Coronavirus/ Dedicato a chi esce di casa per futili motivi: attenti a non fare la fine di Don Ferrante…
Nel celebre capolavoro di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi, tra le tante cose, si racconta della della peste a Milano e di un personaggio denominato Don Ferrante che, per la sua presunta sapienza, affermava che il brutto male non l’avrebbe mai colpito e invece “gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”…
di Carmelo Raffa
“In rerum naturà” diceva, “non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno ne l’altro, avrò provato che non esiste, che’è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe, esser sensibile all’occhio o al tatto; e questo contagio, chi l’ha, veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dotti che si comunica da un corpo all’altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, danno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d’esantemi, d’antraci … ?”.
“Tutte corbellerie, sparò fuori una volta un tale”.
“No, no”, riprese don Ferrante: “non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.” …
“His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”.
Queste frasi del famoso capolavoro di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi descrivono il periodo della peste a Milano e un personaggio denominato Don Ferrante che, per la sua presunta sapienza, affermava che il brutto male non l’avrebbe mai colpito e… invece gli s’attacco e lui implorando contro le stelle perì.
Ciò fa pensare alle tante persone che, con una scusa o l’altra, escono quotidianamente di casa per andare magari a mettersi in fila per comprare una scatoletta al supermercato, o recarsi presso la propria banca per chiedere il proprio estratto conto.
Ci rivolgiamo a questi incoscienti affinché riflettano su ciò che TV e mass media continuano a farci vedere: morti, contagiati e caos negli Ospedali.
Il virus non è per i bergamaschi o i lombardi, ma ha colpito tutto il mondo.
In Sicilia già ci sono centinaia di persone colpite e allora riflettiamo tutti e bene, nessuno è immune e coloro che pensano di esserlo possono fare la fine di Don Ferrante de I Promessi Sposi per poi imprecare contro il destino cinico e baro o contro le stelle.
#salviamonoistessi
#salviamoglialtri
#restiamoacasa
Foto tratta da Wikipedia
di I Nuovi Vespri
22 marzo 2020