Giorno della Memoria 2025

Giorno della Memoria 2025: il 27 gennaio non è solo una data sul calendario

In un mondo sempre più distratto e superficiale, il Giorno della Memoria, anniversario della liberazione degli ebrei dal campo di concentramento di Auschwitz, è un’occasione per ricordare le vittime dell’Olocausto e riflettere sulle cause che hanno portato a una tale tragedia

di Simona Sirianni

Durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, milioni di persone furono perseguitate, torturate e uccise a causa della loro etnia, religione, orientamento sessuale o opinioni politiche. Crimini che, lungi dall’essere relegati al passato, continuano a essere perpetrati anche oggi, spesso con la legittimazione per quanto implicita di chi invece dovrebbe quantomeno provare a fermarli. Il 27 gennaio, data del Giorno della Memoria, vorrebbe essere proprio questo: un modo per dire fermiamoci, i crimini contro l’umanità, di ieri e di oggi non devono mai essere dimenticati. Ogni storia, ogni vita spezzata, deve rappresentare un monito per le generazioni future.

Il 27 gennaio 2025 è il Giorno della Memoria

Il 27 gennaio, giorno della liberazione degli ebrei dal campo di sterminio di Auschwitz, non è una celebrazione come un’altra, perché oltre ad essere importante di per sé, ha anche il compito di risvegliare una memoria che non dovrebbe mai assopirsi. Cosa che, invece, si teme fortemente, soprattutto ora, che nuovi conflitti e divisioni attraversano il mondo.

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L’importanza della testimonianza

Del resto, i sopravvissuti all’Olocausto, preziosi testimoni di una storia al di là dell’umana comprensione, diventano sempre più rari, e senza il loro impegno e il loro sforzo, il rischio è che la commemorazione si trasformi, lentamente, in mero rituale. L’Italia, ha formalizzato il suo impegno alla memoria, con la legge 211 del 2000, che ha appunto istituito il Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei italiani, e coloro che hanno rischiato la vita per salvare altri e proteggere i perseguitati.

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