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San Carlo, lo sfogo del maestro De Simone: «Mai più nel teatro di Maradona»
di Pietro Treccagnoli
Il Maestro è il Maestro. Anche nella polemica, nello sfogo umorale riesce a mantenere uno stile con un’invettiva dal sen fuggita, dettata però dal grande cuore. E così Roberto De Simone per mostrare il proprio disappunto per l’amato teatro San Carlo si affida, a modo suo, agli epigrammi di Wolfgang Goethe. Non gli è andato giù lo show di Diego Armando Maradona sul palco dei Borbone e neanche gradisce quello in arrivo che celebrerà un altro mito napoletano come Pino Daniele, né tantomeno l’imminente celebrazione di San Valentino.
Cultura troppo pop che non farebbe bene alla città e al teatro più antico del mondo. Non sarebbero più i tempi della contaminazione, cara alla Nuova compagnia di canto popolare.
Lo sfogo del Maestro della «Gatta Cenerentola» è sferzante e va riportato integralmente, parola per parola: «Innanzitutto ribadisco qui, fin quando perdurerà l’attuale gestione del San Carlo, in segno di dissenso, non varcherò più la soglia del Teatro». Posizione drastica che De Simone motiva puntigliosamente: «Inoltre, a fronte delle imminenti manifestazioni in programma, largamente propagandate da internet, rilevo che in altra città si sarebbe verificata una levata di scudi sul livello culturale delle stesse e sulla funzione affidata dalla collettività a un luogo di secolari allori, ma la quale risulta sempre più tradita e travisata». Poi va giù duro, con toni da crociata: «Quindi, come cittadino sensibile agli ignavi silenzi responsabili, o prodotti dai ricatti mafiosi del potere, avverto il dovere di chiedere l’immediata destituzione dei vertici programmatici e artistici del nostro Massimo, pur consapevole che nulla accadrà in concreto, ma perlomeno si potrà affermare che la Città stessa merita il degrado culturale che sta attraversando». La chiusa è in versi beffardi, faustiani e concreti:
«Scrivere poesie, mestier sublime;/
C’è da dire che costa un caro prezzo:/
Man mano che io scrivo per le rime/
I miei quattrini son ridotti a mezzo».
La passione del Maestro è straripante, come la sua cultura e come l’amore per Napoli. La città gli deve tanto. Ogni sua staffilata è sempre salutare e ben accolta, persino dal bersaglio della sua sfuriata epigrammatica, la sovrintendente del San Carlo, Rosanna Purchia. Leggendo il puntuto risentimento di De Simone si affretta, però, a fornire una «risposta di cuore», altrettanto di cuore. Ed emerge una dialettica che viene da lontano. «Ho avuto l’onore e la fortuna di essere ammessa nella casa del Maestro, quando ancora abitava a Cavalleggeri d’Aosta» racconta la responsabile del Massimo napoletano. «L’ho frequentato quotidianamente, ho passato notti ad abbeverarmi alla sua enorme cultura». E quindi? «Ho grande rispetto per lui. Può dire tutto, non mi sentirò mai offesa». Le parole taglienti colpiscono però in profondità. «Ignavi silenzi», «ricatti mafiosi», «immediata destituzione» sono nel carattere diretto del Maestro, ma sono pure parole pesanti come pietre. «De Simone, mancava da anni al San Carlo e con la mia gestione è sempre stato inviato ed è ritornato» aggiunge la Purchia. «Ha espresso a volte forti critiche, ma io continuo a volerlo invitare. Però…».
Però c’è stata la mano de Dios. «Il San Carlo è il palcoscenico di tutti. E i tifosi di Maradona hanno rispettato il teatro come pochi altri in passato. Mi sento orgogliosa di aver portato nel nostro teatro persone che non erano mai entrate che ne sono rimaste abbagliate». E non c’è solo Maradona, ovviamente. La sovrintendente rivendica due appuntamenti unici: «Pochi giorni fa c’è stato lo strepitoso concerto di Martha Argerich e Yuri Temirkanov con la Filarmonica di San Pietroburgo. E per il 17 febbraio è in programma un’operazione coraggiosissima: verrà allestita un’opera mai rappresentata in Italia, una prima assoluta, “L’incantatrice” di Tchaikovsky».
L’ultimo verso dell’epigramma desimoniano-goethiano punta alla tasca. E la Purchia ha orecchie per intendere: «Ho invitato spesso il Maestro a proporre spettacoli e ho sempre ricevuto dei no. Nessuno al San Carlo e a Napoli può permettersi il lusso di escludere De Simone. Ma evidentemente si tengono a mente epoche e anni che non ci sono più, quando circolavano molti soldi e c’era sempre qualcuno che ripianava i debiti e i buchi di bilancio. Oggi chi gestisce ha il dovere di fare i conti con la realtà e il territorio, per questo ci si apre al mondo, ma pure al territorio». Sperando di fare gol, nonostante De Simone invochi maggiori affinità elettive.
Martedì 7 Febbraio 2017
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