Cura Italia è legge: la Camera approva con 229 voti a favore, 123 contrari e 2 astenuti
Il voto definitivo nell’Aula di Montecitorio ha trasformato in legge dello Stato il Dl Cura Italia. Non senza polemiche causate dall’impossibilità di apportare modifiche al testo così come licenziato precedentemente dal Senato. Mattarella ha firmato la conversione in legge del decreto Tweet Cura Italia, la Camera conferma la fiducia al governo, 298 sì. A breve il voto finale Cosa prevede il decreto “Cura Italia” Cura Italia, Abi: raccolte 660 mila moratorie, la misura funziona Inps, le scuse di Tridico per i disservizi e i numeri aggiornati sul Cura Italia Coronavirus, Catalfo: ”Con il dl Cura Italia tutelati 19 milioni di lavoratori” 24 aprile 2020 Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato la conversione in legge, con modifiche, del Cura Italia. Il dl approvato dal Parlamento oggi e che reca le misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Proroga dei termini per l’adozione di decreti legislativi.
La Camera vota con 229 sì Nel pomeriggio, via libero definitivo alla Camera per il decreto Cura Italia che così diventa legge dello Stato. L’Aula della Camera lo ha definitivamente approvato con 229 sì e 123 no (due gli astenuti), senza correzioni rispetto al testo approvato dal Senato. Il decreto legge varato lo scorso 17 marzo prevede misure di potenziamento del sistema sanitario nazionale e sostegno a famiglie lavoratori e imprese finanziate e assorbe integralmente i 25 miliardi derivanti dallo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento il mese scorso. Sono confluiti nel provvedimento i due decreti legge varati a inizio marzo per i primi interventi d’urgenza in campo economico e sanitario. Mentre nuovi e più ampi interventi in tema di liquidità sono stati affidati dal Dl Imprese all’esame della commissione Bilancio di Montecitorio.
Poche modifiche al Senato, poi testo blindato a Camera. Il decreto Cura Italia con le prime misure di contrasto all’emergenza economica causata dal Coronavirus è stato convertito in legge con poche novità rispetto al testo varato dal governo. Alcune modifiche sono state introdotte nel passaggio in Senato, mentre alla Camera i deputati non hanno toccato nulla tra le proteste dell’opposizione. Il decreto aveva visto la luce a palazzo Chigi dopo il primo e unico confronto di merito sulle ricette anti Coronavirus fra il premier Conte e i leader del centrodestra frutto di moral suasion del Quirinale. In Parlamento è andato avanti ed è stato approvato a colpi di fiducia. D’altronde, come aveva messo in chiaro subito il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, durante la sua audizione sul provvedimento all’avvio dell’iter parlamentare, i saldi del decreto erano praticamente blindati e già si guardava al decreto aprile. La situazione del Paese si stava rapidamente evolvendo e la prima richiesta di scostamento dagli obiettivi di deficit era stata corretta in corsa dall’esecutivo ed estesa fino a 20 miliardi in termini di indebitamento netto (pari a circa 1,2 punti percentuali di Pil) per un provvedimento che vale 25 miliardi per l’anno 2020, varato il 17 marzo, dopo che era scattato il lockdown. Il decreto agisce lungo quattro linee principali di intervento: misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese.
Quattro filoni Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria, sono state aumentate le risorse a disposizione del Sistema sanitario per garantire personale, strumenti e mezzi necessari per assistere le persone colpite dalla malattia e per la prevenzione, la mitigazione e il contenimento dell’epidemia. In secondo luogo, sono state introdotte misure volte a proteggere i redditi e il lavoro.
Gli ammortizzatori sociali esistenti, quali la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, il Fondo di Integrazione Salariale e la Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, sono stati allargati a tutte le imprese costrette a limitare o arrestare l’attività a causa del Coronavirus, riducendo in toto o in parte l’orario di lavoro dei dipendenti. Il decreto sospende i licenziamenti per motivi economici per la durata del periodo di emergenza.
