A Manfredonia, la scrittrice Enza Armiento, che vive in quella bella città marinara di Puglia, ha presentato il suo “Il richiamo del merlo”. Un romanzo che aggiunge un altro importante tassello alla ricostruzione della storia negata del Sud in seguito all’unità d’Italia, che ha visto le ex Due Sicilie, lo Stato più grande e ricco dello Stivale, trattato dallo stato unitario quale colonia cui depredare risorse, anche culturali, privandolo della sua stessa memoria e narrandolo come terra arretrata rispetto agli staterelli del Centronord d’Italia. Nulla di più falso, come la recente revisione storica dimostra. Ma se la Storia è stucchevole agiografia scritta dai vincitori, la letteratura si occupa dei vinti, riportandoci alla vita dei popoli, tragica o meno che sia. La memoria in sé è letteratura, come ben sapevano i Greci che attribuirono alla dea Mnemosine, per l’appunto Memoria, il compito di proteggerla.
Un memoria oltremodo negata in Puglia: laddove in Sicilia agivano giganti della narrativa quali Verga, De Roberto, Capuana, Pirandello e cento altri successivi, gli intellettuali pugliesi, fino a pochi decenni fa di provenienza borghese, oscuravano quasi del tutto gli avvenimenti che videro ribellarsi il popolo “reale”, quello escluso dal potere, all’occupazione militare piemontese, contadini che attraverso i propri “partigiani”, che scrittori salariati diffamarono quali “briganti” per dirla con Gramsci, e cantastorie seppure analfabeti, scrivevano e cantavano una pagina eroica ignorata dalla storiografia ufficiale.
Enza Armiento nel suo romanzo ci narra i tragici avvenimenti di Pontelandolfo e Casalduni, due paesi del vicino Sannio, nell’agosto del 1861 dall’esercito piemontese bruciati e rasi al suolo, con relativo sterminio degli abitanti, per rappresaglia ad uno scontro a fuoco avvenuto con un gruppo di briganti.
Sterminio che non risparmiò donne stuprate e bambini passati a fil di spada. Tra cui Concetta Biondi, appena adolescente, essa stessa violentata e uccisa. Il colpo d’ala narrativo della Armiento ci parla invece di una Concetta fortunosamente sopravvissuta all’uccisione dei soldati e salvata dai briganti, cui si unisce per combattere i crudeli invasori. Insieme alla storia di Concetta, in un sorta di macchina del tempo, a distanza di un secolo e mezzo, si narra la storia di una discendente, Michela, una ragazza che nonostante l’opposizione della famiglia memore del nefasto passato, si arruola nell’esercito italiano, ponendosi dall’altra parte, seppure per svolgere missioni di pace nei paesi sconvolti e colonizzati dai paesi occidentali.
Le due storie, raccontate con diverso uso del linguaggio, rapportato al loro tempo, più vivace quello contemporaneo dei giovani, che Enza ben conosce per lavoro d’insegnante, tra combattimenti cruenti e amori possibili marciano su piani paralleli senza mai incrociarsi se non nel sorprendente finale, nel quale emerge una sorta di anima comune, come per Dna culturale di un popolo, in cui i sogni del futuro e la memoria del passato si fanno tutt’uno.
Raffaele Vescera
Grazie a tutti coloro che sono intervenuti alla presentazione del mio romanzo “Il richiamo del merlo”. Grazie a coloro che lo leggeranno e riusciranno a sentire le ragioni di chi si è stato nascosto e sacrificato a quella che oggi chiamiamo “ragion di Stato, amor di patria”. Il romanzo ha provocato diverse reazioni, come è giusto che sia quando una questione è ancora aperta: se la democrazia debba essere esportata o meno, se ogni popolo abbia diritto alla propria autodeterminazione, se le donne siano o meno l’anello debole della prepotenza umana che persegue mire espansionistiche, sono questioni ancora oggi aperte a cui tutti siamo chiamati a dare una risposta non per ideale di patria ma per ragione umana. Enza
Enza Armiento, nata a Manfredonia (FG), è docente di lingua e letteratura inglese. È risultata vincitrice e finalista in diversi premi letterari. Alcune sue poesie sono pubblicate in raccolte e antologie letterarie. Nel 2013 cura, insieme a Antonella Taravella e Sebastiano Adernò, l’antologia a scopo benefico dal titolo No job. Visioni del Paese irreale. Nel 2017 partecipa con un suo racconto, tratto dal romanzo autobiografico La voce delle pietre, al concorso europeo Storie di Resilienza indetto dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire e viene premiata come role model: figura di riferimento positivo in campo educativo. Scrive per il Words Social Forum Centro Sociale dell’Arte.