Bonus case – non poche insidie

Ecco tutto quello che non torna sul bonus per la casa

Il superbonus del Decreto rilancio è previsto al 110% ma questa percentuale nasconde non poche insidie, tra le quali l’upgrade delle classi energetiche, i limiti di spesa e cosa succede in caso di errore nei lavori
Alessandro Ferro – Mer, 17/06/2020

Se è vero che il superbonus previsto dal Decreto Rilancio per i lavori di ristritturazione arriva, teoricamente, fino al 110%, ci sono non poche insidie di cui bisognerà tener conto.

Cos’è ed a chi spetta

Facciamo un passo indietro: il superbonus deciso dallo Stato, che sta pensando ad estenderlo fino a tutto il 2022 dando la possibilità di intervenire anche sulle seconde case indipendenti, serve a sostenere praticamente tutta la spesa delle famiglie per le seguenti tipologie di interventi: relative alla riqualificazione energetica (Ecobonus), relative al miglioramento sismico (Sismabonus) ed per l’istallazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo.
Sconto in fattura e cessione del credito

Il Decreto Rilancio dà la possibilità di cedere il credito all’impresa che esegue i lavori o a terzi (banche e intermediari finanziari) per evitare il rischio di non poter godere appieno delle detrazioni fiscali e non anticipare i soldi per i lavori. Esiste qundi la possibilità di uno sconto in fattura, con il quale il fornitore anticipa l’importo per poi recuperare il 110% sotto forma di credito di imposta o la cessione del credito, che è la possibilità di cedere la somma corrispondente ad altri soggetti come istituti di credito o intermediari finanziari.
Ecco le insidie

Fra le proposte, oltre all’estensione, si parla della possibilità di intervenire anche nelle seconde case indipendenti ma bisognerà aspettare sia l’approvazione del decreto sia le circolari che spieghino nel dettaglio l’impiego dei materiali sui limiti di spesa per ogni intervento e sulla cessione del credito. Come si legge sul Corriere, c’è il rischio di scoprire che pur spendendo di meno dei limiti previsti di 60 mila euro per la coibentazione dell’edificio e 40 mila euro per l’impianto di riscaldamento, il superbonus non riesce a coprire tutte le spese.

Il problema delle classi energetiche. In pratica, l’attuale norma prevede che ci sia un “miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, ovvero, se non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta”. Secondo la dicitura, si è quindi costretti a far effettuare un “salto” energetico di ben due classi con problemi legati ai costi.

I limiti di spesa. Direttamente collegato all’avanzamento della classe energita c’è il problema della spesa effettiva: se la coibentazione dell’edificio vale fino a 60 mila euro, questo non vuol dire che si possono spendere tutti perché la parte agevolabile dell’intervento non può superare dei limiti di spesa a metro quadrato di superficie delle pareti dell’edificio che devono essere indicati dal Mise (Ministero Sviluppo Economico). Il rischo concreto è che, per l’isolamento, venga previsto un massimale di spesa compreso tra 100 e 150 euro a metro quadro a seconda del tipo di lavoro.

Viene riportato l’esempio di un condominio milanese con 12 unità immobiliari che, per la riqualificazione di un cappotto termico, si sono spesi 239,90 euro al metro quadrato. Se il limite di spesa fosse fissato a 100 euro come detto in precedenza, ciò significherebbe che, con la nuova norma, la spesa a carico sarebbe di ben 129,90 euro al metro quadrato. Con l’ecobonus tradizionale al 70%, invece, si sarebbero spesi soltanto 71,70 euro al metro.

Chi sbaglia “paga”. Non è finita, perché il perito che presenta i lavori dovrà garantire un risultato finale senza errori o sbavature perché, in caso, di insuccesso, si applicherebbe l’ecobonus normale del 60-70% in dieci anni (niente più 110%) oltre ad entrare in causa con chi ha compilato la perizia e con le imprese.
https://www.ilgiornale.it/news/economia/ecco-tutto-che-non-torna-sul-bonus-casa-1871009.html