Era il 17 Luglio 1917

Era il 17 Luglio 1917, lo Zar Nicola ll° e tutta la sua famiglia venivano barbaramente trucidati da menti malvagie avvelenate dall’ideologia comunista.
Con commozione e religioso rispetto questo giorno viene ricordato in tutta la Russia.
La Chiesa Ortodossa avendone riconosciuto il martirio per la Fede, ha innalzato la Famiglia Romanov agli onori degli altari.

Zar-Nikolaus-II
Nicòla II Romanov zar di Russia
Enciclopedie on line-http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-ii-romanov-zar-di-russia/

nicolazar

Nicòla II (russo Nikolaj Aleksandrovic) Romanov zar di Russia. – Figlio (Carskoe Selo 1868 – Ekaterinburg 1918) di Alessandro III, zar dal 1894. Poche figure di sovrano sono state discusse e criticate come quella di N., di cui si è posta in rilievo l’incapacità a reggere uno stato come quello russo in un periodo critico della sua storia, incapacità derivante soprattutto da debolezza di carattere. Di tendenze nettamente, ma anche ciecamente reazionarie, N. contribuì a preparare, coi massacri del gennaio 1905, il trionfo della rivolu?zione del 1917, e d’altra parte, la debolezza e l’irresolutezza, che ne costituivano la caratteristica morale, lo lasciarono in balia dei contrasti, programmatici e personali, dei gruppi, a corte e nel governo, e finirono con il permettere che tali contrasti s’accrescessero a dismisura, incrinando le basi stesse del blocco reazionario.

Vita e attività.Ricevette la sua educazione, sotto la guida del generale G. G. Danilovic, da un collegio di eminenti scienziati e uomini politici. Dopo aver accompagnato varie volte il padre nei viaggi che questi compì attraverso le regioni dell’impero, nell’ottobre 1890 il principe intraprese un lungo viaggio in Oriente, attraverso l’Egitto, l’India e la Cina fino al Giappone, dove fu compiuto contro di lui un attentato, da cui uscì soltanto leggermente ferito. Nel 1894 sposò Alice d’Assia, che esercitò sempre una grande influenza sul suo debole e mutevole carattere. N. cercò di governare mantenendo il rigido sistema autocratico del padre, affidandosi al ministro delle Finanze S. J. Witte per la modernizzazione economica dell’impero. Favorevole al mantenimento dello status quo in Europa (nel 1899 promosse la conferenza per la pace dell’Aia), lo zar seguì invece una politica espansionistica in Estremo Oriente: le mire russe sulla Manciuria e la Corea portarono però al disastroso conflitto col Giappone (1904-05). Alla disfatta militare fece seguito una serie di scioperi operai, agitazioni contadine e insubordinazioni militari che costrinsero N. dapprima ad annunciare la costituzione di un’assemblea consultiva (duma), eletta con suffragio censitario, quindi a firmare il manifesto del 30 ott. 1905, in cui annunciava la riforma costituzionale dello stato e concedeva libertà di coscienza, riunione e associazione. Nel maggio 1906, alla vigilia della riunione della duma, N. emanò un proclama in cui riaffermava la sua autorità assoluta e limitava i poteri dell’assemblea, che venne sciolta poco dopo. Chiamato al governo P. A. Stolypin (v.) e sciolta d’autorità anche la seconda duma (marzo 1907), una nuova legge elettorale ridusse sensibilmente il numero degli elettori operai e contadini, permettendo la creazione di una terza assemblea dominata dalla nobiltà fondiaria. Dopo l’assassinio di Stolypin (1911), il governo accentuò le tendenze autoritarie, mentre la corte appariva sempre più soggetta alla negativa influenza del monaco G. E. Rasputin. Alle difficoltà interne e alla perdita di prestigio del regime N. cercò di far fronte trascinando il paese in guerra: l’iniziativa della mobilitazione generale, presa il 30 luglio 1914, contribuì allo scoppio del primo conflitto mondiale; ai primi rovesci militari lo zar reagì, istigato da Rasputin, destituendo il granduca Nicola e assumendo personalmente il comando supremo delle forze armate. L’ulteriore aggravarsi della situazione bellica e di quella interna portarono infine alla rivoluzione antizarista del febbr. 1917 e all’abdicazione. Imprigionato, N. fu trasferito dapprima in Siberia quindi a Ekaterinburg, dove fu fucilato il 17 luglio del 1918 con la sua famiglia per ordine del soviet degli Urali.


