Alla prima del film “LI CHIAMARONO BRIGANTI “.

Era una giornata primaverile di quel lontano 1999 ed insieme a Gennaro De Crescenzo, Salvatore Lanza e Vincenzo Gulì, decidemmo di andare alla prima del film di Pasquale Squitieri “LI CHIAMARONO BRIGANTI “.
Decidemmo di portare con noi le Bandiere Nazionali storiche Duosiciliane ma non di mostrarle subito. Erano tempi ancora pieni di sospetti, stupidi pregiudizi nei confronti dei Neoborbonici e qualche volta era capitato pure che ci avessero fermati i carabinieri per controlli di rito.
Ci accomodammo nella sala cinematografica che, mi pare di ricordare, era a Sorrento, ma non ne sono sicuro. Eravamo una decina di noi ed ognuno aveva la propria bandiera arrotolata o piegata oltre misura e nascosta, chi nel borsello chi nelle tasche, chi dentro i pantaloni. Aleggiava una atmosfera di forte tensione perché stavamo per assistere ad un film che per la prima volta rappresentava un periodo storico con un’ottica opposta alla storiografica ufficiale.
cardinale4-knrE-U4329023194270ZFF-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Li davanti c’era Squitieri che si intratteneva con la bellissima Claudia Cardinale , c’era anche Lo Verso ed altri grandi attori che avevano partecipato a quel particolare eccezionale film. Le luci si spensero e con loro il chiacchiericcio di circostanza del parterre e la pellicola iniziò a vomitare scene devastanti mai viste ma solo immaginate nelle nostre coscienze.

Il pubblico restava in silenzio, come noi anche se sentivo l’ansia scoppiare nei nostri petti che si gonfiavano mano a mano che il film proseguiva. Notai con una certa curiosità una prevalenza schiacciante di spettatori anziani ed alcuni sicuramente ultra ottantenni. Nel momento della scena della strage di Auletta (se non ricordo male) i nostri conati di rabbia esplosero in silenziosi singulti di pianto. Le mani erano sudatissime ed avevamo una fottuta voglia di cacciare le antiche Bandiere per sventolarle gonfi di rabbia quando, da quel pesante buio della sala, si alzarono un paio di ombre di anziani che alla vista degli stupri e delle uccisioni dei bersaglieri sui contadini, lanciarono nello spazio assordantemente muto, assurdo ed inverosimile, un urlo che schiacciò la coscienza di tutti noi al grido “UOMMENE ‘E MERD”.

Non compresi più niente ricordo solo che stavamo tutti in piedi sventolando gli antichi drappi nazionali a gridare contro quella violenza sedimentata nel nostro inconscio collettivo e che in quel momento liberavamo in uno sfogo terapeutico come se stessimo veramente ri-vivendo quelle atroci esperienze che i nostri bisnonni subirono .
UOMMENE E MERD’… un urlo che mi accompagna sempre nella mia quotidiana lotta per difendere la nostra meravigliosa ed amata terra!

Pompeo De Chiara

Lina-Sastri

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