BRIGANTI BORBONE E SAVOIA. LA DIFFERENZA.
Anche con i Borbone c’erano i briganti, Ferdinando secondo, non usò la repressione. Cercò di venire incontro alle esigenze del popolo. A Molti diede terreni demaniali da coltivare (sempre in uso, mai in proprietà), a Giosafatte Talarico di Panettieri, fece una offerta, trattò da uomo a uomo con lui.
Giosafatte vive ancor oggi nella memoria collettiva del suo paese e di quelli vicinori, come il vendicatore dei torti, il romantico difensore dei deboli! Giosafatte fu un brigante solitario e particolare : uccideva solo per vendetta o per ridare ai poveri quello che l’arroganza dei baroni aveva loro tolto! La sua abilità nel travestimento, la sua cultura e soprattutto l’accortezza di non legarsi per troppo tempo a bande numerose, ma avere solo due amici fedeli: Felice Cimicata di Taverna e Benedetto Sacco di Castagna, fecero di lui un imprendibile fantasma, una leggenda vivente! Solo un patto con il monarca borbonico lo stanò dalle selve silane. Nel 1845 il re Ferdinando II, desideroso di dare all’Europa un’immagine pulita del suo regno, constatato che con la repressione non approdava a niente, propose a Giosafatte e ad altri briganti di arrendersi in cambio di una nuova e libera vita lontano dalla Sila. Giosafatte così venne esiliato nell’isola di Ischia dove ebbe casa e stipendio. Aveva allora 40 anni e altri 40 visse in completa tranquillità davanti al mare! Dopo l’unità il deputato nepoletano Mariani con un’interrogazione parlamentare chiese se fosse giusto mantenere a spese dello stato un brigante graziato dai Borboni. Non ebbe risposta. Non fu solo quello il progetto borbonico che i Savoia perpetuarono nella bella Calabria! Aprirono fabbriche seriche, tessili, siderurgiche
(Tratto dal libro ” AMORE E MORTE NELLA CALABRIA BRIGANTA” in via di pubblicazione, di ANTONIO CIANO E FRANCESCA GALLELLO.