Tutte le trappole sui depositi

Adesso le banche fanno cassa. Tutte le trappole sui depositi

Il costo del denaro scende, i conti correnti sono meno redditizi e a pagare sono i correntisti, costretti dalle banche a sobbarcarsi costi extra
Francesca Galici – Lun, 11/01/2021

Brutte norizie per i correntisti italiani. Come ripota La Verità, con l’anno nuovo è entrato in vigore il regolamento Eba (autorità bancaria europea) con le nuove regole sui requisiti di capitale.

Un nuovo giro di vite che richiederà molta più attenzione per evitare mandare in rosso il proprio conto corrente, perché i nuovi limiti sono decisamente bassi e facilmente raggiungibili anche da chi non ha particolari difficoltà economiche. A queste misure si aggiungono gli escamotage delle banche, ormai noti ai correntisti, che hanno subito un rafforzamento negli ultimi anni. Le poco piacevoli novità seguono il corso della pandemia, che ha spinto al ribasso il costo del denaro, costringendo le banche a prendere le contromisure di difesa.

Dal 1 gennaio, è fatto obbligo agli intermediati di classificare la solvibilità dei correntisti. Sarà sufficiente un rosso di 100 (per i clienti privati) o di 500 euro (per le imprese) per essere considerati cattivi pagatori, ma solo se nello stesso periodo si accumulano pagamenti arretrati nella misura dell’1% del debito. Una stretta molto dura per i correntisti, che se dovessero trovrsi in questa situazione vedrebbero il loro conto in banca congelato, senza possibilità di eseguire i bonifici automatici impostati, per esempio, per il pagamento delle bollette ma anche i mutui e i finanziamenti. Da Bankitalia, però, informano che la situazione di cattivo pagatore non corrisponderà in automatico alla segnalazione alla Centrale rischi. La nuova definizione di default non implica una necessaria grave difficoltà economica, necessaria per la segnalazione, che si configura quando il debito si protrae per lungo tempo.

La maglia si è stretta e la possibilità di sgarrare è sempre più limitata. In sostanza, le nuove regole delle banche sono state introdotte per avere ancora più guadagni. I conti correnti sono sempre meno reddittizi per gli istituti di credito, che proprio per far fronte ai bassi ricavi, da qualche tempo hanno ripreso ad alzare i costi del servizio. Basta controllare le spese del proprio conto corrente per toccare con mano l’entità degli aumenti rispetto agli anni precedenti. Il conto a zero spese è una chimera, oggi il canone annuo medio si avvicina ai 50euro per i conti correnti bancari. Ma non sono solo spese di tenuta conto a essere utilizzate dalle banche per sopperire alla mancata reddittività dei conti correnti. In un futuro, probabilmente non molto lontano, potrebbero cambiare anche le regole sui prelievi. Attualmente sono le banche che ospitano il conto a decidere quale aliquota imporre sui prelievi bancomat presso altri istituti, e sono molte quelle che attualmente offrono zero commissioni di prelievo. Potrebbe accadere che venga ribaltato il piano e che la determinazione della commissione venga decisa dalla banca terza presso cui viene effettuato il prelievo. Questa manovra potrebbe inserirsi nel più ampio piano di disincentivo all’utilizzo del contante.

A tutto questo si aggiunge la ormai ben nota abitudine delle banche di inviare comunicazioni importanti, come le variazioni delle condizioni di contratto, in modo tale che queste vengano recepite dal cliente quasi in maniera automatica, senza troppa attenzione. Quando una banca decide di modificare i termini contrattuali, il cliente ha la facoltà di spostare il proprio conto corrente liberamente, essendo liberato da ogni vincolo prima dell’accettazione, che avviene di solito per tacito consenso. Ecco perché sempre più spesso le banche mandano le comunicazioni tramite notifiche app o sms, per dare la percezione al correntista di informazioni scarsamente rilevanti.