Ercolano – “Il giorno della riconciliazione”

Manifestazione culturale ad Ercolano – “Il giorno della riconciliazione”

 

Locandina Manifestazione MAV-ErcolanoQualcuno ha scritto di recente, che fu tutta un’altra storia, che non ci fu massacro il 14 agosto 1861 a Pontelandolfo. Forse per il “desiderio” di sminuire la consistenza di fatti, che pure sono di proporzioni spaventose, per attirare le simpatie di un mondo, particolarmente oggi in piena sudditanza di quel “giochetto moralista” come lo definisce Pino Timpani. Sono parole volanti, depistanti, che vogliono calare il buio sull’accadimento, ma furono fatti di inaudita ferocia con tanto di certificazione. 500 militi esaltati si accanirono contro una popolazione inerme, appiccarono il fuoco in ogni dove, depredarono le chiese, assetati di sangue affondarono i colpi nell’onore delle giovani vergini, dispensarono terrore e morte in ogni casa. Qualcuno parla di Libro dei Defunti, di tonache nere in vena di ricerche, ma non si parla della verità vera, inappellabile. Il compianto parroco di Pontelandolfo Don Giovanni Casilli, attingendo dalla documentazione agli atti dell’Archivio Parrocchiale, a pagina 17 della sua opera “In Cammino Verso Emmaus”, scrive, tra l’altro: … “Un calo secco dal 1857 al 1861 registra la popolazione di Pontelandolfo, passando dai 5561 abitanti (nel 1857) a 4375 unità  (nel 1861) (ndr: ci pensate!). Quali le cause non sappiamo, ma non si può escludere che, poiché fu Pontelandolfo dal 7 al 15 agosto 1861 teatro di azioni di brigantaggio, queste suscitarono un’aspra reazione delle truppe guidate dal generale Cialdini, comandante delle province napoletane, che misero a ferro e fuoco il paese e, pertanto, ne seguisse una specie di diaspora conseguente alla carneficina …”. Il bersagliere Carlo Margolfo del 6° Battaglione 2° Compagnia Corpo d’Armata comandato dal generale Cialdini, che partecipò alla mattanza pontelandolfese, nel diario degli episodi della sua  vita militare, edito dal Comune e dalla Pro-Loco di Delebio, borgata della Bassa Valtellina, con il titolo “Mi toccò in sorte il numero 15”, si legge, tra l’altro: “… Al mattino del mercoledì, giorno 14, riceviamo l’ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, ed incendiarlo. Difatti un po’ prima di arrivare al paese incontrammo i Briganti attaccandoli, ed in breve i briganti correvano davanti a noi, entrammo nel Paese subito abbiamo incominciato a fucilare i Preti ed uomini quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti. Quale desolazione, non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case … Fucilarono “Preti ed uomini quanti capitava”. … L’indomani, sabato 17, alle ore 6 di sera siamo partiti in un bosco lungo e largo più di 30 chilometri, e siamo giunti in Castelpagano, e via via, di nuovo, marce sopra marce, passando di S. Lupo, S. Lorenzo, e di nuovo Pontelandolfo, il quale lo vidi di nuovo dopo l’incendio: quale rovina si vedeva! …”. L’Ufficiale sabaudo Angiolo De Witt, del 36° fanteria bersaglieri, grazie al racconto dei suoi commilitoni così ricostruisce i fatti: “…. il maggiore Rossi ordinò ai suoi sottoposti l’incendio e lo sterminio dell’intero paese. Allora fu fiera rappresaglia di sangue che si posò con tutti i suoi orrori su quella colpevole popolazione. I diversi manipoli di bersaglieri fecero a forza a snidare dalle case gli impauriti reazionari dell’ieri, e quando dei mucchi di quei cafoni erano costretti dalle baionette a scendere per la via, ivi giunti, vi trovavano delle mezze squadre di soldati che facevano una scarica a bruciapelo su di loro. Molti mordevano il terreno, altri rimasero incolumi, i feriti rimanevano ivi abbandonati alla ventura, ed i superstiti erano obbligati a prendere ogni specie di strame per incendiare le loro catapecchie. Questa scena di terrore guerresco durò un’intiera giornata: il castigo fu tremendo, ma fu più tremenda la colpa. Donne oltraggiate, malgrado lo spavento e il terrore che saetta dagli occhi, subiscono violenza da molti, pensando, forse, di averne salva la vita fino a che, pietosa, una baionetta mette fine ai loro giorni. Alle vecchie, solenni negli abiti neri, si strappano dalle orecchie i monili: poi per tutte un gesto di morte, rapida per le più fortunate, lunga e straziante per le altre …”. Ci sarebbero tantissime altre testimonianze da riportare, ma occuperemo troppe colonne di questo quotidiano, ma un giorno lo faremo. Purtroppo fu eccidio, fu massacro di inermi innocenti. Per questo, il 14 agosto 2011 in occasione del 150° anniversario della strage inaudita e dell’unione italiana, lo Stato ha chiesto scusa, Vicenza, la patria natia del tenente colonnello Pier Eleonoro Negri autore materiale dell’eccidio ha chiesto scusa. Di questo si parlerà ad Ercolano il prossimo sabato 28 nell’Auditorium del Museo Archeologico Virtuale, nell’ambito della manifestazione culturale dal titolo “Il giorno della riconciliazione – 14 agosto 1861 – 14 agosto 2011 – Un giorno lungo 150 anni”. L’incontro vedrà la partecipazione, tra gli altri, del Sindaco di Pontelandolfo per i saluti e dello storico Renato Rinaldi, presidente dell’associazione “Pontelandolfo Città Martire”, in qualità di relatore.

Gabriele Palladino