Fra Diavolo, il brigante eroe del Regno di Napoli

Fra Diavolo, il brigante eroe del Regno di Napoli. Fu il terrore dei Francesi

Michele Arcangelo Pezza, detto Fra Diavolo, è stato un brigante ed un militare al servizio di re Ferdinando IV di Napoli. Divenne famoso per aver preso parte alle insorgenze dei movimenti legittimisti sanfedisti e per aver dato vita ad azioni di resistenza antifrancese.

Nacque ad Itri, paese dell’allora provincia di Terra di Lavoro, il 7 aprile del 1771. All’età di cinque anni si ammalò gravemente e, vista l’inefficacia delle cure, la madre decise di fare un voto a San Francesco di Paola. Il bambino avrebbe portato il saio fino a quando la veste non si sarebbe consumata, fu così che iniziò ad essere chiamato “Fra Michele”.
Vista la sua reticenza verso lo studio venne apostrofato dal canonico della sua parrocchia come “Fra Diavolo”. Abbandonati i libri venne mandato dal mastro sellaio del paese, Eleuterio Agresti, per imparare un mestiere.

Durante una discussione tra i due, Michele si macchiò di duplice omicidio in quanto uccise sia Eleuterio che il fratello dell’artigiano. Fu così che iniziò per lui un periodo di vagabondaggio terminato con la presentazione di una domanda presso l’esercito borbonico intento ad affrontare la Grande Armée che, dopo aver invaso il nord Italia, si apprestava a marciare verso Napoli.

La richiesta di Michele venne accolta e la pena per le sue colpe fu commutata in tredici anni di servizio militare. All’inizio del 1798 si arruolò come soldato nel corpo di fucilieri della fanteria borbonica. Nel contingente che il 28 novembre 1798 conquistò Roma, per ordine di Ferdinando IV, figurava anche Fra Diavolo.
Ritiratosi nel suo paese natio, il Pezza decise di assaltare le truppe francesi che erano solite transitare sulla via Appia da lui ottimamente conosciuta. Arrivò alla piazzaforte di Gaeta, dalla quale voleva guidare una poderosa controffensiva ai danni dei francesi, ma quando apprese che il colonello Tschudy si era già arreso, si ritirò ad Itri partecipò a tutti i tentativi di sommossa antifrancese, ottenendo il controllo totale sulle vie di comunicazione tra Napoli e Roma e dominando in maniera diretta i territori tra Gaeta e Capua.

Le sue azioni furono elogiate anche dagli Inglesi e quando si formò la Seconda coalizione antifrancese, decisa a muovere assedio alla fortezza di Gaeta, la sua massa di uomini venne riconosciuta come parte integrante dell’esercito borbonico mentre lui veniva nominato capitano dal re in persona.

Dopo tre mesi d’assedio i Francesi capitolarono e abbandonarono Gaeta, l’apporto del Pezza e dei suoi uomini si rivelò decisivo. Agli inizi del 1800 rientrò nel suo paese d’origine col titolo di Comandante Generale del dipartimento di Itri.

Nel 1806 Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla Quarta Coalizione e decise di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Fra Diavolo rispose prontamente alle esigenze difensive del proprio paese. Dopo poco però ricevette un’ordinanza nella quale gli veniva imposto di non opporre nessuna resistenza contro l’armata francese, dopo pochi giorni Giuseppe Bonaparte venne incoronato re di Napoli.

Fra Diavolo ovviamente disobbedì all’ordinanza, ritornò alla fortezza di Gaeta dove diede vita a nuove scorribande contro l’esercito francese. Venne chiamato dal re a Palermo dove fu dichiarato luogotenente di una nuova spedizione che avrebbe dovuto calcare le orme dell’impresa sanfedista del 1799. Nella risalita della Calabria verso Napoli, furono numerosi i successi del Pezza ma nel momento decisivo venne richiamato a Palermo, lasciando i suoi uomini privi di una guida e quindi facili prede dei Francesi.

Fu ricompensato col titolo di Duca di Cassano, ma non poteva essere soddisfatto della situazione in quanto i Francesi erano riusciti a sedare le rivolte. Non contento fece l’ennesimo appello alle masse popolari per un nuovo tentativo di resistenza.
Si barricò a Sora con 500 uomini, dopo tre giorni la città era circondata, ma Fra Diavolo riuscì a fuggire sulle Montagne di Miranda divenendo il ricercato numero uno di tutto il Regno di Napoli. La caccia all’uomo durò 15 giorni. Sfinito, con un numero decrescente di uomini e pochissime risorse, Fra Diavolo venne infine catturato a Baronissi, condotto in prigione a Napoli e condannato a morte dal Tribunale straordinario.

Fu impiccato l’11 novembre del 1806, in piazza del Mercato, vestito con l’uniforme di brigadiere dell’esercito borbonico. Non appena la Real Famiglia venne informata della sua morte celebrò, nella Cattedrale di Palermo, il funerale di quell’uomo che aveva dedicato e sacrificato la propria vita per la sua patria e per la dinastia borbonica.

Pasquale Peluso