Il mito dell’energia pulita
di Daniel Greenfield 23 ottobre 2022
Pezzo in lingua originale inglese: The Myth of Clean
Traduzioni di Angelita La Spada
L’energia pulita dipende dalle grandi miniere di terre rare gestite dalla Cina comunista che inquinano tutto ciò che le circonda. Le pale eoliche richiedono enormi quantità di legno di balsa che stanno deforestando l’Amazzonia. Le pale e i pannelli solari non vengono riciclati quando si deteriorano. Finiscono nelle discariche e diventano rifiuti tossici. Respirare la fibra di vetro delle pale eoliche danneggiate o bere l’acqua contaminata da metalli pesanti contenuti nei pannelli fotovoltaici è un grave pericolo per la salute. Nella foto: Pale eoliche al San Gorgonio Pass vicino a Palm Springs, in California. (Foto di Lee Celano/AFP via Getty Images)
Gli aggettivi “pulito” e “intelligente” sono il prerequisito di tutta la tecnologia. Entrambi sono dei miti.
La tecnologia intelligente o smart è tecnologia di sorveglianza. Non è più intelligente per le sue qualità intrinseche, ma perché invia e riceve dati che le consentono di essere “più intelligente” nella manipolazione degli utenti. La parte smart della tecnologia intelligente è opera degli esseri umani. E così anche la parte stupida, quando le persone sacrificano la loro privacy e la loro indipendenza per i benefici della tecnologia che viene modellata per offrire tali vantaggi.
L’energia pulita è ancora più un mito. L’Inflation Increase Act distribuisce un altro fiume di miliardi alle forme inefficienti di produzione energetica che il governo sovvenziona da oltre 50 anni perché alcune agenzie pubblicitarie di Madison Avenue le hanno etichettate come “pulite”.
L’energia è di per sé pulita e sporca. Rendere utili le forze intrinseche dell’universo richiede l’estrazione di metalli, l’abbattimento degli alberi e la trasformazione dei combustibili fossili in plastica per assemblare macchine. Una volta che quelle macchine sono in funzione, disperderanno calore perché “pulite” o “sporche”, ecco come funziona la seconda legge della termodinamica. Nemmeno Al Gore può eludere l’entropia e nemmeno il pannello solare più brillante, le pale eoliche più slanciate o le Tesla che ronzano dolcemente impediranno che l’energia venga sprecata mentre viene trasferita, immagazzinata o utilizzata per fare una cosa o l’altra a livello locale o nazionale.
L’unica energia davvero efficiente dal punto di vista energetico proviene da creature bioluminescenti come le lucciole. Non le abbiamo create noi e, nonostante i vanti dei tecnocrati, non possiamo duplicarle.
L’energia pulita dipende dalle grandi miniere di terre rare gestite dalla Cina comunista che inquinano tutto ciò che le circonda. Le pale eoliche richiedono enormi quantità di legno di balsa che stanno deforestando l’Amazzonia. Le pale e i pannelli solari non vengono riciclati quando si deteriorano. Finiscono nelle discariche e diventano rifiuti tossici. Respirare la fibra di vetro delle pale eoliche danneggiate o bere l’acqua contaminata da metalli pesanti contenuti nei pannelli fotovoltaici è un grave pericolo per la salute.
Anche gran parte dei rifiuti differenziati che chiamiamo “rifiuti riciclabili” finisce nelle discariche. La differenza tra rifiuti riciclabili e non riciclabili consiste nel fatto che inviamo parte dei primi in Cina o nei Paesi del Terzo mondo dove vengono riciclati in condizioni primitive e poi rispediti a noi. Questo fino a quando la Cina non ha dato un giro di vite ai rischi tossici dell’industria del riciclaggio e ha iniziato a rifiutare gran parte dei nostri rifiuti differenziati che ora finisce in discariche sostenibili.
Non c’era nulla di ecologico nell’invio di cartoni della pizza o di bottiglie di Coca Cola dall’altra parte del mondo. Un articolo ha descritto una città cinese in cui la plastica veniva riciclata come una “zona morta” con “zero verde” dove “strati di contenitori di plastica ondulati, vecchi barili di plastica e gigantesche pozze di plastica secca” vengono triturati, “versati in vasche di metallo piene di detergente liquido caustico” e poi “pattume e detergente liquido in eccesso” vengono “gettati in una fossa dei rifiuti ai margini della città”.
