Il brigante Giuseppe De Cesaris
La banda del Brigante Antonio Gasbarrone, o Gasperone, annoverava tra le sue fila briganti di spicco per audacia e ferocia, erano anime irrequiete e sprezzanti del pericolo, non avvezzi ad esser comandati tanto da lasciare in seguito la banda per formarne una propria, uno di questi fu Giuseppe De Cesaris da Prossedi.
Capo delle guardie di Prossedi era Vincenzo Rita, nativo di Giuliano, fratello del Brigante Giovanni Rita.
Vincenzo Rita prima brigante, amnistiato nel 1814 era divenuto sbirro a Prossedi dove prese a perseguitare i giovani coi capelli lunghi ed i nastri al cappello, benché fosse moda di allora, per lui era sinonimo di brigantaggio.
Giuseppe De Cesaris era un giovane di 25 anni già sposato e padre di un giovinetto, nella Festa di Tutti i Santi nella strada principale di Prossedi venne avvicinato dal De Rita che senza motivo e preavviso gli strappò violentemente una ciocca di capelli ordinandogli di tornare a casa.
De Cesaris umiliato e addolorato decise di vendicarsi, prese il fucile, si recò nella caserma e quando rientrò Vincenzo De Rita con la sua scorta gli sparò uccidendolo.
Si diede così alla macchia unendosi alla banda di Gasparoni, essendo ambizioso però presto la lasciò.
A Frascati tentò il rapimento del cardinale Fesh, zio di Napoleone, che però fallì, ci fu infatti uno scambio di persona, al suo posto rapì un pittore, che gli portò comunque il pagamento di un riscatto di cinquecento scudi.
L’impresa gli fece accrescere fama.
Ma un dramma lo segnò per sempre, il 13 agosto del 1819 il Tenente Pietro Avarini per vendicare l’assassinio in un agguato del Capitato Rotoli e di Luigi Masocco, quest’ultimo ex brigante e capo degli sbirri di Sonnino, arrestò tutta la famiglia dei briganti De Cesaris e Vittori a Prossedi e li sgozzò tutti senza pietà.
Disperato il brigante non lasciò passare un giorno senza ammazzare qualche disgraziato.
Era ormai fuori di senno, racconta il Masi in “Memorie di Gasparoni” :
[…] Per allontanare Decesaris dal teatro del massacro della sua famiglia, Massaroni lo trascinò nel regno di Napoli. Laggiù, vide un giorno passare a cavallo un signore scortato da sbirri, fra i quali riconobbe uno degli assassini della sua famiglia. Subito Decesaris lascia la banda senza profferir parola, si para davanti gli sbirri, butta a terra con un colpo di fucile quello che aveva riconosciuto e mette gli altri in fuga, prende il pugnale, strappa il cuore della vittima e lo mangia crudo ! Ecco perché si diceva di Decesaris che 《divora la carne umana》. […].
Era il marzo del 1820 quando fu ucciso da due gendarmi sulle montagne di Prossedi, i due soldati si divisero poi la taglia che il governo aveva posto sulla sua testa.
Fonti
I Briganti – R.Mammucari
Memorie di Gasparoni – Pietro Masi
Il Triangolo della morte – Michele Colagiovanni