Antonio Ciano e Mimmo Cavallo Ricordano
PONTELANDOLFO. . . 14 agosto 1861
Iniziò così l’eccidio di Pontelandolfo. L’ora mattutina e soprat- tutto la convinzione della restaurata libertà facevano fare sonni tranquilli e beati alla popolazione. Alzarsi di botto e vedere quegli assassini che stavano incendiando le loro case, provocò, in molti un’autodifesa naturale. Molti si armarono di roncole e forche ma i fucili dei pennuti piemontesi avevano la meglio su di loro. Alcuni vennero stesi nella propria abitazione, altri dormienti nel proprio letto; altri mentre fuggivano. Qualcuno riusciva a oltrepassare la porta di casa ma veniva abbattuto sull’uscio. Pochi riuscivano a raggiungere la fine del vicolo, subito abbattuti dai piemontesi, senza pietà. Grida, urla, gemiti dei feriti, pianti di bambini. Pon- telandolfo fu messa a ferro e fuoco.
Tutto il paese bruciava; i lamenti salivano al cielo, e ancora grida e urla.
Nicola Biondi, contadino di sessantanni, fu legato a un palo della stalla da dieci bersaglieri, i quali denudarono la figlia Con- cettina, di sedici anni, e la violentarono a turno. Dopo un’ora la ragazza, sanguinante, svenne per la vergogna e per il dolore.
Il bersagliere che la stava violentando, quasi indispettito nel vedere quel corpo esanime, si alzò e le sparò. Il padre della ragaz za cercava di slegarsi, usava tutte le sue forze, cercava di liberarsi dalla fune che lo teneva inchiodato al palo, e nello sforzo il sangue usciva dalla sua pelle. A dare fine al suo tormento e alla sua pena pensarono i bersaglieri con una scarica micidiale. Le pallottole rup- pero perfino la fune e Nicola Biondi cadde carponi nei pressi della diletta figlia Concettina.
DA “ I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUD” di Antonio Ciano, edito nel 1996 dalla Gand Melò di Roma
Grazie a Antonio e Mimmo per aver voluto ricordare il nefasto episodio,Renato Rinaldi
Renato, come posso dimenticare? A parte quattro anni di processi tra Latina e Roma,.ma quell’eccidio lo porto dentro.Mi ha massacrato l’anima. E da allora decisi di disarcionare la storia idilliaca che ci insegnavano a scuola, storia che non ho mai condiviso. A me la raccontava mio nonno Pasquale. le sue bestemmie erano solo contro Garibaldi. Da piccolo, pensavo fosse un contadino suo confinate che gli rubava qualche chilo d’uva o qualche carciofo. No! quello non era un ladro di polli, non era socialista . era un massone e faceva fucilare solo contadini ed operai.