Nel decreto il sostegno alla liquidità delle imprese, messa a rischio dal crollo della domanda conseguente al blocco dell’attività economica. Vengono anche salvaguardate le famiglie come l’ampliamento del Fondo sui mutui prima casa. Si dispone lo slittamento delle scadenze fiscali relative a oneri tributari e contributivi. In secondo luogo, si prevede l’obbligo di mantenimento delle linee di credito delle banche per rispondere prontamente all’eccezionalità e urgenza di liquidità soprattutto delle piccole e medie imprese (Pmi).
Parallelamente, lo Stato riconosce alle banche la garanzia su un terzo dei finanziamenti soggetti a moratoria. Viene inoltre potenziato il Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi, nelle risorse e nelle modalità operative, e si concede una garanzia pubblica sulle esposizioni assunte dalla Cassa Depositi e Prestiti in favore di banche e intermediari finanziari che eroghino finanziamenti alle imprese colpite dall’emergenza e operanti in specifici settori. La quarta linea di intervento del decreto Cura Italia riguarda aiuti settoriali per i comparti che hanno subito maggiori danni subito dopo l’esplosione dell’emergenza Covid-19 come quello turistico-alberghiero, dei trasporti, ristorazione e bar, cultura (cinema, teatri), sport e istruzione. Tra le modifiche introdotte nel passaggio a Palazzo Madama, ha ottenuto il via libera un emendamento che semplifica, in questa fase emergenziale, l’accesso nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, servendosi anche dell’ausilio di ‘cacciatori di teste’.
Ci sono poi: la proroga al 31 ottobre delle concessioni idroelettriche e le Regioni interessate da elezioni avranno ulteriori 7 mesi per le procedure di assegnazione; un pacchetto di misure proposte dalla commissione parlamentare sul femminicidio con l’ulteriore spesa di 3 milioni di euro per il 2020 in favore delle case rifugio pubbliche e private esistenti su tutto il territorio nazionale, la sospensione degli incontri protetti con i figli se non è possibile farli da remoto e la prosecuzione delle convalide dell’allontanamento dell’uomo maltrattante.
Tra le novità anche il ‘concerto’ dei ministeri Lavoro-Mise-Mit con il Mef sui decreti per la nascita della nuova Alitalia; l’accesso agli ammortizzatori sociali fino ad agosto anche per le aziende che hanno rinnovato o prorogato nello stesso periodo contratti di lavoro a termine; l’estensione “anche ai lavoratori dipendenti presso datori di lavoro iscritti al Fondo di integrazione salariale (Fis) che occupano mediamente più di 5 dipendenti” dei tre mesi aggiuntivi di trattamento ordinario di integrazione o di accesso all’assegno ordinario con causale ‘emergenza COVID-l9’ per le aziende con unità produttive site nei comuni della prima zona rossa e per i lavoratori che vi risiedono.
E ancora: la “Carta Famiglia”, che prevede sconti per l’acquisto di beni e servizi vari, è stata ampliata a beneficio di chi ha almeno un figlio su tutto il territorio nazionale; sono sospesi per sei mesi i pignoramenti sull’abitazione principale del debitore; sono stati stanziati 2 milioni di euro in più alle scuole paritarie e un uso flessibile delle risorse per la didattica a distanza anche a favore di misure per gli studenti meno abbienti; l’acquisti di mascherine, guanti e altri dispositivi medici e i contratti stipulati dalla Protezione civile per far fronte all’emergenza Coronavirus sono “sottratti al controllo della Corte dei conti” e la responsabilità contabile viene limitata al dolo; i permessi di soggiorno per gli stagionali saranno validi fino al 31 dicembre e i permessi di soggiorno per i lavoratiori extracomunitari sono prorogati fino al 31 agosto 2020. Infine, tra gli interventi del Senato, un Fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2020 destinato all’adozione di iniziative di solidarietà a favore dei famigliari di medici, personale infermieristico e operatori socio-sanitari (OSS) che “abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte per effetto diretto o “come concausa” del contagio da COVID-19″.
Tra i beneficiari del Fondo non è stato inserito il maxi-ordine delle professioni sanitarie che include, tra gli altri, i tecnici di radiologia e i fisioterapisti, anche loro in prima linea sull’emergenza Coronavirus: si è tentato di correggere in corner la norma alla Camera, ma il fallimento delle trattative a Montecitorio su un mini-pacchetto di ritocchi condivisi e la blindatura del testo arrivato dal Senato, li ha lasciati fuori.