Cashback sospeso, ma riprenderà nel 2022: ecco cosa dice il dl Lavoro
30 giugno 2021
Il provvedimento prevede lo stop della misura dal primo luglio e una dilazione nell’erogazione dei rimborsi. I risparmi derivanti dalla sospensione saranno destinati alla riforma degli ammortizzatori
Il cashback e il supercashback, il rimborso da 1.500 euro per acquisti con carte ai primi 100mila aderenti che abbiano totalizzato il maggior numero di transazioni, saranno sospesi per il secondo semestre del 2021 ma riprenderanno nel primo semestre del 2022. Lo prevede il dl Lavoro approvato dal Cdm. Sul cashback si è mostrato critico Draghi poiché rischia “di favorire le famiglie più ricche”. I fondi derivanti serviranno ora per gli ammortizzatori.
Rimborsi ritardati – Si prevede che i rimborsi relativi ai pagamenti con pos saranno erogati dopo alcuni mesi: entro il 30 novembre 2021 per quelli del primo semestre di quest’anno ed entro il 30 novembre 2022 per quelli del primo semestre dell’anno prossimo. In precedenza il termine previsto era invece di 60 giorni dalla fine di ciascun periodo. Il provvedimento stabilisce inoltre il termine di 120 giorni per fare un reclamo e 30 concessi a Consap, la Concessionaria per i servizi assicurativi pubblici, per valutarli.
Risorse serviranno a finanziare gli ammortizzatori
Le risorse derivanti dalla sospensione (1,5 mld) saranno destinate a un fondo per la riforma degli ammortizzatori sociali. Contro lo stop al cashback, nei giorni scorsi, si era schierato il Movimento 5 stelle.
Incrementato il credito d’imposta sulle commissioni per gli esercenti
Con il provvedimento inoltre è incrementato dal 30% al 100% il credito d’imposta sulle commissioni sui pagamenti elettronici addebitate agli esercenti che acquistano, noleggiano o utilizzano strumenti che consentono forme di pagamento elettronico entro il 30 giugno 2022.
Draghi sul cashback: “Nessuna evidenza sugli incrementi di acquisti” Durante il Cdm, il presidente Draghi è intervenuto in merito al cashback, spiegando le ragioni della sospensione della misura a partire dal fatto che non esiste alcuna obiettiva evidenza della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al Programma. Quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte. E’ evidente come la misura rischia di avvantaggiare le famiglie più ricche, anche in base al fatto che i pagamenti elettronici si eseguono più al Nord che al Sud.
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