“Criminali ai Riti Settennali?”, il sindaco di Guardia risponde al Corriere
Religione e spiritualità dei Riti settennali di Guardia Sanframondi sono da sempre al centro di accese discussioni. Il Corriere della Sera, però, con l’articolo “Santi senza inchini, ecco la legalità” pubblicato il 12 agosto scorso, getta ombre sulla processione accusandola di infiltrazioni criminali. Accusa che l sindaco di Guardia non accetta.
“Ho letto con attenzione l’intervista sul Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno – Cronaca del 12 agosto 2016 al sindaco di Ercolano «Santi senza inchini, ecco la legalità», intervista che al Sindaco Buonajuto ad un certo punto pone una domanda «Alla storica processione di Guardia Sanframondi prendono parte anche pericolosi criminali. Lei come si comporterebbe?» Ovviamente la domanda non andava posta al Sindaco di Ercolano, che non conoscendo la processione guardiese ha fornito ovviamente una risposta di circostanza, bensì andava rivolta al Sindaco di Guardia Sanframondi. Eccomi pronto a rispondere alla domanda”.
Inizia così la lunga lettera aperta che Floriano Panza, primo cittadino di Guardia Sanframondi ha inviato al Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno in risposta ad un articolo apparso il 12 agosto scorso “Santi senza inchini, ecco la legalità”. Nell’articolo, al sindaco di Ercolano che aveva preso l’iniziativa contro tale gesti si fa cenno anche al centro sannita ed alla processione dei “Riti Settennali”. All’evento secondo quanto riportato alla processione dei battenti potrebbero aver preso parte anche pericolosi criminali.
“Non è mai successo nella storia centenaria dei Riti alcuna circostanza che potesse collegarla alla delinquenza – tuona Panza nella missiva – tanto meno alla camorra che da queste parti non è stata mai di casa. Effettivamente nella processione guardiese esiste l’inchino, ovvero la genuflessione, ma riguarda figuranti, penitenti e popolo che esegue spontaneamente il nobile gesto di umiltà al passaggio dell’immagine dell’Assunta”.
“È stato veramente scioccante – aggiunge il sindaco di Guardia – leggere la gravissima affermazione dell’intervistatore, veramente ingiusta e lesiva della dignità dei portatori della Statua, dei figuranti e dei penitenti (battenti e flagellanti). Ma come si può parlare di una cosa che non si conosce? Nella qualità di sindaco, con tanta umiltà e nello spirito richiesto dalla sacra rappresentazione settennale di Guardia Sanframondi, prevista per l’estate del prossimo anno, sento il desiderio di invitare ad assistere all’evento il dott. Cuomo affinché anche accompagnato da me, se vorrà, possa assistere e partecipare dal di dentro ai Riti Settennali di Guardia Sanframondi”.
Cita inoltre, Floriano Panza, dopo aver invitato il direttore del quotidiano a prendere parte ai riti il prossimo anche alcuni scritti sia scientifici che religiosi. “Per orientare da subito una riflessione cosciente del gradito ospite voglio citare con precisione quanto affermato sui Riti da due illustri personaggi, uno del mondo scientifico, uno del mondo ecclesiale. Il Prof. Marino Niola, Ordinario di Antropologia Culturale presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli: «i flagellanti ed i battenti esteriorizzano la loro penitenza nell’anonimato e nel riserbo più stretti”, “L’esperienza dei Riti è un invito alla riflessione sulla fede anche per lo spettatore agnostico o ateo. Attraverso il loro sacrificio la comunità di Guardia diventa un modello universale di rigenerazione e rinnovamento spirituale». S.E. Michele De Rosa – vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’Goti: «i laici, che vogliono giudicare con la sicurezza della ragione tutto e tutti, si precludono per questo la possibilità di capire la dimensione religiosa dell’uomo abbarbicandosi a teorie che lasciano il tempo che trovano, l’osservatore poco attento è portato a guardare ai Riti in modo superficiale e a giudicare con criteri moderni ciò che si può comprendere solo se certi gesti si vivono personalmente nella fede»”.
“Io mi chiedo – conclude la fascia tricolore – come sia possibile associare una tale manifestazione di fede e di esclusiva religiosità popolare, custodita gelosamente da una intera comunità, perché la considera segno della propria identità, associare tale evento agli inchini mafiosi di qualche processione in contesti criminali acclarati? A Guardia Sanframondi avviene esattamente il contrario: la tensione etica e morale prodotta dalla processione settennale e la alta carica partecipativa che sviluppa nei figuranti ed in tutti i visitatori produce in automatico l’inchino di tutti alla Vergine Assunta, abbattendo l’indifferentismo religioso tanto di moda”.
Redazione de “Il quaderno”