, 11 settembre 1907, in G. Salvemini, Carteggi, I, 1895-1911, (a cura di) E. Gencarelli, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 1968, pp. 363-364.