da un Post di Rocco Biondi:
Descrizione
“Le stragi e gli eccidi dei Savoia” è uno dei più famosi pamphlet meridionalisti scritti da Antonio Ciano, fondatore del Partito del Sud. In esso vengono rievocate le innumerevoli stragi compiute dall’esercito piemontese all’indomani dell’Unità d’Italia, per sopprimere la reazione delle popolazioni meridionali a quella che fu una vera e propria colonizzazione.
Eccidio di Scurcola ( 140 morti)
L’avvocato Giorgi con trecento uomini prese Scurcola e restaurò il Governo Borbonico abbattendo tutti gli stemmi e le effigie dei Savoia usurpatori. I patrioti borbonici furono accolti nella cittadina abruzzese da eroi; gli abitanti festeggiarono l’avvenimento mentre i feriti furono sistemati nella caserma della guardia nazionale. A notte fonda, quando tutti dormivano, i piemontesi, baionetta in canna, invasero Scurcola e falcidiarono i partigiani meridionali a decine al grido di :“ Avanti Savoia! “. Si distinse nella repressione feroce il garibaldino Fanelli con le sue camicie rosse che avevano preso parte alla spedizione punitiva. Una vera carneficina. I patrioti meridionali furono scannati senza pietà. I prigionieri furono condotti al cimitero il giorno successivo e , secondo gli ordini dati dal generale Della Rocca vennero quasi tutti fucilati. Vennero fatti uscire dal camposanto e uno per volta, mentre credevano d’esser liberi, erano crivellati di colpi di fucile e finiti a baionettate.( Michele Topa, I briganti di Sua Maestà, Casa Editrice dei Fratelli Fiorentino di Fausto Fiorentino, Napoli, i993, pag 79) Il 23 di gennaio del 1861 il Monitore toscano, giornale ufficiale governativo, gongolante e radioso per le stragi perpetrate nel centro Italia dalle truppe piemontesi scrive:” Il suolo dentro e fuori Scurcola è coperto di cadaveri…Nel corpo di guardia di Scurcola si erano rinchiusi 50 o 60 ribelli…fu sfasciata la porta, furono presi tutti e dicesi che saranno fucilati”. E così fu. Tutti furono uccisi barbaramente. Chi dirigeva le operazioni era il Colonnello Quintini. (La Civiltà Cattolica, Vol. IX, Serie IV, Roma, Anno 1861, pag 618) La Nazione di Firenze, giornale cavourriano, nel n.37 del 6 febbraio scrive che:” Il Colonnello Quintini ne fucilò un cinquanta”.
Solo 50? Essendo liberale il giornale e quindi di parte è facile comprendere che i giornalisti cercavano di nascondere stragi ed eccidi il più possibile, tanto è che i nostri governi non hanno mai sentito il dovere di chiarificarci le idee su quello che è successo in quel periodo. Quanti sono stati i morti di Scurcola?
Note più dettagliate sono riportate nella busta 2 dell’archivio storico dell’esercito oggi in via Lepanto a Roma: nelle pagine che vanno dalla 19 a 171 si legge che …” dopo due ore di combattimento i borbonici sono scacciati da Scurcola, lasciando oltre 80 morti e “come prigionieri di guerra altri sessanta circa tra civili e militari…immediatamente passati per le armi”
D’Orsi fucilato con altri 47 partigiani
a Casamari presso Sora
“…i soldati di De Sonnaz non fecero altrettanto a Casamari nei pressi di Sora? Chi non ricorda le fucilazioni di poveri villici a 50 per volta? Chi non ha letto con orrore i particolari della fucilazione del povero D’Orsi? ( La Civiltà Cattolica, Vol. IX, Serie IV, Roma, Anno 1861, pag. 617 )
Il primo di febbraio La Gazzette du Midi di Cazzolo ha riportato il racconto della morte di D’Orsi:” Il cappellano Gennaro D’Orsi fu trasportato sul luogo del supplizio, nel cimitero di Scurcola appunto, dove 47 dei suoi compagni avevano già ricevuto la morte, e là ebbe dapprima a soffrire tutti gli insulti immaginabili. Ma egli senza perder nulla della sua nobile attitudine non cessava di dir ai nemici:<<Voi non mi fate paura, anzi, mi ispirate solo pietà>>. E sebbene i più odiosi sarcasmi non cessassero di perseguitarlo che nel momento, in cui il ministro di Dio cadeva sotto otto colpi di fucile, egli tuttavia, così lacero e ferito com’era, ebbe la forza di rivelarsi e di ripetere ancora: Io non vi temo. Fu allora che i soldati tremarono. Ma questo sentimento fu in loro assai breve; perché compressi da nuova rabbia, eccoli precipitarsi ad una volta sul corpo inanimato quasi della vittima. E uno di loro gli tolse il crocefisso che tenea serrato sul petto suo e gridò: ecco la causa! Allora con una stupida ferocia calpestarono il crocefisso; indi legato ad un albero il prete, lo finirono a colpi di baionetta!
Antonio Ciano.
Antonio Ciano è uno storico meridionalista e fondatore del Partito del Sud. Originario di Gaeta, l’antica piazzaforte dove si consumò il lungo e devastante assedio che avrebbe consegnato il sud Italia a Casa Savoia, si dedica a un febbrile lavoro di ricerca visitando gli archivi di stato dove, consultando documenti desecretati, riporta alla luce fatti e misfatti del Risorgimento e della conseguente annessione del Meridione.
Il suo best seller I Savoia e il Massacro del Sud ha venduto decine di migliaia di copie ispirando i lavori di successivi storici meridionalisti.