Adesso tornano i pignoramenti. Cosa non possono portarvi via
La data indicata dall’Agenzia delle Entrate, salvo inattesi slittamenti, è quella del prossimo 15 di ottobre
Federico Garau – Mar, 15/09/2020
Fine dello stato di emergenza dovuto al Coronavirus, l’Agenzia delle Entrate conferma al momento la data del prossimo 15 di ottobre, dalla quale pertanto riprenderanno le consuete attività di riscossione e degli eventuali pignoramenti previsti per chi non ha ancora saldato il conto delle cartelle esattoriali.
Si rimette in moto, dunque, la macchina del Fisco, e cesserà il temporaneo stop dei procedimenti di notifica di pagamento e di quelli di accertamento, sia da parte dell’Agenzia delle Entrate che degli Enti locali per quanto riguarda i tributi loro dovuti (Tari ed Imu su tutti). Dal momento in cui ci sarà il via libera inizieranno nuovamente anche tutte le attività di riscossione forzosa nei confronti degli inadempienti, che colpiranno i beni degli stessi attraverso il sistema dei pignoramenti.
Quali saranno quelli pignorabili e quelli invece esclusi dalla lista dell’Agenzia delle Entrate? Partendo dai redditi, la legge prevede che quelli derivati da lavoro dipendente non siano pignorabili oltre il 20% del loro importo. Si aggiunga a ciò che lo stipendio mensile non potrà essere confiscato per più di un quinto del totale se si parla di cifre oltre i 5000 euro, un settimo per cifre comprese tra 2500 e 5000 euro e un decimo se al di sotto della soglia dei 2500 euro. Anche il conto corrente su cui viene accreditato la stipendio verrà preso di mira dal Fisco. I pignoramenti non potranno eccedere la cifra pari a tre volte il totale dell’assegno sociale: per il 2020 si parla di 459,83 euro, ragion per cui il totale confiscabile non potrà mai andare oltre i 1379,49 euro.
Diverso invece, ad esempio, il discorso per i redditi legati ad un’attività imprenditoriale o autonoma, che potranno essere interamente pignorati in caso di debito.
Restano salve almeno per il momento le pensioni minime, per il fatto che si valuta come somma indispensabile per vivere quella ricavata dalla moltiplicazione per 1.5 dell’assegno sociale: non saranno oggetto di pignoramenti per il 2020, pertanto, cifre al di sotto di 689,74 euro.
Esclusi da pignoramento assegni e pensioni di invalidità, così come gli indennizzi previsti per malattie, maternità e povertà (incluso anche il tanto contestato reddito di cittadinanza). Non pignorabili neppure gli oggetti casalinghi di stretta necessità (come ad esempio letti, frigoriferi, lavatrici, tavoli, armadi, biancheria, abiti e stoviglie) nè gli animali da compagnia. Il pignoramento potrà essere previsto solo nel caso in cui gli animali siano allevati per trarre un profitto. Salva dalla tenaglia del Fisco anche la prima casa, unicamente quando si tratti del solo bene immobile di proprietà del debitore (e ovviamente non rientri nella categoria di lusso) e che quest’ultimo abbia ivi la sua residenza.