QUEI GIORNI LONTANI IN PUGLIA!!!
Li ricordo quei giorni, perdio se li ricordo!
Ricordo, per esserne stato testimone diretto, quei giorni di ventinove anni addietro: Brindisi brulicava di gente come non mai; un’intera umanità dolente vomitata da imbarcazioni fatiscenti, una marea di persone che si riversava dalle banchine del porto e invadeva corso Umberto, via Roma, il ponte delle Commenda … E la gente, la mia gente che, dai balconi, gettava viveri e abiti in strada; e quella marea di popolo che si cambiava per strada, beveva un sorso d’acqua, addentava un panino. Un intero popolo in fuga, un intero popolo in cerca di rifugio, di accoglienza! E accoglienza, accoglienza vera, trovò. Perché quei monti che, nelle giornate di cielo terso, s’intravedono dalle colonne terminali della via Appia, non sono monti stranieri: non possono essere tali solo a causa di un mare che ci separa: sono monti di quella medesima terra che si chiama Umanità e che non ha bisogno di bandiere o di muri, di confini. Quel mare, come tutti i mari, non divide, semmai unisce.
Li ricordo quei giorni, perdio se li ricordo!
Nessuno è straniero in Terra di Puglia. Non lo è stato mai! Perché la Puglia, è semplicemente una regione del Mediterraneo, una provincia di quella terra che è stata culla di civiltà; e il Mediterraneo è come il seno di una vecchia madre, approdo rassicurante a tutti quando la vita è tempesta!
Li ricordo quei giorni, perdio se li ricordo!
Noi eravamo i “forti”, alle cui porte bussavano i “deboli”. Non avevamo molto, ma quel poco che avevamo lo abbiamo condiviso. Perché in Puglia l’undicesimo comandamento è “ addò ni mancia uno, ni ponno mancià doi” (dove mangia uno, ne possono mangiare due). E noi lo rispettammo quel comandamento.
Li ricordo quei giorni, perdio se li ricordo!
Li ricordo ancor più prepotentemente oggi che da quegli stessi monti – grazie a un piccolo manipolo di uomini vestiti della divisa della fraternità riconoscente – ci viene una lezione di vita: chi era “forte” ieri e oggi, a causa di un fottuto nemico invisibile, non può dirsi tale, si vede tendere la mano da chi allora era “debole” (e nemmeno oggi può diredi non esserlo più).
E l’insegnamento principale che discende da questa lezione è quello della assoluta fragilità dell’essere umano, di ogni essere umano, che viva o meno in una regione baciata dalla fortuna, senza distinzioni; una fragilità immensamente rappresentata da quell’uomo che – nel suo incerto incedere di vecchio – batte, penitente, il selciato da sempre visto come l’emblema della grandezza umana e divina.
Me li ricorderò questi e quei giorni, perdio se me li ricorderò!
Me li ricorderò anche se, per questo, sarò costretto a dover dire grazie a un fottuto virus!
Valentino Romano