Il “tramonto” di Quota 100

Il “tramonto” di Quota 100: ecco cosa cambia adesso

Il rapporto dell’Inps ha evidenziato l’andamento decrescente nel primo semestre 2020 del peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia
Federico Giuliani – Gio, 23/07/2020

L’ultima rilevazione Inps sulle pensioni ha fotografato alcune importanti tendenze da tenere in considerazione.

Innanzitutto bisogna registrare l’andamento decrescente nel primo semestre 2020 del peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia. In altre parole, il trend che nel 2019 aveva fatto segnare un incoraggiante segno positivo, sia per l’introduzione di Quota 100 che per l’aumento dell’età legale, sta evaporando come neve al sole.
Pensioni anticipate

Per quanto riguarda Quota 100, misura finita sulla graticola del governo giallorosso dopo l’approvazione del Recovery Fund da parte del Consiglio europeo, vale la pena fare alcune riflessioni. Lo stop delle uscite anticipate dal mondo del lavoro si era verificata anche nel primo trimestre dell’anno, a evidenziare il calo delle domande per tale soluzione. Nel 2019, invece, Quota 100 ha generato 204.741 anticipi.

Da un punto di vista anagrafico, l’età media delle nuove pensioni di vecchiaia è stata di 67 anni, ovvero il requisito ordinario; per gli anticipi di 61 anni e 4 mesi (61 anni per le donne). In generale, il dato è inferiore di un anno rispetto all’età media calcolata nel 2019, probabilmente per via dei prepensionamenti collegati alle crisi aziendali.
Gli altri trend registrati dall’Inps

Tra gli altri punti da sottolineare troviamo il sorpasso della percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili. Rispetto al dato annuo del 2019 il valore è passato da 96 a 114. C’è poi da considerare il rapporto tra gli assegni di invalidità e quelli di vecchia, che, sempre nel primo semestre 2020, si presenta pari a un terzo esatto di quanto calcolato sull’intero anno 2019.

Il perché di quest’ultima diminuzione, sostiene l’Inps, è da imputare al numero più elevato di pensioni di vecchiaia liquidate nel primo semestre del 2020 “congiuntamente al numero decrescente che le pensioni di invalidità presentano negli ultimi anni”. Da un punto di vista territoriale, inoltre, il peso percentuale degli assegni liquidati ai residenti nel Nord Italia resta invariato: 50% nel 2019 e 52% nel primo semestre 2020.

Scendendo nel dettaglio, e spulciando tra i numeri, notiamo come alla fine di giugno le nuove pensioni in pagamento abbiano toccato quota 318.370, ovvero il 55,4% del totale dei pensionamenti complessivi avviati dall’Inps nel 2019 (cioè 573.944).

Nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020 sono state 34.823 le pensioni di vecchiaia erogate; nel 2019 erano state 38.190. “In questa rilevazione – ha osservato l’Inps – si registra un numero complessivo di liquidazioni di vecchiaia decorrenti nel primo semestre decisamente superiore a quello del corrispondente valore del 2019, ma in linea con il trend dell’ultimo semestre dello scorso anno”.

Tutto questo è riconducibile a una motivazione ben precisa: l’aumento dei requisiti anagrafici e retributivi dello scorso anno rispetto all’anno precedente,non sono cambiati nell’anno in corso che, si legge nel report, “non sono cambiati nell’anno in corso”.

 

https://www.ilgiornale.it/news/economia/pensioni-frena-quota-100-e-let-ritiro-scende-61-anni-1879140.html