Real Osservatorio Astronomico di Capodimonte
L’Abate Generale dei Celestini, Celestino Galiani, nato a San Giovanni Rotondo nel 1681 e morto a Napoli nel 1753, fu colui che sotto il Regno di Carlo di Borbone, progettò e realizzò il piano di riforma dell’Università Napolitana.
Fu questo lo sprone che in breve fece diventare l’università di Napoli un importantissimo punto di riferimento per lo studio della giurisprudenza e del diritto. Allo stesso tempo, però, su espressa volontà del sovrano, fu istituita la cattedra di “Astronomia e Nautica”, poi denominata Astronomia e Calendari.
Con queste iniziative fu fatto un importante passo avanti verso l’applicazione del vero diritto, fino allora approssimato e condizionato dai governi e dalla politica in tutti gli stati del mondo, e, nello stesso tempo, fu dato il via alla conoscenza scientifica dello spazio ed all’applicazione delle relative discipline.
Ma la grande novità che creò non poche perplessità alle potenze del tempo, fu che se in altre patri del mondo c’erano già strutture del genere, come ad esempio il noto e moderno Osservatorio di Greenwich, quella napoletana fu assolutamente particolare perché aperta a tutti gli scienziati del mondo.
Con tale iniziativa, Carlo di Borbone fondò un vero e proprio “polo scientifico” mondiale di primo ordine che in poco tempo collocò il Regno delle Due Sicilie al centro dell’interesse internazionale, scippando all’Inghilterra le migliori menti del tempo.
Importante fu la scelta di unificare sotto una sola cattedra l’astronomia e la nautica, essendo le due scienze strettamente connesse. E’ chiaro che il sovrano mirò a consolidare le conoscenze nautiche anche per motivi strategici. Infatti, come poi accadde, egli mirava a creare una flotta commerciale potente, efficace e sicura.
Tuttavia, la grande concentrazione dei massimi luminari provenienti persino dai paesi arabi fece emergere la necessità di disporre di un osservatorio astronomico evoluto e potente in grado di accogliere una strumentazione all’avanguardia, da poter affiancare degnamente alle strutture didattiche.
Molti progetti, presentati direttamente al sovrano dai titolari delle cattedre scientifiche, furono inesorabilmente bocciati perché ritenuti non rispondenti ai propositi della corona. Carlo di Borbone voleva il massimo ed il meglio.
Fu allora che Sir John Francis Edwards, più conosciuto come Lord Acton, massimo esperto mondiale di “Specole” ed appassionato di astronomia e navigazione astronomica, chiamato a Napoli ed “ingaggiato” dal Governo, mise a disposizione del nascente polo scientifico il suo sapere.
L’inglese napoletanizzato, unitamente al titolare della cattedra di astronomia Giuseppe Cassella, fece un progetto all’avanguardia e, sicuramente, unico al mondo da realizzarsi interamente a Napoli. Contemporaneamente Lord Acton propose un’ulteriore riforma che riuniva sotto un solo tetto le discipline umanitarie e tecniche, affinché gli studi potessero progredire uniformemente.
Coinvolto Felice Sabatelli per la realizzazione architettonica dell’impianto, nel 1791 si diede inizio alla costruzione di una possente specola nell’angolo nord del Real Museo di Capodimonte.
Sarebbe divenuto il sistema più potente e completo del mondo se non fosse arrivato l’invasore francese Giuseppe Bonaparte. Questi, affascinato dalla Reggia mal sopportava quei lavori in corso e tutta quella gente tra i piedi, pertanto bloccò la realizzazione di quel progetto trasferendo l’università e l’osservatorio altrove. Una più modesta specola fu, quindi, costruita nel monastero di San Gaudioso dove, tra l’altro, risultarono insufficienti sia gli ambienti didattici che la strumentazione a disposizione.
Un po’ per il dispiacere, un po’ per una malattia presa durante le sue lunghe osservazioni notturne, nel 1808 il Prof. Cassella morì.
Nel 1812 Gioacchino Murat incalzato dal corpo accademico capeggiato dall’illustre Giuseppe Piazzi, accademico ed ecclesiastico, decise di riprendere il vecchio progetto borbonico e procedere al completamento dell’osservatorio astronomico sulla collina Miradois, nei pressi della Reggia di Capodimonte.
Per tale opera fu incaricato Federico Zuccari che insegnava geografia e matematica presso il collegio militare. Svolgendo la sua attività anche presso l’osservatorio astronomico di Brera, egli decise di installate alcune apparecchiature là dismesse, ma tale operazione non ebbe i risultati sperati anzi, dal punto di vista scientifico, apparve come un vero e proprio fallimento .
Tuttavia, nonostante le problematiche tecniche lamentate, il completamento della nuova specola segnò un successo: la scoperta di un asteroide chiamato “Cerere”. Tale evento divenne motivo di grandissimo orgoglio per Napoli che in breve si trovò di nuovo al centro dell’interesse scientifico mondiale.
Finalmente, partiti i francesi, nel 1819 l’osservatorio fu ultimato secondo l’originale volere reale e dotato di una potentissima specola unica nel suo genere. Il sogno di Re Carlo si era finalmente realizzato.
Dopo tale completamento il primo direttore fu il cattedratico mondiale Carlo Brioschi il quale compi osservazioni astronomiche e meteorologiche pubblicate nel ‘’calendario della specola ‘’. Suo successore fu Ernesto Capocci, il quale avviò lo studio della meteorologia, “la nuova scienza” ed aprì l’osservazione delle comete. Inoltre prese parte alla realizzazione di una carta celeste e collaborò a numerose prestigiose riviste specializzate.
Intanto Re Ferdinando stanziò nuovi fondi per dotare l’osservatorio di altri strumenti e per apportare innovazioni didattiche attraverso interscambi dell’astronomia con le discipline della fisica, della chimica oltre che della tradizionale matematica.
In questo periodo a Napoli arrivarono i più grandi astronomi del mondo che si avvicendarono collaborando assiduamente con quelli napolitani.
Si parla di personaggi di altissimo livello come Nobile, Angelitti e Fergola che riuscì a determinare un nuovo primato: la differenza di longitudine fra Napoli e Roma a mezzo della trasmissione telegrafica dei dati.
Quindi, oltre agli studi classici e giuridici, anche nel campo scientifico il Regno dei Borbone raggiunse primati ed innovazioni insperate.
L’annessione al Piemonte causò un vero e proprio terremoto che se da una parte non smantellò l’antica e gloriosa struttura, dall’altra ne condizionò fortemente le funzioni e l’autonomia didattica, rallentando, svilendo e mortificando le attività scientifiche ed accademiche. In seguito, gli eventi bellici danneggiarono gravemente l’osservatorio ed i suoi laboratori che, in alcuni casi, subirono l’asportazione di apparecchiature di incalcolabile valore tecnico-scientifico, oltre che artistico, risalenti alla costruzione dell’impianto.
Il Real Osservatorio di Capodimonte oggi fa parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, le sue attività sono di ricerca, sperimentazione e didattica.
Al di là delle sue attuali funzioni, è sicuramente un prezioso monumento della nostra storia.
fonte
Real Osservatorio Astronomico di Capodimonte
Posted by altaterradilavoro on Ott 27, 2022