Covid, a settembre vaccinati otto italiani su dieci | L’addio agli hub e l’ipotesi della terza dose contro le varianti
07 giugno 2021
Pressing delle discoteche per riaprire a luglio senza le mascherine. Coprifuoco alle 24 in zona gialla, sì alle feste private in 7 Regioni
L’80% degli italiani vaccinato entro settembre. Poi l’addio ai grandi hub per tornare alla gestione ordinaria delle somministrazioni attraverso centri capillari, con un maggiore coinvolgimento di medici di base, pediatri e farmacie. Nel frattempo, via all’organizzazione per l’ipotesi della terza dose da somministrare a tutti. Sono gli obiettivi della nuova fase della campagna vaccinale indicati dal commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo.
Superati i 13 milioni di vaccinati, quasi un italiano su 4 (il 24,01%), con oltre 22milioni di dosi in arrivo a giugno e la soglia delle somministrazioni stabile sopra le 500mila al giorno, il Commissario Figliuolo indica il piano per l’autunno. L’occasione di fare il punto sui primi tre mesi alla guida della struttura commissariale e tracciare le linee di quelli che verranno dopo l’estate, la offre l’audizione alla Camera in Commissione Bilancio, dove è in discussione il decreto Sostegni.
L’obiettivo del generale Figliuolo
Entro il 30 settembre, dice il generale, avremo vaccinato l’80% della popolazione, vale a dire 54,3 milioni di italiani compresi quelli nella fascia tra 12 e 15 anni, per i quali al momento è autorizzato solo il vaccino di Pfizer, con Moderna che ha chiesto oggi all’Ema l’autorizzazione anche per gli adolescenti. Per raggiungere l’obiettivo di fine settembre, sottolinea però il Commissario, è necessario proseguire sulla strada intrapresa: collaborazione con le Regioni, il cui coinvolgimento è di “vitale importanza”, procedure “flessibili” per le prenotazioni ad agosto, mantenere target di almeno 500mila punture al giorno, continuare a “privilegiare” le somministrazioni agli over 60 e ai fragili.
In autunno il superamento degli hub
Con l’autunno servirà invece una nuova strategia. Che parta dal superamento della gestione emergenziale della pandemia. La “poderosa e complessa” macchina della struttura commissariale dovrà “condurre gradualmente” a una gestione ordinaria delle attività sanitarie da parte delle amministrazioni centrali e locali competenti. Il generale non indica una data ma fa capire la sua idea: un progressivo assorbimento della struttura commissariale nella Protezione Civile, che si occuperà di approvvigionamenti, logistica e distribuzione dei dispositivi e dei vaccini, e restituzione ai territori della gestione di tutti gli aspetti sanitari.
Apre in via de Castilla il primo hub vaccinale milanese di Unipol, nell’ambito del piano di vaccinazione contro il coronavirus che il gruppo bolognese ha dedicato ai propri dipendenti e alle aziende clienti di UniSalute. In Lombardia è prevista l’apertura di un secondo centro a Milano, in via dei Missaglia, e di 20 punti vaccinali sparsi per la regione, con una platea potenziale di circa 300mila persone e una capacità vaccinale, dei due hub, di mille dosi ciascuno al giorno. “Le vaccinazioni sono iniziate questa mattina, sono rivolte ai nostri dipendenti, ai nostri agenti, a tutti i loro familiari e a tutte le aziende che si appoggiano per i servizi di vaccinazione dei loro dipendenti a Unisalute, la società del nostro gruppo che si occupa di sanità”, ha spiegato l’ad del gruppo Unipol, Carlo Cimbri, intervenuto all’inaugurazione assieme all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti.
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L’ipotesi di una terza dose
La gestione ordinaria si porta dietro anche il superamento degli hub. Ci sarà, in sostanza, un “graduale ma necessario” passaggio dalle vaccinazioni effettuate in maniera centralizzata ad un sistema di “vaccinazioni delocalizzate, molto più capillare e prossimo ai cittadini”, utilizzando medici di famiglia, pediatri e farmacie. L’ordinarietà va considerata anche alla luce della possibilità di dover procedere ad una terza dose del vaccino. Al momento, la convinzione della maggior parte degli scienziati è che l’immunità abbia una durata di circa un anno e, quindi, è necessario “organizzarci per i richiami” dice il generale, anche alla luce delle varianti che continuano a mutare il virus.
Sì alle feste private in 7 Regioni
Da oggi, intanto, si allentano ulteriormente le restrizioni anti-Covid. Si torna a far festa in altre quattro Regioni, ora in tutto sette. Ma resta comunque vietato organizzare party in casa o ballare nelle discoteche, che rimangono chiuse almeno per tutto il mese di giugno. Nel rebus delle nuove misure in zona bianca, l’ultima trattativa sul tavolo della politica riguarda la ripartenza del divertimento del popolo della notte. Dopo lo slittamento del coprifuoco a mezzanotte nelle zona gialle, a dividere adesso è il tema del divertimento nella fascia di rischio più bassa.
Attesa sulle discoteche
Nelle prossime ore il Sindacato italiano dei locali da ballo (Silb) incontrerà al ministero della Salute il sottosegretario Andrea Costa, al quale aveva chiesto di essere ascoltato. Stessa richiesta è arrivata dai gestori delle discoteche di ‘Asso Intrattenimento’ di Confindustria, che potrebbero incontrare Costa nei giorni successivi. Sul tema il ministro Speranza – il quale aveva pur mostrato un’apertura in vista di future valutazioni – resta cauto e non si è ancora pronunciato, ma il pressing del centrodestra, oltre a quello del settore, sale.
“Sì al green pass, ma senza mascherine” “Proponiamo di ripartire da luglio – spiega il presidente di Asso Intrattenimento, Luciano Zanchi – ma sia chiaro che il nostro lavoro è l’assembramento. La gente viene in discoteca per socializzare perché sono luoghi atti ad accogliere le persone quindi non e’ possibile tenere la mascherina in pista, dove si balla e si suda. Siamo assolutamente favorevoli all’entrata con green pass e al tracciamento, quindi entrerebbero nei locali solo persone con anticorpi o comunque risultate negative. E’ per questo che sarebbe impossibile rendere obbligatorio l’utilizzo della mascherina”.