Coronavirus, l’Italia riapre il 3 giugno: le 10 cose che non si possono ancora fare
Dall’obbligo di prenotazione e di fornire le generalità fino al divieto di assembramenti contro il coronavirus, ecco come sarà l’Italia a partire dal prossimo 3 giugno
Francesca Galici – Sab, 30/05/2020
Sembra ormai certa la riapertura totale dell’Italia a partire dal prossimo 3 giugno, quando finalmente gli italiani potranno godersi la libertà di un bagno al mare anche fuori dalla loro regione.
Ovviamente, come da mesi specificano gli esperti, l’attenzione dev’essere sempre massima, se si abbassa la guardia il rischio è quello di spalancare le porte a una nuova ondata epidemica di coronavirus. Il 3 giugno, quindi, sarà ufficialmente la data di fine del lockdown che perdura dallo scorso marzo e anche chi arriverà in Italia non dovrà sottoporsi alla quarantena. Restano, comunque, dei limiti e delle regole che non possono essere derogate per il bene collettivo.
Quest’apertura non è da intendere come un tana liberi tutti o come un vero ritorno alla normalità, che sembra ancora lontana all’orizzonte. Chi vorrà potrà partire per le vacanze, si potranno incontrare gli amici con maggiore libertà e ci si potrà concedere un tuffo nello splendido mare italiano o una passeggiata lungo i sentieri di montagna ma tenendo sempre in mente regole, obblighi e divieti che persisteranno anche dopo il 3 giugno.
Diveto di assembramenti
Non è una regola derogabile, almeno per ora. Il rischio che l’indice R0 risalga è troppo alto per permettere gli assembramenti. Al momento il contagio è sotto controllo ma, come da tempo spiegano tutti i virologi, basta poco perché risalga e si creino nuovi focolai che potrebbero far ripiombare il Paese nell’incubo di marzo, quando le terapie intensive erano al collasso. Nessuna possibilità, quindi, di aggregarsi all’aperto e nei luoghi pubblici così come nelle residenze private, almeno finché non verrà trovata una soluzione definitiva.
Obbligo di distanziamento sociale
L’obbligo di mantenere la distanza minima di un metro da chi ci circonda fa il paio con il divieto di assembramenti. Tutti gli esperti raccomandano anche di raddoppiare la distanza dagli altri quando si pratica attività sportiva, portandola ad almento due metri, per evitare che i droplets, responsabili del contagio, raggiungano il prossimo.
Obbigo di mascherine
In alcune regioni (come la Lombardia) la mascherina è obbligatoria sempre, sia all’aperto che al chiuso. In ogni caso, i virologi raccomandano di indossarla sempre quando possibile per ridurre la possibilità di trasmissione del coronavirus da parte dei soggetti asintomatici che non sono a conoscenza di esserne portatori. Nei luoghi pubblici chiusi, dove è difficile o impossibile mantenere il metro di distanza, la mascherina è un dispositivo imprescindibile. Questa regola non è derogabile, per esempio, sui mezzi pubblici, dal parrucchiere o estetista e nei negozi.
Obbligo di guanti
Sebbene i virologi non abbiano trovato una linea unitaria su questo punto, la libertà decisionale offerta dal governo prevede che le attività commerciali possano decidere autonomamente se prevedere o meno l’obbligo di indossare i guanti come conditio sine qua non per l’ingresso. L’unico obbligo previsto dal decreto riguarda i negozi di generi alimentari, dove è obbligatorio utilizzarli per manipolare gli alimenti, sia da parte dei clienti che dei lavoratori.
Divieto di effusioni
Non sono ancora ammessi gli abbracci e i baci con i “non congiunti” così come con i parenti non convintenti. Questa forte raccomandazione si fa ancora più stringente nel caso di individui anziani. Infatti, l’ondata epidemiologica di merzo ha dimostrato che questi sono i soggetti maggiormente a rischio di compliazioni da coronavirus.
Obbligo di misurazione della temperatura
Chi vuole fare il suo ingresso in un luogo pubblico, aperto o chiuso, non può esimersi dalla misurazione della temperatura laddove sia prevista. Nel caso in cui la febbre superi i 37,5 gradi non si potrà entrare così come previsto dall’ordinanza del governo. A discrezione di chi effettua la misurazione è prevista anche la segnalazione alle autorità sanitarie per ulteriori controlli.
Obbligo di prenotazione
La maggior parte degli esercizi pubblici e commerciali, tra i quali anche tantissime spiagge, non permettono più l’accesso se non previa prenotazione. Si tratta di una misura necessaria per contingentare gli ingressi e regolare la presenza all’interno dei locali e degli spazi aperti, in modo da evitare assembramenti. Si tratta di una decisione presa anche a fronte dell’inevitabile riduzione dei posti disponibili nei ristoranti e nei lidi balneari, per esempio.
Obbligo di fornire le generalità
Non sarà possibile rifiutarsi di fornire le proprie generalità negli esercizi pubblici che le richiederanno. Quest’obbligo nasce dall’esigenza di poter avere una liena di tracciamento nel caso in cui qualcuno dovesse sviluppare sintomi da coronavirus e risultasse positivo ai tamponi. Chiunque dovesse esserci entrato in contatto sarà tenuto all’isolamento fiduciario.
Divieto di spostamenti liberi fuori dal confine
Per il momento non si potrà viaggiare liberamente negli altri Stati in totale libertà. Questo perché non tutti hanno aperto o apriranno a breve le frontiere agli italiani. In alcuni casi, benché i confini siano liberi, è previsto l’obbligo di quarantena fiduciaria per chi entra nel Paese.
Obbligo di quarantena
Chi dovesse essere stato segnalato dall’autorità sanitaria e chi dovesse entrare a contatto con il coronavirus ha l’obbligo di rispettare i 14 giorni di isolamento domiciliare per verificare l’eventuale comparsa de sintomi. Alcune regioni, inoltre, prevederanno ancora dopo il 3 giungo la quarantena per chi arriva da altre regioni prima di potersi liberamente muovere sul territorio.