CALATAFIMI, LE ACCUSE DI TRADIMENTO DEL LUOGOTENENTE CASTELCICALA AL GENERALE LANDI*
di Michele Eugenio Di Carlo
Il 14 maggio 1860, dopo appena pochi giorni dallo sbarco di Giuseppe Garibaldi, Francesco II richiamava a Napoli il generale Carlo Filangieri, principe di Satriano, pregandolo di prendere in mano le redini della caotica situazione siciliana. Ne ottenne un rifiuto motivato da età e condizioni di salute, ma anche la vaga allusione che si era giunti a tal punto della crisi perché non erano state prese in considerazione le sue proposte.
In quell’occasione Filangieri diede l’indicazione, rivelatasi infelice, di nominare a Luogotenente della Sicilia il generale Ferdinando Lanza in sostituzione del dimissionario Paolo Ruffo di Bagnara, principe di Castelcicala. Suggerì persino un piano che avrebbe dovuto contribuire a difendere l’Isola dall’invasione di forze militari non regolari sostenute da Gran Bretagna e Piemonte, ma che invece si sarebbe rivelato utile a confondere le idee già incerte del nuovo Luogotenente e degli ufficiali dell’esercito. Infatti, il Principe di Satriano propose di evacuare Palermo e di dislocare i reparti militari tra Castellamare del Golfo, Agrigento e Messina. Francesco II e il Consiglio dei Ministri, invece, preferirono la soluzione di inviare da Palermo le truppe necessarie al fine di sconfiggere i nemici.
La battaglia di Calatafimi – Olio su tela di Remigio Legat
Finalmente il 16 maggio, il luogotenente Castelcicala veniva sostituito dal generale Lanza. Le violente critiche al Castelcicala si basavano soprattutto sul fatto che, qualche settimana prima dello scoppio dei moti siciliani, aveva incautamente rassicurato il re che non vi erano situazioni tali da far prevedere tumulti di natura sociale o politica. Le accuse furono addirittura riportate più tardi in un testo pubblicato nel 1863, che aveva l’intento di dimostrare che i successi garibaldini erano causati da tradimenti, paure, incapacità: Cronaca degli avvenimenti di Sicilia dai 4 aprile ai principi di agosto del 1860. Come già annotato, alle accuse Paolo Ruffo di Castelcicala replicava con una lettera dell’11dicembre 1861 trasmessa al direttore dell’ «Union», ripubblicata in parte dal giornalista Raffaele De Cesare.
Risulta interessante constatare come la ricostruzione degli eventi bellici del Castelcicala, dallo sbarco di Marsala allo scontro di Calatafimi, corrisponda a quella riportata dallo storico legittimista Giacinto de’ Sivo. In definitiva, il Luogotenente nella lettera scaricava le responsabilità sul comportamento della flotta, sul ritardo dell’arrivo dei rinforzi regolarmente richiesti e sul tradimento del generale Francesco Landi:
Conformemente al piano fissato da prima, tre battaglioni cacciatori partendo da Napoli dovevano rendersi immediatamente sul posto dove lo sbarco di Garibaldi sarebbesi effettuato. Il 10 maggio io ricevetti il primo avviso dello avvicinarsi di Garibaldi, e lo trasmisi immediatamente alla flotta, il comandante della quale mi accusò ricezione del mio dispaccio. L’undici Garibaldi sbarcò a Marsala. Il giorno stesso il Capo del Governo ne fu avvertito e promise per l’indomani l’invio a Marsala dei battaglioni cacciatori. Queste truppe non giunsero mai. Vogliano coloro che si occupano di redigere la storia di questi deplorevoli avvenimenti ricordare questo fatto la cui importanza fu suprema! Io lo ripeto e lo preciso. […] Il generale Landi, che comandava in Alcamo, ed il prode maggiore Sforza, che io aveva inviato lo stesso giorno a Trapani con un battaglione, ricevettero nel corso della notte le mie istruzioni per concertare i loro movimenti con quelli delle truppe attese da Napoli. Queste truppe non si videro mai. Il 13 allorchè acquistai la triste convinzione che non bisognava più contarci, riunii le forze di Landi e di Sforza, dando loro l’ordine di marciare innanzi. L’autore della Cronaca dice che il battaglione di Sforza da Girgenti fu spedito in Alcamo per rinforzare Landi. No, no; il battaglione Sforza da Girgenti venne spedito a Trapani ove restò due giorni per attendervi l’avviso dell’arrivo dei battaglioni provenienti da Napoli, e fu solo dopo due giorni di aspettativa che il battaglione Sforza fu spedito da Trapani ad Alcamo per rinforzare Landi. Si sa quello che Landi fece a Calatafimi (quel Landi che il Re aveva nominato generale otto giorni prima) ma è utile che si sappia che se si fosse tenuta la parola, se non si fosse impedito che perfidi consigli dati all’Augusto mio Sovrano, la partenza dei promessi rinforzi, Landi non avrebbe avuto il tempo di rendere la sua memoria sì tristamente celebre[1].
Sempre De Cesare riporta un estratto della lettera che il Castelcicala scrisse cinque anni dopo al generale Federico Bonanno, il quale il 14 maggio era sbarcato a Palermo e non come previsto a Marsala:
Ma, signor generale, nel ricevere l’11 maggio l’ordine di partire per Palermo, non avete voi capito che il Re, voi ed io andavamo ad essere vittime del più orribile tradimento, voi, che sapevate benissimo che annunziando io, lo stesso giorno, lo sbarco di Garibaldi, aveva chiesto l’invio immediato a Marsala dei due battaglioni promessi?[2]
Il subentrante neo Luogotenente, generale Lanza, era talmente confuso, incerto e inadatto a fronteggiare la situazione, che risultò necessario che il 18 maggio Francesco II gli inviasse, vanamente, il generale Alessandro Nunziante per costringerlo ad affrontare Garibaldi che si avvicinava a Palermo.
[1] La lettera di Castelcicala al direttore dell’«Union» dell’11 dicembre 1861 è riportata in R. DE CESARE (Memor), La fine di un Regno: dal 1855 al 6 settembre 1860, cit., pp. 335-336.
[2] Ivi, p. 326.
*Tratto dal testo di Michele Eugenio Di Carlo “Sud da Borbone a Brigante”