Più di sei dentro casa? Ecco cosa rischia chi non rispetta le regole
La violazione delle norme del dpcm, in vigore dal 14 ottobre, fa scattare responsabilità colposa o sanzioni amministrative. E denunciare chi sbaglia si può
Martina Piumatti – Mer, 14/10/2020
Cena a casa in non più di sei. Feste private a numero chiuso. Anche matrimoni o battesimi con massimo 30 invitati. Party di compleanno banditi, se non per pochi intimi e tutti con mascherina.
Anche in casa se in presenza di congiunti non conviventi. Niente attività sportive di contatto. Quelle sono riservate alle società semi o professionistiche. A parte qualche dubbio sugli ingressi nelle sale giochi e poco altro, la maggior parte delle misure anti contagio contenute nel dpcm in vigore da mercoledì 14 ottobre sono ormai note. Ma che il valore giuridico delle nuove misure cambi non è così evidente. Poco chiaro anche cosa rischia il potenziale trasgressore delle regole e per chi, invece cerca di farle rispettare, come tutori dell’ordine o semplici cittadini zelanti.
I rischi penali nascosti nei ‘consigli’ di Conte
I dubbi dipendono da un’anomalia contenuta nel nuovo dpcm. Infatti, quasi mai chi fa le leggi “consiglia” o “suggerisce”, come invece fa più volte il nuovo decreto. “Raccomanda” di evitare le feste domestiche, di non ricevere più di sei persone in casa e di mettere la mascherina quando si accolgono persone non conviventi. Ma in questi consigli, non richiesti, si celerebbero, come riporta il Sole 24 Ore, le cosiddette norme cautelari di condotta finalizzate a contenere il rischio. Possono essere scritte e non scritte. Quelle non scritte si affidano alla diligenza e alla prudenza di ciascuno, quelle scritte possono essere contenute in leggi, regolamenti, decreti, ordini e discipline. Nel diritto penale violarle però è un requisito oggettivo della colpa. In pratica, potrebbe scattare la responsabilità colposa. A chi trasgredisce potrebbero contestare il reato di epidemia colposa, previsto dall’articolo 452 del Codice penale.Anche se è difficile risalire alla catena causale dell’evento contagio da Covid, per chi organizza una festa con più di sei persone che si trasforma in un focolaio, il rischio è di andare nel penale.
Se il vicino fa la spia?
Vigili, forze dell’ordine e agenti non faranno irruzioni nelle case per verificare la rigida applicazione dei protocolli anticontagio. A tutelare la privacy domestica anche ai tempi dei dpcm ci pensa l’articolo 13 della legge 689/81 (gli organi addetti al controllo sull’osservanza delle disposizioni per la cui violazione è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro possono, per l’accertamento delle violazioni di rispettiva competenza, assumere informazioni e procedere a ispezioni di cose e di luoghi diversi dalla privata dimora, a rilievi segnaletici, descrittivi e fotografici e ad ogni altra operazione tecnica). Ma se la legge protegge dalle intrusioni dello Stato, nulla impedisce al vicino di casa particolarmente zelante di fare la spia. Se segnala assembramenti o festini a sette e un agente bussa alla porta del presunto trasgressore, anche se non entra rimane comunque traccia dell’intervento. E potrebbe avere un peso se poi gli viene contestato il reato di epidemia colposa. Poi, però, data la funzione preventiva delle norme cautelari, entrerebbe in gioco il buon senso del giudice laddove quello del vicino ha difettato.
Cosa succede se si violano i divieti veri e propri
Se si organizzano feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, cerimonie civili o religiose con più di 30 persone o partite di calcetto con gli amici, si violano dei divieti veri e propri. E qui scattano le relative sanzioni amministrative. Poi, si può sempre sperare nelle immancabili deroghe ed eccezioni connesse al caso concreto. Cinema e teatri possono avere anche più di 200 spettatori al chiuso e più di 1000 all’aperto se il luogo lo consente. Sì anche alla messa all’aperto, se la chiesa è troppo piccola per un corretto distanziamento tra i fedeli. Attenzione, però, le infrazioni più gravi restano reati. Per la maggior parte dei divieti, come quello di non indossare la mascherina, si viene puniti con la sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro. Mentre chi viola l’obbligo di quarantena, sceso da 14 a 10 giorni, per chi è risultato positivo al virus, rischia proprio il processo penale. E oltre un’ammenda che va da 500 a 5.000 euro potrebbe scattare anche l’arresto da 3 a 18 mesi. E con la pena cumulativa, non basta pagare la corrispettiva somma di denaro per estinguere il reato.
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