LA NOSTRA STORIA “KANJIANTE” RACCONTATA DA ANDY LEONE
Mi era passata quasi inosservata, nello scorso mese di settembre,l’opera grafica di questo giovanotto siculo. Nell’ammirare il dipinto di Andy Leone ho cercato di intuirne il significato retrospettivo che voleva trasmettere. Ed ho ritrovato qualcosa di familiare, di quella generazione cresciuta coi Pokemon come i miei figli e nipoti. L’affermazione dei Manga nei nostri palinsesti televisivi, ha fatto sì che si scoprisse il fascino ed i misteri dell’Oriente: quell’Asia così spirituale e ammaliante che conquista l’occidente opulento e materiale. Quelle figure dai tratti troppo spesso infantili e quegli occhi grandi e sproporzionati si dipanano in storie e personaggi imprigionati in atmosfere dove le emozioni affogano nell’introspezione narrativa. Ma dietro questa voce giapponese che significa “in ozio” si nasconde il mistero dei Kanji. E come in tutti i misteri che si rispettano, parte la provocazione culturale per chi è curioso e/o a sete di conoscenza.
Per questo ho voluto a tutti i costi, tentare di capire il linguaggio dell’anima di questo giovane artista, che si è ispirato ai fatti d’arme del 14 agosto 1861.Questa forte spinta d’elezione familiare mi ha portato a riflettere sul perché un giovane meridionale con formazione accademica indirizzata alla moda e al design, si interessasse alla nostra storia e ricorrendo ad uno stile del tutto particolare; un genere artistico che coniuga la passione per il Giappone con quello della Sicilia: una“vaga” libertà di espressione fra i più universali e persuasivi di questo tempo.
Come dicevo altrove “per chi è appassionato di storia, sa che le rivoluzioni nascono proprio dai figli che serbano un sogno. Del resto un figlio illustre rivoluzionò la storia dell’umanità più di duemila anni fa, con il senso dell’amore e della fraternità, col beneplacido del Padre… arrivando a sacrificare se stesso per il suo sogno di eternità.” Ma è pur vero che andare in fondo a quest’opera, si coglie il respiro della storia, la palpabilità degli avvenimenti,ancorchè espressi in uno stile molto distante dalle nostre certezze culturali. Sarà che mi piace anche seguire il passo dei tempi e immergermi nelle dinamiche della rete sociale tecnologica ma scopro nell’autore,un personaggio complesso, variegato, ma profondo e oserei dire impegnativo. Andy si definisce orgogliosamente terrone, cantastorie e soprattutto “genius loci”, inteso,almeno spero,con lo spirito del luogo, colui,cioè, che fa interagire il luogo con l’identità. E mi viene da pensare, data la sua sicilianità, al genio di Palermo, quel nume che tutela la città. Questo rivela uno spessore culturale abbastanza importante che si riverbera nella concezione del dipinto. Nello sfondo si riconosce la torre medievale intronizzata in un disco solare che domina la piazza; le case stilizzate alla giapponese, sentono alle spalle l’incendio che divampa e i fantasmi dei pontelandolfesi alle finestre che chiedono giustizia. Il gioco dei colori definisce i personaggi: in nero, i demoniaci invasori con le camice rosse; in bianco, la popolazione inerme.
L’iridescenza dell’opera è immediata e raccoglie nella ridondanza dei colori le sue passioni per le bandiere, siciliana e giapponese, senza tralasciare il verde dell’Italia in mano agli invasori. La resa cromatica si avvicina ad una radiazione luminosa con distribuzione quasi spettrale e per questo, con gioco di parole, “kanjiante”, ancorchè i colori sono così decisi da non cambiare all’incidere della luce.
Le scritte in kanji impresse sugli stessi personaggi aprono non solo alla cencettualità che l’autore vuole esprimere, ma anche al mistero degli ideogrammi giapponesi. Se ne può apprezzare l’estetica con quel gusto esotico e misterioso, ma non è sbagliato interpretare quegli ideogrammi in base al nostro modo di vedere le cose. Mi spingerei a dire che Andy, nel suo percorso identitario, si esprime con una sorta di ideosimbolismo, un’iconicità testuale, cioè la capacità del testo di partecipare alla raffigurazione del significato delle parole: “fuoco”, ”incubo”, ”onestà”, ”giustizia”,”coraggio”.
