Attenzione alle cartelle

Spuntano gli “scaglioni”. Attenzione alle cartelle: che cosa cambia adesso

72 ore di tempo prima che vengano inviate milioni di cartelle esattoriali anche se il governo sta lavorando ad uno scaglionamento “per alleggerire la pressione sui contribuenti”. Ma il risultato non cambia: si paga lo stesso
Alessandro Ferro – Gio, 28/01/2021

Il governo ha in mente un invio delle cartelle esattoriali scaglionato nel tempo e una riduzione degli importi di alcuni atti dell’Agenzia delle Entrate, come gli avvisi bonari, per coloro tutti che hanno subìto delle perdite a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

La corsa contro il tempo terminerà il 1 febbraio, ecco perché mancano pochi giorni per evitare che vengano inviate milioni di cartelle ormai sospese da marzo 2020 e congelate fino alla fine di gennaio (rimangono 3 giorni e spiccioli) con la proroga ponte disposta per decreto nelle scorse settimane. “Stiamo lavorando a uno scaglionamento degli invii delle cartelle dell’Agenzia della Riscossione e degli atti dell’Agenzia delle Entrate che li diluisca in un periodo di tempo più lungo per alleggerire la pressione sui contribuenti ed evitare l’affollamento degli uffici”, ha spiegato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, all’edizione 2021 di Telefisco del Sole 24 Ore, annunciando che si pensa anche “a una riduzione degli importi di alcuni atti delle Entrate per alcuni soggetti che abbiano subito un calo del fatturato per effetto della pandemia”, come viene riportato dall’agenzia Agi.

L’allarme di Bankitalia

In matematica si dice che cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: anche con gli scaglionamenti, i cittadini italiani dovranno pagare ugualmente quanto dovuto all’Agenzia delle Entrate, senza sconti nonostante la pandemia. Questo palliativo, infatti, non salverà 6.500 imprese che potrebbero fallire entro il 2022 a causa della perdita del Pil che, soltanto quest’anno, vedrà un -9%. È l’allarme che lancia il segretario dell’Ugl (Unione generale del lavoro), Paolo Capone, che aggiunge come “la previsione dei tecnici fornisce un quadro parziale in quanto non tiene conto delle imprese costrette a chiudere senza avviare procedure concorsuali”. Il segretario ha sottolineato come questa fase sia particolarmente drammatica “e la situazione potrebbe peggiorare in caso di ulteriore calo del Pil”. In tutto questo, il vuoto politico causato dall’attuale crisi di governo pesa molto sul clima di incertezza e instabilità. “Stiamo attraversando uno dei momenti più gravi della storia repubblicana e appare evidente che i provvedimenti adottati in questi giorni risulteranno decisivi per la sopravvivenza del tessuto produttivo e industriale che costituisce il principale ‘asset’ del Paese”, aggiunge Capone.
“Intervento strutturale”

Sulle cartelle serve un intervento strutturale, “non possiamo solo limitarci al calo di fatturato, dobbiamo allargare la platea, perché la crisi è una crisi seria. E ci vogliono coraggio e determinazione per risolvere anche alcuni problemi legati al magazzino pre 2015, ad una nuova rottamazione quater e ad un saldo e stralcio. Cittadini e imprese vanno supportati, anche in questo. Noi ci stiamo lavorando” ha affermato ad Adnkronos il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, rispondendo ad una domanda sulle parole del responsabile del Mef Roberto Gualtieri che ha parlato di uno scaglionamento degli invii della cartelle fiscali.

“Mancano 1.000 miliardi”

La cosa tragica è che, al 31 dicembre 2022, il totale dei crediti affidati dagli enti creditori all’Agenzia delle Entrate-Riscossione dal 2000 al 2020 ha raggiunto circa 1.000 miliardi di crediti non riscossi ed accumulati nel corso di 20 anni, “il che è un’anomalia e sono riferiti in gran parte a soggetti che non sono in grado di sostenere la riscossione”. Lo ha sottolineato Ernesto Maria Ruffini, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, sempre durante Telefisco 2021 del Sole 24 Ore. Interpellato sull’ipotesi di una nuova rottamazione delle cartelle, Ruffini ha spiegato che “tecnicamente tutto è possibile ma le scelte non spettano all’Agenzia delle Entrate”.

Il direttore generale ha comunque spiegato che questi strumenti non incidono sulla riduzione del volume del magazzino “perchè lo hanno dimostrato anche le precedenti esperienze che hanno aggredito o avevano a oggetto un complessivo numero di crediti pari a circa 36-37 miliardi a fronte di un magazzino di 1.000”. La stratificazione di 20 anni del magazzino attuale è un’eccezione delle moderne democrazie: non esiste un credito temporale così lungo. “Normalmente l’ente riscossione tiene il credito 3-5 anni e poi viene cancellato ma è una valutazione che deve fare il Parlamento”, ha concluso.