La Russia riabilita lo zar Nicola II Fu una vittima del bolscevismoLa sentenza della Corte Suprema salva l’ultimo sovrano. E Medvedev esulta per il gesto anche se simbolico

http://www.lastampa.it/2008/10/01/cultura/la-russia-riabilita-lo-zar-nicola-ii-fu-una-vittima-del-bolscevismo-NpJfwxA0mjtWtAzwO8bAZO/pagina.html
Pubblicato il 01/10/2008
MOSCA
A novant’anni dalla loro uccisione, la Corte suprema russa ha riabilitato Nicola II e la sua famiglia in quanto vittime della repressione sovietica. «L’uccisione dello zar Nicola II e della sua famiglia fu ingiustificata e la Corte li ha riabilitati», ha dichiarato Pavel Odintsov a nome dei giudici dell’ultima istanza.

Nicola II, l’ultimo zar, aveva abdicato nel 1917 e fu massacrato il 17 luglio del 1918 insieme alla zarina Alessandra, alle quattro figlie e all’erede al trono Alessio, nella cantina della casa dove era tenuto prigioniero. Per anni la granduchessa Maria Vladimirovna, la discendente più diretta di Nicola II, ha cercato giustizia. La pronuncia della Corte nega qualunque attribuzione di colpa ai Romanov e considera i crimini loro addebitati come la chiave con cui il sistema comunista cercò di giustificare l’eccidio di Ekaterinburg. Sepolti a San Pietroburgo, i Romanov furono canonizzati come martiri della chiesa Ortodossa nel 2000.

La pronuncia della Corte farà certamente piacere al nuovo presidente russo, Dmitry Medvedev, divenuto a 42 anni il più giovane leader della Russia dall’ultimo zar di cui è un fervente ammiratore. La riabilitazione, in base alla quale si riconosce che una persona è stata vittima della prepressione politica durante il comunismo, era un gesto puramente simbolico chiesto dai familiari dell’ultimo zar. La legge prevede il risarcimento dei danni a spese dello stato per i perseguitati politici. Ma uno dei legali discendenti dei Romanov, German Lukianov, ha spiegato che «non è il caso nostro, perchè l’indennizzo è previsto solo fino al primo caso di discendenza o di parentela, quindi i diretti interessati sono già morti». Ma l’importante era affermare che la famiglia di Nicola fu vittima di «una persecuzione sociale, religiosa e politica».

«Il soviet regionale degli Urali, che ordinò l’esecuzione, ai tempi governava su Ekaterinburg, si presume con l’approvazione del presidium del comitato centrale, che allora era il supremo organo politico sovietico», ha ricordato il legale. Il Patriarcato si è detto soddisfatto della sentenza. La Chiesa ortodossa russa nel 2000 canonizzò come martiri Nicola e la sua famiglia, i cui resti erano stati ritrovati e identificati con il Dna 10 anni prima e oggi riposano nella chiesa di Pietro e Paolo a San Pietroburgo, dove sono sepolti gli zar. Secondo Viktor Ilyukhin, membro comunista del parlamento, erede di quello che fu il partito che guidò l’Unione Sovietica, la famiglia imperiale fu vittima di un «mostruoso atto criminale» che e però sbagliato definire «crimine politico». La decisione della Corte rovescia una precedente e opposta sentenza del tribunale proprio nell’anno in cui la Russia celebra il 90esimo anniversario dell’uccisione della famiglia imperiale.

Dopo la rivoluzione russa, lo zar Nicola II, la moglie Aleksandra Fedorovna, i loro figli, le Gran Duchesse Olga, Tatiana, Maria e Anastasia, l’erede al trono Alessio Nicolaevic Romanov e alcuni membri del seguito vennero fucilati dal commando del commissariom bolscevico, Kakov Jurovskij, a Ekaterinburg, la città asiatica degli Urali a circa 1.450 chilometri da Mosca.