Cialdini, i massacri nel Sud e la cittadinanza onoraria a Napoli: la giunta comunale gliela revoca
di Gigi Di Fiore
La notizia all’inizio è sembrata passare in sordina, ma la “verifica della possibilità di revocare il riconoscimento della cittadinanza onoraria al generale Enrico Cialdini” non è cosa da poco. Il Consiglio comunale aveva votato all’unanimità quell’ordine del giorno che impegnava il sindaco Luigi De Magistris e la sua giunta ad avviare la procedura che ha pochi precedenti. E, giovedì 20 aprile, l’amministrazione ha accolto l’invito: è passata la delibera che cancella la cittadinanza onoraria a Cialdini.
Napoli riguarda al passato, il Risorgimento non è più un tabù e si rileggono miti ed eroi.
Compreso il generale Enrico Cialdini, modenese, duca di Gaeta per riconoscimento del re Vittorio Emanuele II dopo la conquista dell’ultima roccaforte del re Francesco II di Borbone. Un ufficiale rude, dai modi spicci, dimostrati nel rapporto con i suoi subalterni e, nel Sud, al comando dell’esercito assediante a Gaeta oltre che nel successivo ruolo di luogotenente del re a Napoli. Cialdini usò il pugno di ferro, avviò la sanguinosa repressione contro la rivolta contadina del brigantaggio. Dispose rastrellamenti, fucilazioni a freddo, devastazioni e distruzioni di paesi. Come a Pontelandolfo nel Sannio.
Pochi giorni dopo la conquista di Gaeta, Cialdini divenne subito cittadino onorario di Napoli. Come se a Parigi, nel 1940, avessero nominato cittadini onorari i generali tedeschi entrati nella capitale della Francia. Era il 21 febbraio del 1861, quando il sindaco Andrea Colonna conte di Stigliano decise per tutti. Il generale Cialdini doveva diventare una gloria dell’ex capitale delle Due Sicilie, cittadino onorario per meriti patriottici. Il conte di Stigliano, diventato sindaco di Napoli nel dicembre 1860, era prossimo alla nomina a senatore e ad ottenere anche la prestigiosa onorificenza di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro gestito dalla dinastia Savoia. Abbracciava il liberalismo e la nuova dinastia regnante, nel riconoscimento del nuovo ordine unitario dopo la caduta delle Due Sicilie.
Per Cialdini fu un altro titolo di cui fu meno fiero di quello di duca, che era invece trasmissibile agli eredi. Ma sanciva ulteriormente il suo prestigio militare di vincitore, prologo dell’ingresso in Parlamento e delle successive nomine a ministro. Dopo una ricerca nell’archivio comunale di Napoli su delega del sindaco, Flavia Sorrentino aveva ricostruito il percorso della cittadinanza onoraria concessa al generale. E, nella rilettura risorgimentale, un paio di mesi fa era partita la procedura della revoca. Cialdini fu anche protagonista di una celebre polemica contro Garibaldi sull’efficienza delle camicie rosse, salvate nelle Due Sicilie dall’arrivo dell’esercito regolare piemontese che aveva sconfinato in uno Stato amico per conquistarlo.
La revoca ha dunque significato politico e storico insieme. Un segnale, che fa proprie le richieste e le sollecitazioni culturali di tanti movimenti, associazioni e partiti che si definiscono “meridionalisti”. Di certo, anche nella commissione consiliare Cultura, presieduta da Elena Coccia, l’orientamento a favore del provvedimento era stato favorevole. Come lo era stata la richiesta di eliminare il busto di Cialdini nel salone della Camera di commercio di Napoli. I conti con la storia, con i metodi utilizzati per un’unificazione piena anche di ombre, sono ormai avviati anche in una parte del mondo della politica e nelle istituzioni. E la discussione sulla revoca della cittadinanza onoraria napoletana a Cialdini ne è stato un primo piccolo segnale. Dopo il Consiglio comunale, anche l’amministrazione ha detto sì: dopo 156 anni, Cialdini non è più cittadino onorario di Napoli.
Mercoledì 22 Marzo 2017
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