Il Cammino dei Briganti
Pietro Fucile 12 giugno 2020
L’attuale emergenza Covid-19 non rappresenta che un ulteriore pretesto, ma le ragioni per lasciarsi sedurre dai cammini messi in opera da Luca Gianotti, l’ideatore del Deep Walking ovvero la pratica del cammino profondo capace di coniugare leggerezza, etica e profondità, ci sono già tutte. Soprattutto se vorrete incamminarvi per i sentieri che furono confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, e che ora disegnano il Cammino dei Briganti.
Un itinerario di circa 100 chilometri in un anello che tiene insieme il Lazio all’Abruzzo, adatto anche alle famiglie, da percorrere in sette giorni tra la Val de Varri, la Valle del Salto e i fianchi del Monte Velino sulle orme dei briganti della Banda di Cartòre. Un territorio poco noto e selvatico capace di custodire storie e tradizioni antiche, tra borghi medievali, cucina di rari sapori e paesaggi senza eguali.
Per la realizzazione del Cammino, Luca, voce autorevole nel panorama internazionale della cultura del camminare, ha potuto contare sull’esperienza, l’entusiasmo e la volontà di altri competenti “filosofi” del trekking, fra tutti Fabiana Mapelli e Alberto Liberati della Compagnia dei Cammini, che per questo territorio hanno saputo immaginare un destino differente dal lento spopolamento, utilizzando il tema del brigantaggio postunitario rivelatosi essere la chiave giusta per aggregare tante persone attorno a un progetto partito in maniera spontanea nel 2015.
È bastato poco tempo, giusto un paio di anni, per far subentrare all’iniziale scetticismo delle istituzioni e delle attività economiche locali, un crescente interesse dovuto all’aumento degli introiti per via dei tanti camminatori che da marzo a ottobre (mentre i turisti classici si vedono solo in agosto) popolano ora il Cammino.
Il vento è cambiato e dopo la definizione del percorso e l’installazione della segnaletica, è arrivata la pubblicazione di una guida, la messa in rete di un sito web nel quale sono indicati tutte le possibilità ricettive, una mappa dettagliata dei sentieri e le autenticazioni, che in questo caso sono i salvacondotto, su cui raccogliere i timbri che certificano l’effettivo completamento del percorso.
L’iniziativa, che qualche anno prima era stata (forse) testata promuovendo in Basilicata l’affascinante Cammino di Ninco Nanco – viaggio a piedi alla scoperta del Vulture, scaturisce, a detta dello stesso ideatore, dalla lettura del libro “Terroni” di Pino Aprile nel quale Luca è contento di leggere che “…al posto della vendetta si propongono valori positivi e virtuosi affinché dal Sud parta una rinascita per l’Italia intera” e si dice convinto che se il Sud dopo un processo di rilettura della propria storia prendesse consapevolezza dei fatti accaduti centosessanta anni fa “… e portasse i valori meridiani come antagonisti della società consumistica del Nord che ora dimostra i suoi limiti, dal Sud potrebbero partire le spinte positive per la rinascita di un Paese che altrimenti sembra vecchio decrepito”.
Luca è un uomo del Nord, è di Modena, ma si porta il Mediterraneo nel cuore. Un nuovo tipo di “brigante” senza spada né fucile, convinto che chi camminerà per questi sentieri, con consapevolezza, tornerà a casa con le idee più chiare, perché ai pregiudizi avrà sostituito i giudizi e ai preconcetti i concetti. Che poi è un modo per rendere giustizia a chi un secolo e mezzo fa ha lottato contro l’invasione Sabauda e per tracciare un interessante percorso, anzi un Cammino, che collegando il recupero della memoria, al turismo e alle realtà imprenditoriali, è esempio da replicare anche in altri Sud.
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