Fare politica scrivendo di storia

RISORGIMENTO, A PROPOSITO DELL’USO POLITICO DELLA STORIA

Rimane comunque il dato inoppugnabile della consapevolezza di tutti gli storici “sabaudisti” di fare politica scrivendo di storia; e della volontà di pubblicare opere che si presentassero solidamente documentate, onde porre una esclusiva ipoteca moderata e dinastica sulla narrazione delle vicende risorgimentali.
A unificazione realizzata, anche questa storiografia smise quasi sempre i panni della politica contingente e, pur rimanendo politica in atto, si dedicò a opere più meditate e di largo respiro, con intenti meno scopertamente contingenti di pedagogia nazionale e di legittimazione del monopolio del potere.

Fermo restando che, come continuava ad affermare Ricotti per tutti, « accanto alla politica sta la storia, e dopo il fare viene lo scrivere »

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(Umberto Levra,* Gli storici “sabaudisti” nel Piemonte dell’800: personaggi, istituzioni, carriere, reti di relazioni, Genova 2008, p. 123)
* Studioso di storia del Risorgimento, docente dell’Università di Torino, sino al 2020 è stato presidente del Museo nazionale del Risorgimento italiano ed è presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

 

 

 

 

 

Gennaro De Crescenzo