𝐄 𝐬𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐞𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐮𝐫𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐞 𝐦𝐢𝐠𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢?
Se dici Mediterraneo, pensiamo subito a due cose, una ludica e una tragica: il turismo sulle sue coste e i migranti che partono, muoiono, sbarcano nelle sue rive.
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E se il Mediterraneo non fosse solo turismo e migranti?
di Marcello Veneziani
26 Agosto 2023
Se dici Mediterraneo, pensiamo subito a due cose, una ludica e una tragica: il turismo sulle sue coste e i migranti che partono, muoiono, sbarcano nelle sue rive. La nostra immaginazione si ferma, non va oltre gli ombrelloni che costano sempre di più e le onde migratorie che arrivano sempre di più, con non poche perdite negli abissi del mare un tempo definito nostrum. Eppure il Mediterraneo, prima di essere una meta turistica o migratoria, di coloro che è proibito chiamare clandestini, è stato altro, molto altro. E’ stata la madre della nostra civiltà, la nostra matria, come patrie furono invece definite le terre che vi si affacciavano. Qui nacque la civiltà mediterranea, greca, romana, cristiana. Qui nacque il pensiero, la filosofia, la scienza e l’arte che poi sarà detta europea.
“Nulla mi ha più formato, impregnato, istruito – o costruito – di quelle ore rubate allo studio, distratte in apparenza, ma votate nel profondo al culto inconscio di tre o quattro divinità incontestabili: il Mare, il Cielo, il Sole. Ritrovavo senza saperlo, non so quali stupori e quali esaltazioni primitive… quegli stati di stupore fecondo, di contemplazione e di comunione che ho conosciuto nei miei primi anni. Meglio di qualunque lettura, meglio dei poeti, meglio dei filosofi, certi sguardi, lanciati senza pensiero definito né definibile, certe soste sui puri elementi della luce..” Rileggo in riva al mare mediterraneo, nei suoi versanti che ci toccano da vicino, il Tirreno, l’Adriatico, lo Jonio, le folgoranti Ispirazioni mediterranee di Paul Valéry. Risalgono al 1933 e sono un inno all’amor fati, cioè alla gratitudine di essere mediterranei: “Sono nato in uno di quei luoghi in cui avrei desiderato nascere”. Leggo Valéry al sole, davanti al mare e al cielo, e ritrovo davanti il senso fluente e luminoso della mediterraneità. Nota Valéry che il pensiero nacque sulle rive del Mediterraneo perché qui sono riuniti tutti gli ingredienti sensibili, gli elementi e gli alimenti che lo generano: luce e spazio, libertà e ritmo, trasparenze e profondità. E in sintonia con le condizioni naturali emergono gli attributi della conoscenza: chiarezza, profondità, vastità, misura…
“Ispirazioni mediterranee” si intitola anche un altro libretto francese, di Jean Grenier, maestro di Albert Camus. Per Grenier il Mediterraneo è “uno spazio breve che suggerisce l’infinito”. Camus coniò l’espressione pensiero meridiano di cui Franco Cassano è stato in Italia in anni recenti il lucido teorico: è il pensiero che nasce sulle sponde mediterranee, che si nutre del sole e del mare e considera essenziale il genius loci. Pensiero meridiano fu la geofilosofia mediterranea: “il Mediterraneo, dove l’intelligenza è sorella della luce cruda”, dice Camus.
Quando si parla di identità, si dimentica il suo atto originario: noi non siamo solo figli del nostro tempo, ma siamo figli dei nostri luoghi natii. Non siamo solo figli del tempo moderno e globale ma di quelle terre, quei mari, oltre che delle nostre famiglie, la nostra storia e le nostre tradizioni. Mediterraneo non è solo l’albore del pensiero, da Parmenide ad Eraclito, da Platone ad Aristotele, e via dicendo o della Letteratura, dall’Odissea all’Eneide; ma è anche un paesaggio e i suoi frutti. La civiltà mediterranea è la civiltà del pane, e della sua radice, il grano, l’onda bionda sotto la protezione della dea Demetra. I barbari si distinguevano tra coloro che cui cibavano di mangime in poltiglia e coloro che invece sfornavano il pane, come ha scritto tra gli altri lo scrittore croato Pedrag Matvejevic. Mediterraneo è l’olio e la sua matrice, gli ulivi. Mediterraneo è il vino, e i suoi dei, Dioniso e Bacco. Il mediterraneo ha pure un aroma inconfondibile, l’anice; il sapore mediterraneo dell’anisette che diventa pastis in Provenza, ouzo in Grecia, arak nel Medio Oriente, il raki in Turchia, sambuca o mistrà in Italia, e poi Meletti, Varnelli, e il mitico assenzio che ubriacò la letteratura maledetta dei postromantici… L’incanto del mare, la solitudine come sete d’eternità, gli dei che “parlano nel sole e nell’odore degli assenzi…”. Il pensiero mediterraneo di Camus combacia col mito e soffia con la rosa dei venti che ha il suo cuore nel Mediterraneo, a Cipro, l’isola di Afrodite.
Oggi il Mediterraneo è il luogo dell’Europa tardiva, del meridione a rimorchio, dei Paesi indebitati e affannati, delle terre abbandonate dalle intelligenze in fuga, delle primavere arabe sfociate nei fanatismi, della fratellanza islamica, del terrorismo, dei barconi di affamati. Il Mediterraneo è oggi il mare della speranza e della tragedia, la cerniera che unisce e separa al tempo stesso, due mondi, il mondo nero e affamato del sud del pianeta e il mondo lucente e benestante del nord. Potrà mai immaginarsi un futuro per l’Italia, per l’Europa che rinneghi il Mediterraneo con le sue matrici?
Qualcuno dirà che sto contrapponendo un presente reale e drammatico a un ideale antico e idilliaco, una visione umanistica che non c’è più. Ma se si dovesse ripartire da lì per cambiar verso alla nostra storia e alla nostra civiltà e per ridare slancio ai nostri declinanti paesi, rendendoli nuovamente attrattivi, per i suoi popoli prima ancora che per i flussi di popolazioni venute dal nord in cerca di climi miti e vite più serene vissute nella bellezza dei luoghi? Se dovessimo essere meno vincolati ai trend globali del nostro tempo per essere più strettamente legati alle fruttuose matrici dei nostri luoghi? Se dovessimo ripensare ai modelli di vita, agli stili di vita, agli scopi e ai progetti, ripartendo da quella ricchezza originaria del Mediterraneo? Se il futuro fosse, per dirla con un’immagine, Parmenide con lo smartphone, o Pitagora e l’intelligenza applicata, vale a dire pensiero e tecnica diversamente connessi? Direte che il mare fa brutti effetti, ubriaca alle volte; o i colpi di sole possono condurre a brevi follie sulle sponde del Mediterraneo… Ma se si dovesse ripensare l’identità mediterranea oggi, anziché accettare che sia solo turismo, migrazioni e decisioni prese lontano dalla civiltà mediterranea? Un dubbio, solo un dubbio di fine agosto…
La Verità – 25 agosto