Divulgare cultura: i simboli
È tutta questione di… unione.
Con il termine simbolo si intende una qualsiasi cosa – un suono, un gesto, un’immagine oppure un oggetto – che ne rappresenti un’altra.
Per esempio, i cinque cerchi intersecati che costituiscono un’immagine rappresentano i Giochi Olimpici; il dito indice portato alle labbra in modo verticale significa che è necessario fare silenzio; le lettere a-m-o-r-e nel loro insieme rappresentano il suono del termine “amore”, che a sua volta rimanda, e quindi rappresenta, un tipo di relazione affettiva importante nella vita di ogni essere umano.
Le associazioni che costituiscono gli esempi ora riportati sono arbitrarie e culturalmente definite.
Ecco perché è abbastanza “naturale” definire il sistema della cultura come un “insieme di contenuti simbolici”, poiché è attraverso i simboli che noi comunichiamo e rafforziamo gli elementi costituenti la cultura stessa, li colleghiamo gli uni con gli altri e quindi riusciamo a trasmetterli ai nostri figli.
Il nostro primo veicolo di trasmissione culturale, riferito alla nostra specie, è il linguaggio che rappresenta, appunto, la comunicazione simbolica per eccellenza (nonostante, in questi ultimi secoli, possa presentarsi come un vero e proprio tiranno, rispetto ad altre forme linguistiche presenti – come le espressioni dell’arte figurativo-astratta, oppure della musica).
Una delle conseguenze più importanti che derivano dal carattere simbolico del nostro modo di comunicare riguarda il significato che ogni individuo attribuisce a ciò che legge e scrive, nonostante vi possa essere un significato che viene generalmente definito “oggettivo”. Affermare “io sto mangiando una mela” significa la rappresentazione di una precisa azione, anche se ognuno di noi può chiedersi il perché di tale affermazione, oppure a quale tipo di mela mi stia riferendo. Le diverse interpretazioni che le persone attribuiscono a questa frase faranno sì che ogni individuo produrrà in sè stesso personali convinzioni relative alla frase stessa.
Ecco perché diventa particolarmente importante, specialmente nel mondo dei social e della comunicazione telematica, cercare di essere quanto più chiari è possibile, oppure volutamente opachi, con lo scopo di determinare rispettivamente una interpretazione più vicina alle idee dell’autore oppure decisamente ambigua.
Starà al livello cognitivo di ogni singola persona comprendere i diversi significati che una stessa frase, anche inserita in contesti linguistici diversi, possiede.
E per fare ciò è necessario leggere molto, senza stancarsi di farlo e a qualsiasi età.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info)