In occasione dell’uscita del nostro nuovo volume “Aminto Caretto – Una vita al fronte: dalle trincee della Grande Guerra alla campagna di Russia” vogliamo condividere con i nostri lettori uno dei capitoli del libro, una delle pagine di coraggio scritte dai Bersaglieri, ma non solo, durante la guerra sul fronte orientale. Buona lettura!!
Il 26 dicembre il Diario del Reggimento riporta che: “Il XVIII Btg, raggiunta Michajlowsky e organizzatosi rapidamente a difesa, prosegue il combattimento che dura ad intervalli durante la notte e riprende al mattino, fino all’arrivo dei primi carri armati tedeschi, verso le 11 circa.”
All’arrivo del 318° Reggimento di Fanteria tedesco, nucleo di riserva dislocato a tergo della “Celere”, rinforzato da una formazione corazzata guidata da disertori russi, i capisaldi di Nowo Orlowka, Krestowka e Petropawlowka erano già caduti in mano nemica. “Giunsero i ‘panzer’ germanici, possenti e numerosi e i bersaglieri balzarono sui carri, li affiancarono nel loro cammino verso i centri di resistenza più accaniti e slanciandosi al contrattacco ricacciarono il nemico. Gli stessi tedeschi furono sorpresi da tanto ardore. Un ufficiale sporgendosi dalla sua torretta disse ai bersaglieri che l’avevano accompagnato: Voi siete dei piccoli carri armati umani. E questa frase corse di bocca in bocca e, un po’ deformata, valse successivamente a classificare i bersaglieri come piccoli carri armati leggeri d’Italia “.
Un reparto del XVIII Bersaglieri coadiuvato dai battaglioni I/318° e II/318° di Fanteria tedesca, affiancati da carri armati, si portarono fino al margine del villaggio di Ivanowka e, nonostante la neve alta ed il freddo tagliente, riuscirono a riconquistare un lembo dell’abitato. Le truppe sovietiche però, favorite anche da una bufera di neve, ritornarono al contrattacco e riuscirono a respingere le forze italo-tedesche.
Nel mentre i Bersaglieri del XXV, nonostante le ripetute offensive del nemico del nemico, continuavano a mantenere il loro possesso il caposaldo di Stanzia Rassypnaja.
Al XX Battaglione venne ordinato, insieme con la 3a Compagnia anticarro di fanteria e a tre compagnie mitragliatrici tedesche da 20 mm, di avanzare per rioccupare Petropawlowka: “Durante il movimento, all’altezza della miniera a destra di Stoshkoff, il battaglione viene molestato sul fianco da un centinaio di cavalieri russi, i quali vengono dispersi dalla pronta reazione delle nostre armi automatiche e delle mitragliere tedesche.
Verso le ore 10 il Battaglione è nei pressi di Petropawlowska, dove già il III Btg del 318° Fanteria tedesco tiene le primissime case verso ovest.
Il XX Btg schiera le proprie Compagnie per l’attacco: la 6a e la 7a avanzate, la 5a di rincalzo.
Il Battaglione attacca con la sinistra (6a Compagnia) e cerca di ricacciare il nemico dalle case, dal kolkhoz e dal boschetto ad est del paese, separati da questo da un’ampia radura, fortemente battuta dal tiro dei mortai nemici.
La 6a Compagnia, nella sua avanzata, giunge a circa 40 metri dal boschetto dopo il kolkhoz dove il nemico si annida, ma essendo impossibile proseguire, piega sulla destra, verso il paese.
Nello stesso tempo le altre due compagnie, di concerto col Battaglione tedesco, procedono al rastrellamento delle case.
Durante questa azione trovava eroica morte la Medaglia d’Oro Cappellano Don Mazzoni Giovanni il quale con slancio generoso sacrificava la propria vita per accorrere in aiuto di un bersagliere ferito.
Ma la mancanza di pezzi di accompagnamento adatti a smantellare le case dove si nasconde il nemico (i cannoni anticarro del XX Btg. nonostante ogni sforzo non possono essere portati sotto, per difficoltà del terreno) fanno decidere i battaglioni, tanto più che si avvicina la sera, a rimandare a domani il resto dell’azione, sistemandosi intanto a difesa.
Ma verso le 16 una colonna fortissima di fanteria e di cavalleria nemica viene vista puntare verso il paese. Ad un certo momento, mentre la fanteria continua la marcia in direzione di Petropawlowka, la cavalleria tenendosi il più possibile fuori dal tiro delle armi automatiche accenna ad un’azione a largo raggio e devia verso destra sfilando tra Ivanowka e Petropawlowka. La situazione diventa difficile perché si profila la minaccia di aggiramento.
