Percorso Storico – Artistico
L’itinerario partirà dal Teatro Romano, costruito nel II secolo dall’Imperatore Adriano e inaugurato nel 126 d.c., sorge nella zona occidentale della città antica, sul cardo maximus. Il monumento, la cui cavea misura circa 98 metri di diametro, è costruito in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e in laterizio. La cavea, ove prendevano posto gli spettatori per assistere agli spettacoli, si è ben conservata e si evincono i tre ordini architettonici che la formavano: l’ordine tuscanico, ionico e corinzio. Gode tutt’oggi di un’acustica perfetta e viene utilizzato per spettacoli di vario genere.
Dal teatro romano si raggiungerà l’Arco di Traiano, simbolo della città di Benevento e costruito per volere dell’Imperatore romano Traiano nel 114 d.C., in occasione dell’inaugurazione della via Appia. Alto 15,60 mt e largo 8,60 mt. mostra temi diversi su ogni facciata: scene allegoriche riguardanti la città, le divinità e l’imperatore. Dopo la conquista longobarda nel VI secolo d.C. fu inglobato nella nuova cinta muraria, diventando porta urbica.
Terza tappa è la Chiesa di Santa Sofia, una delle più importanti testimonianze dell’architettura longobarda nella Langobardia Minor, dal giugno 2011 Patrimono UNESCO.Fu fondata da Arechi II, divenuto nel 758 Duca di Benevento, che la rese il simbolo della spiritualità longobarda, per poi diventare, nel tempo, una delle più potenti dell’Italia meridionale. Inoltre è nel suo “scriptorium” che, nel secolo XII, si sviluppò la scrittura beneventana, famosa in tutto il mondo. La pianta è unica nel suo genere: al centro sei colonne sono disposte ai vertici di un esagono e collegate da archi che sorreggono la cupola. L’esagono interno è poi circondato da un anello decagonale con otto pilastri e due colonne ai fianchi dell’entrata. Lo splendore dell’antica chiesa è inoltre testimoniato dai resti dei magnifici affreschi delle absidi.
A 300 metri troviamo l’Hortus Conclusus l’installazione artistica a cura di Mimmo Paladino, realizzata nel 1992 in collaborazione con gli architetti Roberto Serino e Pasquale Palmieri e il lightning designer Filippo Cannata, situata in uno degli orti del Convento di San Domenico. Il nome latino indica un giardino chiuso e un luogo segreto dove gli asceti, meditando, potevano avvicinarsi a Dio. L’Hortus è, quindi, un invito a intraprendere un personale percorso della memoria che serva a rivalutare il passato e sé stessi, in armonia con la natura. Tra le opere spicca il Cavallo di Bronzo, tema ricorrente dell’artista, con indosso una maschera d’oro cosi come Agamennone, probabilmente ad evocare il mito del cavallo di Troia.