Dai paesi della Valle Telesina – II Parte

Dai paesi della Valle Telesina – II Parte

Data di nascita, origine dei nomi e stemmi civici dei paesi della Valle Telesina – II parte di Antonello Santagata

Posted by altaterradilavoro on Gen 26, 2021

Ha inizio in epoca longobarda la storia di San Lupo, quando, già nell’837, quelle terre erano possedimento dell’abbazia beneventana dei Santi Lupolo e Zosimo. Con i secoli l’abbazia fu dedicata, chissà perchè, ad un altro Santo, San Lupo di Troyes, ed il paese, nel XIII secolo, prende definitivamente il nome attuale.

Nello stemma civico, naturalmente, è riportato un lupo, simbolo del condottiero coraggioso, che sovrasta tre monti e guarda tre stelle. Le stelle rappresentano la guida sicura e l’aspirazione a cose superiori.

Abbiamo visto che il numero tre è ricorrente nella simbologia araldica (tre monti, tre archi del ponte, tre stelle, tre torri, ecc.) probabilmente perché il 3, per il richiamo alla Trinità, è da sempre considerato il numero della perfezione.

Sembra proprio che Pietraroia abbia origini antichissime come villaggio sannita raso al suolo da Silla, insieme agli altri insediamenti sanniti, dopo la Guerra Civile (82-83 a. C.) e rifondato, subito dopo, dagli stessi telesini, anch’essi vittime di quei fatti, profughi verso le montagne.

La versione più accreditata sull’origine del nome è quella che lo fa derivare dai marmi rosa presenti nella zona da cui “pietra rosa” e, dunque, Pietraroja. Anche se non tutti sono d’accordo preferendo l’origine dal latino petra ruens, cioè pietra che scorre, in riferimento ad alcune zone franose presenti in loco.

Lo stemma comunale rappresenta un leone rampante, simbolo di forza e coraggio, che si erge su tre torri, le quali, come detto, indicano antica nobiltà.

E’ concordemente accettato dagli storici datare la nascita di Solopaca alla fine della prima metà del IX secolo quando venne fondata, anch’essa, dai telesini che fuggivano dalle incursioni saracene e da un violento terremoto nell’ 848.

Varie, invece, sono le versioni circa l’origine del nome. La versione che più piace è quella di Don Vincenzino Canelli che parla di super pagos, cioè villaggio posto in alto rispetto agli altri che giustificherebbe il dialettale “Surrrupaca” (che è anche il nome con la quale era conosciuta nei secoli scorsi). Questa tesi è in netto contrasto con l’interpretazione sub pagus, villaggio di sotto (cioè alle falde del Taburno). L’ipotesi meno piacevole fa derivare il nome, come ricordava Don Alfredo Romano, da sol opacus, cioè poco esposto al sole.

A smentire quest’ultima versione i solopachesi hanno voluto nel loro stemma un sole nascente con volto umano, simbolo di grandezza e chiara fama, che si affaccia fra tre monti ai cui piedi vi è uno specchio d’acqua che di certo richiama il sottostante fiume Calore. L’acqua, però, nella simbologia fa riferimento al concetto di famiglia.

San Salvatore nacque come Casale dell’abbazia del Santissimo Salvatore, ancora una volta grazie ai telesini profughi dopo il terremoto del 1349 che portò all’abbandono totale dell’antica Telesia. In realtà si spostarono di poche centinaia di metri visto che Telesia si ergeva nel territorio dell’odierna San Salvatore. Afferiva al Casale anche la Rocca dove si andò a costituire un abitato detto di Massa Superiore per distinguerlo da Massa Inferiore, l’attuale Massa di Faicchio.

Quando nel XVII secolo, con la istituzione della Universitas (la moderna amministrazione comunale), il Casale divenne autonomo dall’abbazia benedettina, conservò il nome che la legava ad essa. L’identificativo “Telesino” fu aggiunto, con Regio Decreto nel 1862, al fine di distinguerlo da altri paesi con lo stesso nome ma anche per ricordare che lì stava l’antico e noto insediamento di origine sannita.

Infatti, nello stemma vi è la classica immagine del Cristo Salvatore, mentre benedice e regge il mondo in una mano, che si eleva dalle mura merlate di una torre dell’antica Telesia.

Da quando si ha memoria storica Telese è sempre esistita. A partire dal IV secolo a.C. ha solo cambiato nome, da Tulisiom a Telesia, da Telesis a Telese, e spostato di poco la collocazione geografica. Ha avuto momenti di splendore assoluto e periodi di completo spopolamento, ma di fatti è il paese che, in varie tornate, ha fondato o ripopolato gran parte dei paesi circostanti. Divenuto Comune autonomo nel 1934 (prima era frazione di Solopaca) con il solo nome di Telese, la denominazione Terme viene aggiunta nel 1992, a seguito di un referendum popolare.

