Dopo quella di estetisti e parrucchieri, spunta una tassa Covid da 20 a 40 euro in officina
“Arrivano denunce da parte di cittadini di tutta Italia che si sono visti imporre costi di sanificazione obbligatoria sulle auto, totalmente ingiustificati e illegittimi”, spiega il Codacons
Dopo la “tassa Covid” di estetisti e parrucchieri, spunta la “tassa sanificazione” imposta da varie autofficine ai propri clienti. Lo denuncia il Codacons, che spiega: “Arrivano denunce da parte di cittadini di tutta Italia che hanno portato la propria vettura presso un’officina per il tagliando periodico o per riparazioni o manutenzione e si sono visti imporre costi di sanificazione obbligatoria sulle auto, mediamente da 20 a 40 euro, totalmente ingiustificati e illegittimi”.
In pratica, molti esercenti vincolano l’intervento ad una sanificazione obbligatoria dell’automobile. A chi rifiuta di pagare, l’officina nega le riparazioni o i tagliandi.
“Si tratta di una pratica del tutto illegale, e contro la quale presenteremo le dovute denunce ad Antitrust e Guardia di Finanza – spiega il presidente Carlo Rienzi – Non esiste alcuna norma che obbliga i consumatori a sanificare la propria autovettura presso le officine, né che vincoli i tagliandi o le riparazioni al pagamento di ‘tangenti’ legate al Covid”.
“Invitiamo i cittadini a non sottostare alle richieste assurde degli esercenti e a non pagare qualsiasi tassa aggiuntiva legata al coronavirus, segnalando al Codacons qualsiasi irregolarità riscontrata negli esercizi commerciali”, conclude Rienzi.
Anche la Confartigianato Autoriparazione, associazione di categoria delle autofficine, ha condannato la “tassa sanificazione”. “Non vogliamo passare per quelli che se ne approfittano – ha detto, come riporta Il Sole 24 Ore, Alessandro Angelone, presidente Confartigianato Autoriparazione – la nostra linea è di non applicare costi aggiuntivi ai clienti e di assicurare gratuitamente l’igienizzazione della vettura attraverso uno spray sulle zone di contatto come sedili, volante, pomelli e freno a mano”.
“Ogni impresa fa come ritiene più opportuno – conclude Angelone – ma non possiamo che censurare l’obbligatorietà di un trattamento di sanificazione che dovrebbe essere solo a discrezione del cliente”.
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