L’albero del giorno prima
di Alessandro Bertirotti
Ci fu un giorno in cui un capo guerriero tibetano rinunciò alla guerra, alle arti marziali e a tutte le mondanità. Diventò monaco, e andò a vivere in una grotta, per meditare. Meditò per oltre tre anni, in silenzio. Un giorno, alcuni uccelli si fermarono davanti alla grotta, attirando l’attenzione del monaco, che iniziò ad osservarli. Mentre li osservava si sovvenne delle legioni di cui era stato al comando, delle spedizioni, delle battaglie combattute e dei nemici vinti. Si sentì invadere dalla stessa rabbia di un tempo, uscì dalla sua grotta, e decise di ritornare al suo villaggio, dove ritrovò i suoi vecchi compagni. Ridivenne il loro capo guerriero, e ripartì per la guerra.
Osservando gli uccelli posati vicino alla grotta e riflettendo su di essi il monaco è tornato nel mondo cronologico delle azioni, con tutti gli aspetti negativi che lo scorrere del tempo prevede. Forse, dovremmo comprendere che la nostra vita, tutta la nostra vita, specialmente quella inconscia, è il frutto di due tipi di pensieri temporali: a) quelli passati, con i quali siamo cresciuti e b) quelli attuali, frutto dei pensieri passati. E se questi sono quasi sempre stati negativi rispetto al futuro, ossia siamo cresciuti pessimisticamente, anche il nostro presente sarà pessimista, con un futuro senza reali probabilità di svolte positive. Proprio come è accaduto al monaco della storia appena raccontata. Basta un attimo, una frazione di secondo, per tornare indietro di molti lustri, e non solo cronologicamente, ma cognitivamente, ossia con la nostra mente, e perdere il significato profondo delle cose.
Mi domanderete: Qual è questo significato profondo, dove lo si trova e come?
Ognuno di noi lo possiede, nella sua interiorità, ed è quel luogo della mente e della pace interiore in cui la fisicità del mondo trova un suo particolare significato, una ragione di essere, nella sua stessa mutabilità, nella sua usura. L’unico modo in cui lo si trova, sulla base delle diverse tradizioni culturali e storiche umane, è nel silenzio delle cose invisibili, ma che sono visibili solo al nostro cuore. Quando comprendiamo che le ragioni della mente, quelle più vere per noi, più utili al nostro miglioramento personale ed evolutivo, sono identiche a quelle del cuore, comprendiamo che la mente ama sempre, in ogni sua occasione vitale. Non dobbiamo credere, in questo caso, a Blaise Pascal, il quale sosteneva che “le ragioni della mente non sono quelle del cuore”. Lui lo diceva perché voleva evidenziare il contrasto fra la razionalità e l’emotività, ma oggi sappiamo che le due cose non sono in contrasto, ma in relazione reciproca e si veicolano a vicenda. Non può esistere ragionamento senza emozione ed emozione senza ragionamento, anche se secondo tempistiche fra loro diverse.
Dove trovo il silenzio? Oltre che nella propria mente, lo si può trovare in un atteggiamento generale meno inquisitorio, meno presuntuoso, ossia abbandonando l’idea che sia sempre necessario capire e controllare tutta la nostra vita, i luoghi dove viviamo e dunque la natura. Socrate diceva che abbiamo in potere solo i nostri pensieri, ed è vero solo parzialmente, nel senso che possiamo decidere a cosa pensare, dove indirizzare la nostra attenzione. Ma non è vero in assoluto, perché in un mondo in cui esistono continui pensieri scritti e parlati, come quello dell’attuale mondo tecnologico, non riusciamo più a distinguere quello che pensiamo noi, nella nostra individualità, da quello che pensano e dicono gli altri. Stiamo diventando tutti i “supplenti di tutti”, e perdiamo noi stessi. Perché abbiamo paura di fare silenzio, di non capire, e di affidarci al mistero delle cose che mutano e che non possiamo controllare con i nostri pensieri.
Possiamo, se lo vogliamo davvero, dunque, imparare a riconoscere ciò che il nostro cuore sente, di noi stessi e del mondo. Siamo in questo pianeta per imparare a custodirne il silenzio del mistero che lo avvolge, con una Natura che ci chiede continuamente di farne parte adeguandoci con intelligenza (non supinamente…) ai suoi tempi, dove tutto nasce, si muove e cambia, anche quando crediamo che le cose siano sempre le stesse.
L’albero che vediamo oggi, non è mai lo stesso albero del giorno prima, proprio come noi.
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