Questa è la sporca realtà che sta dietro il triangolo di frecce, simbolo di riciclaggio, e le pubblicità piene di beni monouso impazienti di essere riciclati in nuovi prodotti per iniziativa di ragazzi volenterosi.
La parte pulita dell’energia pulita o dei rifiuti riciclabili non sta nel modo in cui è prodotta, ma nel modo in cui la percepiamo.
Un pannello fotovoltaico sembra esteticamente più pulito di una centrale a carbone. Mentre scivola sull’asfalto, un’auto elettrica emette un suono artificiale simile a quello di una navicella spaziale. Una pala eolica risplende di bianco. Tali impressioni superficiali banali che scambiano l’architettura per il processo sostengono una truffa da migliaia di miliardi di dollari.
I sistemi di energia solare ed eolica sono presentati come più naturali rispetto a qualsiasi altro tipo di energia perché l’associazione con il sole e il vento li isola in qualche modo dalle realtà sporche della termodinamica. Il design e il brand dei pannelli solari e delle turbine eoliche inculcano il mito che essi siano interfacce pulite per ricevere questo magico dono per il cielo.
Il neoromanticismo degli anni Sessanta ha respinto la rivoluzione industriale. Sebbene i figli dei fiori siano cresciuti in quartieri residenziali borghesi, occupando posti in agenzie pubblicitarie e organizzazioni no-profit, volevano una tecnologia che mantenesse la stessa illusione di coerenza filosofica. Invece di seguire i loro principi, hanno rinominato la rivoluzione industriale per renderla molto più costosa, meno efficiente e inaccessibile alla sporca classe operaia. La nuova tecnologia, come le loro vite borghesi, sarebbe eticamente ed esteticamente pulita. Come i rifiuti riciclati in Cina e restituiti in una bottiglia scintillante di acqua di rubinetto purificata, renderebbe di nuovo sporco il pulito.
Gli idealisti credono che la vita sia in bianco e nero, sporca o pura, e che queste due dicotomie possano essere del tutto separate. L’universo non rientra in categorie così definite. Ciononostante, la Sinistra ha passato due secoli a fare a pezzi la società alla ricerca di una pura utopia. Minatori sporchi, fabbriche e uomini che lavorano per vivere puzzano di oppressione. Quando la guerra di classe ha lasciato il posto al neoromanticismo green, la classe operaia è stata abbandonata per un futuro computerizzato postindustriale pulito. I lavori sporchi sono stati subappaltati in Cina mentre la classe operaia è rimasta con la Rust Belt e la metanfetamina. L’America sarebbe diventata una nazione pulita in cui tutti si sarebbero seduti attorno a un laptop Apple prima di salire sulle loro auto elettriche e andare a fare un giro. Non è consentito fumare.
Ma ad ogni modo, cos’è pulito? La vecchia Sinistra era solita deplorare la fusione di pulizia fisica e morale solo perché la nuova Sinistra cadesse comunque in quell’errore. La nuova master class dice ai minatori di imparare a programmare o a installare i pannelli solari. Come per le vecchie élites, la sua obiezione è che sono sporchi. I principi insensati dell’ambientalismo sono i feticci estetici delle classi agiate. Rappresentano una sensibilità culturale, non scientifica. La sua terminologia trasuda fuga dalla realtà della vita, tecnologia smart, energia pulita e informazioni archiviate nel “cloud”.
La tecnologia non è magia. Gli unici ad essere intelligenti sono gli essere umani, l’unica energia è sporca e il cloud è un gruppo di server di proprietà di una multinazionale alimentati da centrali a carbone dove il rumore costante è così forte che i dipendenti possono subire danni all’udito.
Il mito del pulito è alimentato da una fuga dalla realtà. Quella fuga ha un prezzo alto, non solo in termini di miliardi sprecati e di vite rovinate dagli espedienti ambientalisti, ma dell’intera storia sanguinaria della Sinistra che è una lunga fuga dalla realtà nella tirannia dei re-filosofi.
L’energia della Sinistra e la sua spazzatura non sono più pulite della sua ideologia e della sua storia. E sono coloro che sono più sporchi dentro che sentono il più grande bisogno patologico di essere puliti fuori.
Daniel Greenfield è Shillman Journalism Fellow presso il David Horowitz Freedom Center.