Lo storico Palazzo Rinaldi ritorna all’antico splendore
Avranno inizio a breve le opere, per oltre 400mila euro di lavori, di completamento dello storico Palazzo Rinaldi, per i meno giovani conosciuto anche come Casa del Re o Palazzo di “rònna Amèlia, con destinazione, molto probabilmente, a sede comunale. L’immobile, notevole esempio dell’architettura ottocentesca, venne acquistato dall’Amministrazione Comunale nel 1987, in quell’epoca Sindaco Carlo Guerrera, dagli eredi della famiglia Rinaldi per 190milioni di lire. Il Palazzo si colloca nell’ultimo anello dei settori radiali anulari al Castello, che costeggiano e caratterizzano l’intero nucleo antico di Pontelandolfo, in un’area che fino a ieri presentava evidenti segni di smagliatura del tessuto preesistente, causata dai sismi e dal continuo e lento processo di degrado nel tempo, oggi invece rimessa in ordine e restituita alla cittadina in tutta la sua peculiare bellezza e caratteristica. Il Palazzo Rinaldi costituisce senza dubbio insieme alla torre medioevale e alla chiesa del SS Salvatore, uno degli elementi di maggiore rilievo artistico, storico e culturale della comunità sannita. L’immobile per il suo rilevante interesse storico artistico, nel 1988 venne incluso negli elenchi descrittivi dall’Ufficio Vincoli Reggia di Caserta della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici di Caserta e Benevento, ai sensi della legge 1089/39. Il Palazzo Rinaldi rappresenta la vivida testimonianza di un modo di edificare, di decorare, di intagliare che nell’ottocento era appannaggio esclusivo di maestranze artigianali di altissimo livello e che oggi, in un rinnovato interesse per una manualità perduta, torna di grande incentivo riesaminare nei loro aspetti sociologici, antropologici, oltre che tecnici ed espressivi. Oggi, dopo una serie di interventi effettuati nel tempo, di consolidamento prima e di ripristino e restauro conservativo più tardi, l’Amministrazione del Sindaco Gianfranco Rinaldi riporta definitivamente l’ottocentesco Palazzo all’antico splendore.
Gabriele Palladino