L’allarme del garante: “No alle foto dei figli sul web, pericolo di pedofilia”
Nella sua relazione annuale, il Garante della Privacy lancia l’allarme sui pericoli del web: la pedopornografia e in crescita anche grazie alle immagini dei figli pubblicate dai genitori
Ginevra Spina – Mar, 06/06/2017
Il Garante della Privacy lancia l’allarme sui pericoli del web che secondo ricerche recenti sono in crescita vertiginosa: pedopornografia, protezione dei dati, violenza, sicurezza informatica e telemarketing selvaggio.
Questa mattina a Montecitorio, il presidente Antonello Soro ha presentato la relazione del Garante della privacy sull’attività del 2016. Particolarmente allarmanti sono i dati sulla pedofilia in rete. “Secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli”, ha ammonito l’esperto.
Il presidente dell’Autorità a anche sottolineato lo strapotere dei giganti del web “Attenzione ai tanti grandi fratelli che governano la rete – ha detto – Un numero esiguo di aziende, i monopolisti del web, possiede un patrimonio di conoscenza gigantesco e dispone di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che un numero sempre più grande di persone, tendenzialmente l’umanità intera, potrà subire condizionamenti decisivi”.
“L’assenza di limiti, propria della rete, ha offerto infinite potenzialità di crescita e conoscenza, alle quali meno frequentemente si è accompagnato un corrispondente esercizio di consapevolezza e responsabilità – ha spiegato Soro – Se sul web la libertà si esprime in ogni sua potenzialità anche la violenza, specularmente, non conosce limiti. Dalla violenza verbale da parte di chi, in rete, supera ogni freno inibitorio erroneamente confidando nell’anonimato fino all’estremo dell’esibizione online di atti omicidi, da parte dei loro stessi autori, in un crescendo di lucidissima follia”.
Anche per quanto riguarda la cybersecurity, i dati raccolti non sono rassicuranti: nel 2016 ci sono stati violati i dati personali di 15 soggetti pubblici e 43 importanti fornitori di servizi di comunicazione elettronica. “Nel 2016 gli attacchi informatici hanno causato alle imprese italiane danni per 9 miliardi di euro, ma solo il 20 per cento delle aziende fa investimenti adeguati per la protezione del proprio patrimonio informativo”.
Se i pericoli del web sono in continuo aumento, un fenomeno che non accenna a diminuire è quello del “telemarketing selvaggio”, cioè le promozioni senza consenso al telefono. Da febbraio 2011 alla fine del 2016 sono arrivate 25.000 segnalazioni per violazione del Registro pubblico delle opposizioni, in cui si è iscritto chi non voleva ricevere proposte pubblicitarie. Su questo versante il Garante della privacy ha chiesto modifiche legislative, comminato sanzioni per 2,6 milioni di euro e svolto ispezioni presso alcuni call center albanesi.
Scendono, invece, il trattamento illecito dei dati per uso senza consenso, l’omessa o inadeguata informativa agli utenti sul trattamento dei loro dati personali, la conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico, la mancata adozione di misure di sicurezza, l’omessa esibizione di documenti al Garante, l’inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità.