Il faggio di piazza Colesanti e la faggeta di Monte Calvello nell’elenco degli Alberi Monumentali
Parere favorevole della Commissione Tecnica Regionale Alberi Monumentali, tenutasi lo scorso 12 dicembre presso la sede della UOD Foreste della Regione Campania, per il Tiglio di piazza avvocato Michele Colesanti e la Faggeta di Monte Calvello, l’uno per il suo valore storico il secondo secolare impianto arboreo per il suo valore ecologico oltre che storico. Le schede con esito favorevole sono state inserite nel nono elenco regionale degli Alberi Monumentali, approvato con decreto dirigenziale n. 365 del 16 dicembre, e inviate dagli uffici regionali al Ministero per l’Agricoltura, Ambiente, Foreste e Turismo per l’eventuale, è auspicabile, inserimento delle piante nell’elenco nazionale degli Alberi Monumentali d’Italia. Il tiglio di piazza Colesanti è parente stretto dell’imponente tiglio ricordato dallo scrittore Paloscia nel libro “Storia Saffica di Lucistella”, che regnava incontrastato nella grande piazza di Pontelandolfo, da questo il toponimo “Largo Tiglio” dato all’invaso spaziale. L’albero di proporzioni enormi, testimone di eterne vicissitudini, su tutte l’eccidio del 1861, fu malinconicamente abbattuto nel 1956 per il pericolo incombente di una sua caduta a causa della malattia che lo aveva colpito in età vetusta. Molto ricca di storia e di misteri è la faggeta che ammanta di verde quella parte della montagna di Pontelandolfo in direzione nord. La faggeta è stata teatro delle scorribande degli armigeri del Principe di Colombrano, delle manovre di guerra del Principe di Piemonte, del cannoneggiamento dell’esercito del Terzo Reich, in quei luoghi appostati, contro le Forze Alleate durante la Seconda Guerra Mondiale e poi ancora interessata da decreti e provvedimenti della Regina Margherita di Durazzo in particolare sui diritti di acquare e legnare degli abitatori in quel tempo delle alture che segnano il confine con Morcone Tra i sentieri nascosti della faggeta, nasce, tra l’altro, una leggenda che i due paesi confinanti coinvolge e sconvolge. E’ la storia, dall’epilogo drammatico di due capi di bande di pastori montanari rivali pontelandolfesi e morconesi, “Mattabuffo e Luciferro”, due capi rivali, dicevamo, tra di loro in lotta, ma uniti da un legame profondo che più volte li aveva visti segretamente complici di bravate in occasione dell’esodo degli armenti nelle pianure della vale Telesina con l’approssimarsi del freddo invernale. L’infinita lotta si concluse con la morte di Mattabuffo e la dannazione di Luciferro per il resto della sua vita e poi anima vagante in pena nell’aldilà. Un tiglio e una faggeta hanno segnato la storia di Pontelandolfo, dunque, per i secoli in avvenire un nuovo tiglio, quello di piazza Colesanti e la faggeta immortale di Monte Calvello, scriveranno altre avventure straordinarie che i posteri racconteranno.
Gabriele Palladino