Sanità, sarà raffica di ticket Addio alla cataratta gratis
Con i nuovi Lea dovremo pagare per interventi finora gratuiti. Così lo Stato incasserà sessanta milioni
Antonio Signorini
Roma Dovremo pagare il ticket sulle amputazioni delle dita, sulle ernie, sui calcoli e sulle cataratte (tutte le operazioni a rischio).
Cure declassate da operazioni chirurgiche a interventi ambulatoriali solo per risparmiare qualche migliaio di euro. Di fatto, un taglio al Servizio sanitario nazionale e un aggravio per le tasche dei contribuenti, fatto passare sottotraccia con un atto dovuto quale è la definizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. L’ultimo piano risaliva al 1999. I nuovi «Lea», sono arrivati con un decreto della Presidenza del consiglio dei ministri, frutto di una trattativa serrata tra l’esecutivo e le regioni. Alcune cure entrano nel paniere di quelle totalmente gratis. Altre ne escono.
In generale il provvedimento comporta un costo per i cittadini che la Cgil Funzione pubblica ha calcolato in 60 milioni di euro di nuovi ticket. La cifra è certa. Il grosso è dovuto alla introduzione di nuove prestazioni ambulatoriali. Poi ci sono 20 milioni di euro che arriveranno, appunto dallo spostamento di alcune prestazioni dal Day surgery, cioè la chirurgia che non richiede un ricovero, al regime ambulatoriale.
La differenza non è solo di tipo medico o organizzativo. Sui primi non si paga il ticket, sui secondi sì. In un commento tecnico a decreto, il sindacato dice che «è condivisibile» che alcune prestazioni passino «nella sede più appropriata», quindi l’ambulatorio anziché l’ospedale. «Ma non è accettabile un ulteriore aumento del numero di prestazione su cui grava il ticket, tanto più che si tratta di prestazioni di tipo chirurgico».
La lista degli interventi ad «alto rischio» di ticket è lunga ed è contenuta in un allegato del decreto. C’è la liberazione del tunnel carpale e tarsale, la ricostruzione della palpebra, l’intervento di cataratta «con o senza impianto di lente intraoculare», gli interventi sul cristallino.
Poi la chirurgia ortopedica, con la «riparazione di dito a martello/artiglio», l’artoscopia, alcuni interventi «artroplastica». Finiscono nella lista anche la «amputazione e disarticolazione delle dita della mano», del pollice e di dita del piede. Intervento complesso che comprende anestesia, esami pre intervento, medicazioni, rimozione punti e controlli successivi.
Ce n’è anche per chi ha i calcoli con la «litotripsia extracorporea del rene, uretere con cateterismo ureterale». Poi la «riparazione monolaterale di ernia inguinale», crurale (femorale) e ombelicale, «diretta o indiretta» con o senza innesto di protesi.
È bene precisarlo, la lista non esclude automaticamente queste prestazioni dal day ospital (e quindi le include tra quelle soggette a ticket). Tocca alle regioni decidere, ma il piano del governo segnala ai governatori le «prestazioni ad alto rischio di non appropriatezza in regime di day surgery, trasferibili in regime ambulatoriale». Un offerta difficile da rifiutare, soprattutto per le regioni in rosso.
Di «Lea» si era parlato il 7 settembre quando sono stati approvati i nuovi livelli essenziali dalla Conferenza stato Regioni. Il messaggio passato riguardava le nuove prestazioni incluse tra quelle garantite a livello nazionale. Tra queste la fecondazione assistita eterologa ed omologa, nuovi vaccini, screening alla nascita, trattamenti per le persone autistiche. Poi le malattie rare e le cure emerse grazie alle nuove tecnologie che in campo sanitario hanno fatto passi da gigante. Con la relazione tecnica e le tabelle, molti giorni dopo, si è fatta luce anche su quello che si pagherà.