Negozi, bar e controlli: la mappa dei divieti da Nord a Sud
Alcuni governatori e sindaci prendono misure più dure in attesa dell’ordinanza del Ministero della Salute: ecco gli interventi nelle città d’Italia
Luca Sablone – Ven, 13/11/2020
È attesa per oggi la decisione della cabina di regia sul passaggio di alcune Regioni ad altre fasce di rischio. Il governo continua a lavorare per evitare di arrivare a un secondo lockdown generalizzato e perciò sta studiando una serie di misure per rallentare la rapida diffusione del Coronavirus.
Per fermare la salita della curva epidemiologica l’esecutivo ha dato vita al sistema di colorazione dei vari territori, suddivisi in base al contesto locale e al relativo grado di rischio. Ma potrebbe non bastare, anche se da qualche giorno stanno arrivando timidi segnali positivi sull’indice di trasmissibilità Rt.
Nel frattempo diversi governatori e sindaci hanno preso in mano la situazione e hanno adottato provvedimenti in attesa delle ordinanze che il Ministero della Salute dovrebbe emanare a stretto giro. Come riportato dal Corriere della Sera, Roberto Speranza si dice ottimista ma invita a non abbassare la soglia dell’attenzione: “Vuol dire che le misure funzionano. Ma è ancora durissima e bisogna tenere la guardia alta”. Ad andare oltre sono stati Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto: qui i presidenti hanno deciso di prevedere una stretta sul commercio, sulla mobilità e sugli assembramenti. Pure qualche primo cittadino si è messo in proprio e alcune città saranno soggette a norme più rigide. Vediamo nel dettaglio la mappa dei divieti da Nord a Sud.
Emilia, Fvg e Veneto
Queste tre Regioni rischiano di passare nell’area “arancione”. Intanto hanno varato ordinanze coordinate per tentare di limitare la circolazione del Covid-19. Il sabato sono chiusi centri commerciali e outlet tranne alimentari, farmacie e parafarmacie, tabaccherie ed edicole che si trovino al loro interno. Nei supermercati “va favorito l’accesso degli anziani oltre i 65 anni nelle prime due ore di apertura”. Nei negozi è consentito l’accesso a una sola persona per nucleo familiare, “salvo per accompagnare soggetti con difficoltà o minori di 14 anni”. La domenica e i festivi è vietato ogni tipo di vendita, anche dei piccoli negozi e dei negozi di vicinato, “ad eccezione delle quattro categorie”.
I bar e i ristoranti restano aperti fino alle ore 18, ma dalle 15 si può consumare solo seduti, dentro o fuori dai locali. Confermate le limitazioni all’interno e all’esterno del locale: obbligo di mascherina quando si è in piedi e massimo quattro persone a tavola, a meno che non siano tutti congiunti. Vietati i mercati all’aperto se non nei Comuni in cui i sindaci abbiano approntato un piano che preveda la perimetrazione dell’area all’aperto, un unico varco di accesso e uno di uscita. Necessaria la presenza della sorveglianza “che verifichi le distanze, l’assembramento e il controllo dell’accesso”. Non è consentito passeggiare nelle strade e nelle piazze dei centri storici, delle città e nelle aree affollate: dunque si consiglia fortemente di svolgere l’attività sportiva nelle aree verdi e periferiche.
Dai controlli alle scuole
Per evitare che le persone formino assembramenti nei luoghi al chiuso e all’aperto, in tutta Italia è stato predisposto un aumento di controlli. Non è da escludere che a breve molti sindaci possano limitare la circolazione anche se non è in vigore il divieto di uscita dal Comune perché si trovano in fascia gialla. A Roma si potrebbe procedere alla chiusura di Porta Portese e di altri mercati non alimentari. A Bologna sono stati vietati gli eventi, le manifestazioni di protesta e le esibizioni degli artisti di strada nel centro storico.
Nella Capitale è stato contingentato il numero di persone che possono passeggiare nelle strade dello shopping, grazie a dei “separatori”, e al vaglio vi è il divieto di stazionamento all’aperto a partire dalle 18. Stesso divieto a Palermo. A Verona c’è il senso unico per i pedoni, mentre a Bari è stata disposta la chiusura di giardini e skate park. La Basilicata sta valutando la possibilità di estendere la didattica a distanza (per il momento obbligatoria solamente per le scuole superiori) anche alle medie e alle elementari. Il Tar del Lazio ha confermato l’ordinanza del sindaco di Tarquinia sulla chiusura delle scuole dell’obbligo fino al 24 novembre.