Ma per l’autore è un sogno, il suo sogno: il sogno di un giovane del sud che vuole cambiare il suo mondo partendo dalla memoria, dalla storia, e vuole riscattare la propria terra, intesa nel senso più ampio di meridione, con il proprio talento. Di Andy ce ne sono ancora pochi oggi, ma vanno sostenuti comunque e sempre nel loro percorso di crescita culturale.
Spero che i figli della nostra terra possano cogliere la stessa capacità di sognare e di portarla avanti con pazienza e perseveranza in armonia imitativa e non sembrare annoiati e distratti rispetto alle sorti indigene:vivere insieme anche nella storia non solo nella geografia.
L’interesse raccolto dai tanti artisti, autori e interpreti rispetto alle nostre vicende storiche, purtroppo non viene percepito con la stessa intensità dai nostri conterranei. Oggi Pontelandolfo simboleggia il santuario del Risorgimento e dell’Italia unitaria e per questo va gelosamente custodito ed opportunamente valorizzato, perché questo genererebbe flussi di turismo culturale pronti a sciogliere quel nodo che i Savoia annodarono alla storia del Meridione e dell’Italia. E l’orgoglio e la fierezza patria dei nostri avi oggi esulterebbe a verificare l’enorme produzione culturale sorta intorno alla vicenda di Pontelandolfo 1861. E’ampia la letteratura, la poesia, la musica, la pittura ed ogni forma d’arte che celebra quegli eventi luttuosi e tragici.Ma sembra che solo in pochi lo capiscono.
Per quanto mi riguarda non dispero che quanto prima, possano essere in tanti a raccogliere tra i miei compaesani, l’eredità testimoniale della nostra identità e non solo i soliti noti.
NICOLA DE MICHELE
Di seguito le riporto una spiegazione della mia opera:
La mia opera si ispira alla strage avvenuta a Pontelandolfo il 14 Agosto 1861.
L’intento è quello di raccontare i massacri e gli eccidi compiuti dagli invasori all’alba di quel giorno disgraziato.
I soggetti in bianco rappresentano il popolo di Pontelandolfo (donne, uomini e bambini) che viene trucidato, stuprato e sterminato. I soggetti in nero con fattezze maschili e demoniache raffigurano gli invasori, e le camicie rosse.
Sullo sfondo l’incendio che divampa sulle case, alle finestre gli abitanti sono raffigurati come fantasmi, urlano giustizia, al centro in alto la torre del castello medievale del paese con riportate sopra in kanji cinesi\giapponesi ‘’onestà’’ e ‘’giustizia’’.
Sulla punta delle case in kanji cinesi\giapponesi sono riportate le parole ‘’fuoco’’ a sinistra e ‘’incubo’’ a destra.
In basso a sinistra due fratelli (con scritto nei cappelli in kanji, ‘’fratello maggiore’’ a sinistra e ‘’fratello minore’’ a destra)
Al centro un invasore mutila una donna davanti ai suoi figli, sul braccio di lei il kanji ‘’schiava’’, sul braccio di lui il kanji ‘’assassino’’.
Sulla destra un uomo con su scritto il kanji ‘’ coraggio’’ viene trafitto da una lancia.
I colori scelti sono il rosso il giallo il bianco e il nero, colori ridondanti nelle mie opere che ricordano quelli delle bandiere siciliana e giapponese, e che mi permettono di esprimere con i loro significati il messaggio dei miei lavori.
BIANCO: purezza, innocenza, vita, conoscenza, femminile
NERO: malvagità, morte, perversione, mistero, maschile
ROSSO: sangue, ira, fuoco, coraggio,passione
GIALLO: ricchezza, verità, rinascita, bellezza, fertilità
Lo stile e la grafica che utilizzo, compresi i colori e i messaggi in kanji hanno l’obbiettivo di colpire e incuriosire gli spettatori, specie le giovani generazioni. Stimolare i sensi al fine di comprendere i significati nascosti e conoscere la vera storia dell’Unità.
Ringraziando nuovamente lei Prof. Renato Rinaldi e l’associazione culturale “Pontelandolfo Città Martire” per la disponibilità e per l’attenzione, ci tengo a manifestarle nuovamente la mia gioia e il mio entusiasmo per l’opportunità da voi concessami.
Cordiali saluti
Andy