Non avete questa mail? Arrivano le sanzioni
Sarà lo stesso Ordine a dover richiamare il professionista ed a sospenderlo fino all’adempimento dell’obbligo di dotazione. In caso contrario lo stesso Ordine potrebbe subire ripercussioni
Federico Garau – Sab, 19/09/2020
Arrivano come un fulmine a ciel sereno all’interno del Decreto semplificazioni le nuove sanzioni previste per tutti quei professionisti non ancora dotati dell’indirizzo di Posta elettronica certificata (Pec).
Uno strumento nato circa dieci anni fa che si poteva scegliere se usare o meno, visto che non era prevista alcuna ripercussione per chi non volesse dotarsene, ma che da ora diviene d’obbligo per diverse categorie di professionisti. Alcuni di questi si erano già da tempo abituati ad utilizzare la Pec nel lavoro, in particolar modo, ad esempio, gli avvocati, mentre per altri (giornalisti, ingegneri o medici) il mezzo digitale non risultava strettamente necessario per le esigenze quotidiane. Le cose sono cambiate in particolar modo a causa delle sanzioni studiate dall’esecutivo nel Decreto semplificazioni, e che possono arrivare addirittura fino alla sospensione dall’albo. La scusa, così come per la lotta al contante, è la solita spinta verso l’innovazione digitale, la realtà tenere tutto sotto rigido controllo.
Si stimano all’incirca 2,3 milioni di lavoratori iscritti ad albi professionali in tutto il paese, e da oggi tutti costoro saranno costretti a sottoscrivere l’abbonamento con un gestore di caselle di posta elettronica certificata (Pec) per risultare in regola e quindi non perseguibili a termini di (nuova) legge, dato che il Decreto semplificazioni varato a luglio è stato convertito in legge proprio pochi giorni fa.
“Il professionista che non comunica il proprio domicilio digitale all’albo o elenco è obbligatoriamente soggetto a diffida ad adempiere, entro trenta giorni, da parte del Collegio o Ordine di appartenenza. In caso di mancata ottemperanza alla diffida, il Collegio o Ordine di appartenenza commina la sanzione della sospensione dal relativo albo o elenco fino alla comunicazione dello stesso domicilio”, spiega la norma riportata da “Il Messaggero”.
Lo stesso ordine avrà successivamente anche l’obbligo di rendere noti”in un elenco riservato, consultabile in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identificativi degli iscritti e il relativo domicilio digitale”. Alla faccia della privacy e in nome del progresso digitale tanto sbandierato dal governo Conte.
Se l’ordine non dovesse ottemperare a quest’obbligo, ciò potrebbe essere “motivo di scioglimento e di commissariamento del Collegio o dell’Ordine inadempiente ad opera del Ministero vigilante”. Insomma tutto è stato studiato affinché, con sanzioni di una certa rilevanza, tutti gli elementi coinvolti in questo obbligo siano concordi a collaborare per evitare ripercussioni.