Il battaglione tedesco inizia il ripiegamento su Kalaniaci seguito dal XX Btg, il quale non potendo sostare in questa località per mancanza di posto si unisce, a Stoshkoff, al Comando di Reggimento, sistemandosi a difesa.
Nella stessa giornata, sul fronte di Rassypnaja il nemico fin dall’alba rinnova in forze con almeno 3 Battaglioni l’attacco andato a vuoto il giorno prima.
Il nemico, nella sua azione, viene accompagnato da intenso fuoco di artiglieria e di mortai.
Le Compagnie Moto, affluite da Petropawlowka, sono tutte in linea insieme ad alcuni plotoni di una compagnia di Genieri tedeschi.
L’attacco, che dura accanito fino a tarda ora, non ha alcun esito.
Le perdite del nemico durante tutti i combattimenti odierni sono rilevanti. Sulla sola fronte del XXV Btg. sono stati accertati più di 200 morti.
Attività aerea nemica rilevante.”
Nella giornata del 26 cadono, insieme al Cappellano, altri 12 Bersaglieri. Il Reggimento lamenta nel complesso 60 ulteriori perdite, di cui 46 feriti e 14 assiderati.
Il giorno di Santo Stefano del 1941 il cielo è semicoperto e la temperatura, secondo quanto riportato da Caretto, “normale” ma nell’aria si respira un clima festivo: “È giorno di festa. Il dì di Santo Stefano. I soldati germanici” – scrive Angelo Colleoni – “abbracciano i ragazzi del 3° Bersaglieri. Li baciano come fratelli. La popolazione esulta e le donne baciano anch’esse i nostri eroi, gridano: ‘Ne ma bolscevik… Kharosck [buono] Italienscky! Kraisiwyi [bello] Italienscky!’ “ Nella notte sul 27, affluisce nella zona il 2° Reggimento paracadutisti tedeschi e, in mezzo alla neve che tutto livella, l’azione può essere ripresa con maggior slancio. All’alba, i paracadutisti, con un vigoroso balzo si portano sulla linea di Orlowo Ivanowka-Petropawlowka, facilitando l’azione del XVIII Battaglione Bersaglieri il quale, non solo rioccupa l’abitato di Orlowo Ivanowka, ma si spinge fino all’importante q. 331,7.
Intanto, il XX Battaglione Bersaglieri e il III del 318°, sempre agli ordini di Caretto, hanno ricacciato il nemico da Petropawlowka, mentre il valoroso maggiore Rivoire, col suo XXV, non manca di ripulire e rioccupare totalmente il centro di Rassypnaja.
Strenuo, sanguinoso combattere. Sembra il finimondo: aviazione in attività ininterrotta, con bombe, spezzoni, sventagliate e volantini; grida con altoparlanti, che invitano alla resa; attacchi e contrattacchi di fanteria; cavalleria cosacca continuamente alla carica, colmando ogni volta i larghi vuoti che le nostre armi automatiche e l’artiglieria producono.
L’azione si conclude il giorno 31, quando la quota 331, strappata ad un reparto del 318° Reggimento Fanteria, è riscattata da un ultimo generoso guizzo dei superstiti bersaglieri del XVIII battaglione, appoggiati da carri e cannoni. […] La battaglia del Natale 1941, […], resterà negli annali militari come una delle più strenue prove del valore italiano. In un’atmosfera allucinante, 3 battaglioni di bersaglieri, rinforzati da 2 di CC.NN. e 12 batterie, chiusi in una difesa ermetica, tennero testa a 270 battaglioni di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria e 36 batterie. Perdite nemiche: 2500 caduti; 1300 prigionieri; 33 bocche da fuoco. Da quelle sette giornate il reggimento di Caretto uscì esangue, spossato. Fuori combattimento il 40 per cento della forza. I russi hanno perso 10 volte il numero di caduti e 7 volte il numero di prigionieri.”
Il 31 dicembre la Battaglia di Natale poteva dirsi finita. Avrebbe fruttato al Reggimento di Caretto la seconda Medaglia d’Oro, dopo quella al III Btg. Ciclisti nella I Guerra Mondiale, e ad Aminto un’altra Medaglia d’Argento al V.M. “sul campo”.
Lo stesso Caretto scriverà a casa: “Abbiamo dato ai Russi, che avevano velleità di arrivare chissà dove, una legnatona. Credo che si ricorderanno per un bel pezzo del Terzo Bersaglieri.”
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