Chiaramente nello stemma è rappresentato un fiotto d’acqua zampillante da una collinetta che poggia su di una base verde, colore simbolo dell’abbondanza.

Che il suo nome derivi dalla potente città dei Sanniti pentri detta Murgantia o, come sostenuto dalla maggioranza degli storici, dal villaggio di Mucrae, che partecipò con i Romani alla seconda guerra contro Annibale, l’origine sannita di Morcone è indubbia. Bisogna attendere, però, l’anno 776 per avere la prima notizia scritta di Morcone (anche se la cosa è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi) quando il paese ospitava il “Gastaldo”. Per i Longobardi il “Gastaldato” era più o meno corrispondente al Ducato e se Morcone era indicato già come sede in quegli anni, è ovvio che esisteva precedentemente a tale data.

Lo stemma civico è la rappresentazione dell’equilibrio. Vi è disegnato un leone rampante, simbolo di forza, valore e comando, che si arrampica su una rosa, metafora della grazia e della bellezza.

Gli storici locali hanno proposto varie ipotesi circa la genesi del nome Amorosi. Dal classico, ma ritenuto meno probabile, amne rosus cioè “fortezza di fiume”, al popolare, ancora più improbabile, “ambo eroso” (eroso da entrambi i lati dai due fiumi) trasformatosi nel dialettale Amb’rus. Non manca, poi, l’etimologia romantica che richiama la leggenda di un nobile che, nei tempi antichi, si recava in quei posti per “amoreggiare”. Più plausibile, agli occhi degli studiosi, è invece la supposizione che il toponimo sia dovuto al cognome del proprietario di quelle terre, che doveva chiamarsi Amoroso.

Il paese esisteva già nel periodo longobardo, forse a partire dal IX secolo, come una estensione di Telesia, considerato commercialmente importante per gli scambi tra gli opposti fiumi Calore e Volturno. Ricordo del periodo longobardo è il culto di San Michele Arcangelo, patrono del paese, molto diffuso tra quel popolo. Il suo nome, però, compare in un atto scritto solo nel XII secolo, come importante Casale di Telese. Negli anni venne chiamato in vari modi: Amorosis, Amoroso, Amorosa.

Lo stemma raffigura un leone ed una leonessa rampanti che si fronteggiano ergendosi verso un albero sradicato e fiorito. I leoni, come detto, sono simbolo di coraggio e forza ma presentati in coppia diventano un evidente richiamo all’amore e dunque al nome del paese.

Anche Frasso, a cui l’identificativo “Telesino” fu aggiunto dopo l’unità d’Italia, si vuole sia stato fondato dai telesini dopo la distruzione della loro città nel 1349. Altre leggende fanno risalire la nascita del paese alla devastazione di Telesia da parte di Silla o, prima ancora, ad opera di Fabio Massimo. Ma del paese si parla in un documento già nel 991/992, quando il Principe longobardo di Benevento, Pandolfo II, donò la chiesa frassese del S.S Salvatore al monastero beneventano di San Modesto. Alcuni fanno derivare il nome dal latino fractum che significa rotto, alludendo alla collocazione del paese in una frattura tra due monti. Più plausibile, invece, che il nome derivi da fraxinus, il nome latino dell’albero di frassino. Nello stemma civico, infatti, è rappresentato quell’albero, su sfondo azzurro, sormontato da una colomba bianca. Il frassino, visto che attorno ad esso non cresce nulla, è simbolo di padronanza assoluta, mentre la colomba in araldica, rappresenta l’amore puro. L’azzurro è il colore della gloria.

Si dice che Puglianello sia stata fondata, come le altre, dai telesini, questa volta profughi a seguito della devastazione della loro città da parte di Silla dopo la Guerra Civile dell’82 a. C. Ed infatti dal nome latino del proprietario di quelle terre, Pullius, alcuni fanno derivare il nome del paese. Puglianello compare per la prima volta in un documento scritto del IX secolo quando viene riportata come Pullianellu.

Frazione per un secolo esatto di San Salvatore Telesino, dal 1848 al 1948 data in cui divenne comune autonomo.

Lo stemma civico porta nel quadrante superiore otto spade poste a raggiera su campo giallo e nel riquadro inferiore un castello con due torri su sfondo rosso. La spada simboleggia l’origine guerriera, mentre il numero otto riporta alla mente l’infinito, ma anche l‘equilibrio e la giustizia. Giallo è il colore del benessere. Il castello, oltre ad essere simbolo di antica nobiltà, è un riferimento al Castello Baronale presente nel paese.

Antonello Santagata

L’articolo è tratto da “Guida alla Valle Telesina e al Sannio ad uso dei suoi abitanti o dell’ospite interessato” Ed. Fioridizucca 2019

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